Napoli - vivibilità

Napoli è una città bellissima, ricca di storia millenaria e di cultura che si è stratificata nel tempo, si affaccia ad anfiteatro su uno dei golfi più dolci e incantevoli del mondo. Vanta un clima mite e offre paesaggi incantevoli sia dal punto di vista urbano che naturalistico. Famosa in tutto il mondo per l'arte, per il suo artigianato artistico, per la poesia, la solarità e l'espansività del suo popolo. Ai napoletani e ai visitatori offre panorami molto suggestivi. 


Secondo questa prospettiva Napoli dovrebbe essere una città con alti livelli di qualità della vita....e invece?

Purtroppo così non è, vediamo perché... 

Napoli è una città con uno scarso livello di qualità della vita. In Italia, se si considerano le classifiche attualmente disponibili è considerata pressoché ultima, una caratteristica analoga a tutte o quasi le città del sud Italia. La qualità della vita media è bassa a causa dei molteplici disagi, tuttavia, non tutti qui a Napoli percepiscono le cose nello stesso modo come sottolinea, anche, lo scrittore Erri De Luca, che consiglia di prendere con le dovute cautele i risultati di queste statistiche.
La qualità della vita dipende anche dalla capacità di percepire. Intorno a questo nobile argomento si possono fare discorsi soggettivi ed oggettivi, ma attenti a idealizzare troppo, la realtà va vissuta attraverso i sensi che la natura ci ha donato quotidianamente e da cittadino non privilegiato. La critica basata anche sulla comparazione, finalizzata a migliorare ciò che si deve, è un'attitudine buona e giusta di non trascurabile importanza. Credo fermamente nei punti di forza della mia amata Partenope, ma nel viverla quotidianamente si capisce chiaramente che è una città che deve imparare a gestire la complessità dei numerosi conflitti d'interesse, inoltre sono estremamente convinto che noi napoletani stiamo crescendo da tutti i punti di vista, pian piano stiamo assorbendo le istanze concrete che l'Ideologia della qualità della vita propone  (Ideologia della qualità della vita Isbn: 9788891036834 di Domenico Esposito); ed è proprio con questa nuova sensibilità che la politica partenopea, si sta confrontando quotidianamente da qualche anno a questa parte, ancora con modi e tempi incerti, a mio avviso, ma comunque è un segnale, che spero converga sempre più verso le cose necessarie, è un dovere, se vogliamo crescere tutti insieme come sistema, puntando sulla competitiva e la crescita felice.

Domenico Esposito

Questa che segue è una risposta poetica dello scrittore Erri De Luca riguardo la recentissima classifica sulla qualità della vita stilata partendo dagli indicatori economici e sociali, applicati, secondo criteri trasparenti, a tutte le città italiane. Queste valutazioni sono molto utili per conoscere le città italiane da una prospettiva specifica. Il discorso si fa più interessante e articolato quando queste classifiche si utilizzano come base di partenza per fini che possono essere di vario tipo: commerciali, politici, economici, quindi culturali ecc.

Erri De Luca, difende la città di Napoli con queste parole:
"Ignoro i criteri di valutazione ma dubito che siano adeguati allo scopo. C'è qualità di vita in una città che vive anche di notte, con bar, negozi, locali aperti e frequentati, a differenza di molte città che alle nove di sera sono deserte senza coprifuoco. Considero qualità della vita poter mangiare ovunque cose squisite e semplici a prezzi bassi, che altrove sarebbero irreali. Considero qualità della vita il mare che si aggira nella stanza del golfo tra Capri, Sorrento e Posillipo. Considero qualità della vita il vento che spazza il golfo dai quattro punti cardinali e fa l'aria leggera. Considero qualità della vita l'eccellenza del caffè napoletano e della pizza. Considero qualità di vita la cortesia e il sorriso entrando in un negozio, la musica per strada. Considero qualità della vita la storia che affiora dappertutto. Considero qualità della vita la geografia che consola a prima vista, e considero qualità della vita l'ironia diffusa che permette di accogliere queste graduatorie con un "Ma faciteme 'o piacere. Per consiglio, nelle prossime statistiche eliminate Napoli, è troppo fuori scala, esagerata, per poterla misurare".
Andiamo ora ad approfondire i fattori che penalizzano la maggior parte delle città densamente popolate come Napoli:

Il traffico automobilistico nelle città crea enormi problemi di salute, ordine pubblico, inefficienze e degrado; esso crea problemi di scarsa competitività all'intero sistema economico. Il congestionamento automobilistico è una delle cause dello scarso rendimento sul lavoro, che diminuisce a causa del tempo che si è costretti a stare in macchina bloccati nel traffico e per lo stress che si accumula. La qualità della vita dell'individuo e del gruppo che esso frequenta, generalmente peggiora.

Questo è uno problema fondamentale molto sentito in tutte le città densamente popolate, soprattutto in quelle città dove il problema viene trascurato, cioè dove le amministrazioni politiche di questi luoghi sottovalutano il problema. Prima di tutto bisogna essere ben consapevoli che esistono vari tipi di metodi che vengono utilizzati per affrontare il problema del traffico. Ma esiste un criterio unico generale!
Quale? Al momento non sono disposto a rivelarlo, a meno che non mi verrà richiesto esplicitamente e formalmente da chi di dovere.... Cerchiamo ora di approfondire la questione, con un esempio emblematico:
Napoli non è un modello di avanguardia europea in materia di vivibilità e viabilità, nell'ottocento e in altri periodi della storia forse si, ma oggi, dopo anni di abbandono e di politiche sbagliate, assolutamente no - siamo gli ultimi e l'amministrazione de Magistris, per il momento sta aggravando la situazione a vantaggio di alcune zone rispetto ad altre. Siamo indietro dal punto di vista infrastrutturale, manca una strategia e un criterio eccellente (quel famoso criterio misterioso), necessario per affrontare il problema del congestiona-mento del traffico automobilistico in città. Il potenziamento del servizio pubblico dei trasporti, Zone a Traffico Limitato in sigla ZTL, aree pedonali, pianificazioni accurate sui flussi, ampie strade, piste ciclabili, l'attivazione di parcheggi pubblici nelle aree periferiche, anche in prossimità delle ZTL, ingresso a pagamento nei centri, rappresentano l'insieme di una serie di provvedimenti giusti e doverosi, soprattutto per alcune ZTL fatte a Napoli. Il problema è che a Napoli non c'è stato tutto questo in maniera accorata, si sta procedendo in maniera disorganizzata; bisognava pensarci prima e non dopo. Le pianificazioni accurate vanno fatte a monte, cioè fatte a priori e non a posteriori, da questo punto di vista l'amministrazione comunale è stata superficiale, lavora sperimentando, facendo tentativi e cambi continui per venire incontro alle esigenze dei cittadini, i quali sono ormai esasperati e stufi di questi continui tentennamenti. La parola d'ordine è un criterio, che esiste e, a mio avviso, rappresenta l'unico che può risolvere in maniera definitiva il problema di Via Caracciolo e del congestionamento del traffico automobilistico a Napoli. La cosiddetta ZTL di VIa Caracciolo, che tale non è, perché si tratta di una vera e propria chiusura di una strada strategica indispensabile per la viabilità, si tratta di una arteria importante per il deflusso automobilistico... che Napoli in questo momento non può farne a meno.

Altro problema è lo smaltimento dei rifiuti liquidi e solidi

I rifiuti che una città produce, solidi e liquidi, soprattutto in una città come Napoli, così densamente popolata, devono essere smaltiti con molta cura. Altrimenti inquinano le terre e il mare, sottraendo qualità ed efficienza produttiva al settore primario, fondamentale per Napoli. Quindi abbiamo bisogno di un indotto completo per lo smaltimento cosa che la città, oggi 2013, non possiede ancora.

Attualmente l'amministrazione comunale guidata dal nuovo Sindaco De Magistris ha raggiunto il 26% (alcuni, invece parlano del 21%) di raccolta differenziata e la maggior parte dei rifiuti vengono smaltiti fuori città, molti di questi vengono portati con navi addirittura nei paesi del nord Europa. Inoltre, ho riscontrato personalmente, osservando alcuni operatori Asia, l'azienda che si occupa della gestione dei rifiuti solidi e del recupero in strada, che la raccolta differenziata non viene fatta come si dovrebbe, capita che all'interno di un camion viene messo vetro, plastica e indifferenziato insieme. Forse non esiste tutta questa esigenza di fare una raccolta differenziata di qualità, forse si differenzia in un secondo momento e sono proprio quelli che ricevono i nostri imballi di rifiuti a trattarli con apposito indotto, chiamato trattamento meccanico-biologico (TMB), che a Napoli non abbiamo ancora. Il risultato è che in un periodo di crisi occupazionale le nostre tasse, per esempio quella sui rifiuti, che a Napoli aumenta anno dopo anno, contribuisce al finanziamento della crescita economica e occupazionale dei nostri concorrenti europei. Mi chiedo: perché a Napoli non esistono imprenditori capaci di fare quello che in altre città fanno? Credo ci sia un problema di volontà politica, un classico esempio di scollamento sistemico sociale; la politica è incapace di fare sistema mettendo d'accordo cittadini ed imprese per risolvere un problema che riguarda tutti e tutti i fondamentali settori produttivi del territorio. Per quanto riguarda i rifiuti liquidi, acque fognarie (nere e bianche, non né parliamo proprio) posso dire solo che ad oggi Marzo 2013, esistono a Napoli e in provincia, ancora scarichi abusivi che scaricano direttamente a mare, esistono depuratori insufficienti e non a norma, per non dire peggio. Considerando tutti gli aspetti appena menzionati, è evidente l'inadeguatezza delle misure politiche attualmente adottate dalla città. Purtroppo la situazione richiederebbe una guida politica lungimirante oltre che civica. 

Chiediamo soluzioni appropriate!




Trasporti pubblici carenti e non adeguati ad una città moderna con un potenziale di sviluppo enorme. 
Un altro elemento che determina notevoli disagi è il trasporto. Quasi tutte le azienda di trasporto pubblico sono indebitate e rischiano il fallimento, alcune linee di trasporto su ferro ci ricordano ogni giorno che sono vecchie forse di 50 anni. La densità dei flussi automobilistici è elevata e le strade piccole e strette, hanno una capacità scarsa per poter supportare la mole di traffico odierno. Poi si chiudono arterie importanti per la viabilità come Via Caracciolo e il pasticcio è bello e pronto. E' inutile dire che questo provoca ai viaggiatori notevoli disagi, che si ripercuotono sulla persona, sullo stress fisico e mentale di ognuno, provocando scarsi rendimenti lavorativi e familiari. Poi si aggiungono una serie di difficoltà di accesso al credito, mancanza di liquidità, bollette da pagare, stipendi che diminuiscono, invece che aumentare, i libri di scuola per i ragazzi si pagano, gli aggiornamenti per il lavoro si pagano, la burocrazia, scarsi incentivi per la famiglia, verde pubblico scarso, spazi sociali scarsi, servizi sanitari scadenti, che quando hai un problema di salute e ti mancano le forze, ti dicono si forte e paziente per affrontare tutte le difficoltà e di far finta di niente se il medico, dopo una mezza mattinata persa per la prenotazione, una fila di tre ore per pagare il bollettino, dopo due ore di attesa per la visita, ti guarda in fretta e furia, in maniera superficiale. Chiaramente, con queste condizioni, gli spazi per coltivare l'amicizia e l'amore si riducono notevolmente. Per fortuna distribuiamo questo enorme carico di lavoro su un arco temporale largo e lungo, la cosa diventa più complicata quando le cose iniziano a coincidere, come spesso accade nei periodi di crisi. 


La qualità della vita è un insieme di cose che ci fanno stare bene, quindi si tratta di una verità concreta, a volte soggettiva, spesso oggettiva comune a tutti. Affinché questa sia migliore dobbiamo crescere come persone e come società organizzata. Spesso non ci rendiamo conto di come la nostra vita possa migliorare, fin dalle piccole cose, gesti e comportamenti. Dobbiamo imparare a prevedere le conseguenze svantaggiose o vantaggiose delle nostre azioni, che si riflettono nel tempo.  

Ciò che ci può aiutare nell'organizzazione e nella gestione della complessità, è la tecnologia informatica che ci permette di pianificare efficienti strategie di sviluppo e di controllo, distribuendo risorse e servizi di qualità sempre più alti ai cittadini di una qualsiasi comunità.
Nei periodi di fasi discendenti dell'economia la qualità della vita media diminuisce e ciò comporta una maggiore insicurezza sul futuro, questo sentimento viene percepito diversamente da individuo a individuo, da Stato a Stato e da territorio a territorio. Nella maggioranza dei casi è un sentimento positivo che aiuta ad essere più bravi e più attenti, insomma più responsabili. In altri casi diventa un disagio vero e proprio a causa della perdita di un posto di lavoro, di una chiusura di una azienda non competitiva, di debiti che non si riescono ad estinguere, di situazioni patologiche e debolezze della persona.

Come gestire la complessità dei conflitti di interesse? 

Purtroppo l'assenza di buona politica per una città come Napoli è stato deleterio. Troppi 20 anni, senza una guida politica efficiente e sana, inesperta di qualità della vita e di pianificazione urbana-territoriale, senza idee per incentivare lo sviluppo equilibrato dei settori produttivi, ha reso questa città con un potenziale enorme e con tante risorse, depressa, incivile e con molti problemi di scarsa produttività e di illegalità.

Queste fasi, come ogni causa, comporta degli effetti, cioè delle conseguenze che determinano cambiamenti relativi o radicali sui soggetti sottoposti a queste cause. Chiaramente il tessuto sociale di una comunità efficiente che si ritenga civile è in grado di supportare i disagi. 
Al contrario nei periodi economici ascendenti il benessere e la qualità della vita tende ad aumentare per tutti, non sempre nelle giuste proporzioni. I consumi e i risparmi aumentano. Ma attenzione! Lavorare bene secondo qualità in questa fase, accrescendo i propri saperi, è di fondamentale importanza per prepararsi alle fasi di decrescita economica, che sono e rimarranno cicliche.... La Produttività basata su conoscenza e virtù, aiuta a prevenire rischi e errori. La Pianificazione efficiente mediante l'ausilio di tecnologia informatica, non va sottovalutata, sia nei periodi di mancanza, sia nei periodi di abbondanza, anche perché essa ci permette di distribuire evitando gli sprechi, attraverso giuste proporzioni, benessere e qualità della vita. Il territorio può essere modificato, ma nel rispetto del paesaggio in senso lato. I cittadini devono essere messi in condizioni di fare, ma non di strafare ai danni della comunità. I processi di produzione intensiva vanno pianificati con cura, per evitare che la cultura di un popolo, cioè il paesaggio, ne possa subire gravi danni permanenti. Per questo motivo i paesi e le periferie delle città, in via di sviluppo, vanno aiutati/e a crescere, utilizzando conoscenze appropriate e progetti di sviluppo precedentemente pianificati! Impedire che speculatori senza scrupoli possano approfittare della  povertà, dell'ignoranza e della mancanza di conoscenza generale di un popolo rispetto alle potenzialità e alle carenze del proprio territorio; maggiori tutele, maggiori controlli, non deve significare minore sviluppo, come accade in quei paesi dove il potere e i benefici di questo si concentrano nelle mani di pochi. La legalità ha un costo e le troppe leggi limitano la crescita, spesso è la causa principale a determinare fenomeni di illegalità, ma è di fondamentale importanza per garantire diritti e un futuro dignitoso alle future generazioni. Ogni territorio, in base alle caratteristiche del paesaggio, deve mirare ad una crescita equilibrata dei fondamentali settori produttivi (Primario, Secondario e Terziario), affinché sia garantita un'adeguata sicurezza e indipendenza, attraverso una costante funzione di controllo, equilibrata, che permetta a tutti adeguate prospettive di crescita.

La Qualità della vita a Napoli può migliorare solo se ritorneremo ad investire nell'economia reale e con particolare attenzione al settore primario, purtroppo, molto trascurato negli anni passati. Quando si parla di settore primario ci si riferisce alla qualità della vita dell'habitat marino che per essere produttivo ha bisogno di zone per il ripopolamento, depuratori a norma e maggiore competenza e senso civico di tutte le persone che lo frequentano, producono e consumano. Quando si parla di settore primario ci si riferisce alla qualità della vita dell'ambiente agricolo: terre sane e incontaminate, professionalità e competenza, prodotti di qualità, nonché senso civico dei produttori e consumatori. Tutte queste cose sono strettamente legate allo sviluppo del settore secondario e terziario, turismo e crescita demografica. Tutto questo si realizza con una valida funzione di controllo e di sviluppo pianificata e gestita, insomma governata dal Governo centrale dello Stato, che deve dare indicazioni e prescrizioni precise agli enti locali che non rispettano i piani strategici generali, valevoli per il benessere e alla prosperità dell'intero sistema paese, quindi maggiore presenza dello Stato e conoscenza del territorio. Voglio dire che un ente locale, se governato da persone affidabili, serie e professionali, che seguono corretti criteri di programmazione territoriale, deve pretendere di essere sottoposto ad un controllo rigido da parte degli organi di controllo, solo in questo modo, avremo amministratori più responsabili e attenti. Ovviamente il tutto dovrà rispettare parametri burocratici lineari, che tutti possono capire, non macchinosi e pesanti come spesso accade, quindi maggiore efficienza e coordinazione tra gli apparati statali. Ci sono molte zone di Napoli e Provincia con buone potenzialità produttive, che con qualche aiuto di carattere strutturale (macchinari, attrezzature e competenze)  da parte dello Stato, potrebbero consolidare definitivamente la vocazione della zona a produzione di qualità, garantendo sicurezza alle future generazioni che vivono in quel territorio. A Napoli e Provincia ci sono molte terre abbandonate o che si apprestano ad esserlo. A proposito ci vuole un ricambio generazionale governato dalle istituzioni preposte; in un periodo di crisi occupazionale è importante riconsiderare la capacità produttiva di importanti settori come il primario, anche perché fornisce ai consumatori un prodotto migliore ad un costo più basso, considerando il concetto di chilometro zero. A questo proposito, i cittadini hanno bisogno di maggiore garanzie, agevolazioni e assistenze, in termini di servizi, punti vendita e trasporti; quindi le persone non devono sentirsi emarginate e abbandonate dallo Stato. Abbiamo bisogno di una rete di servizi che abbia lo scopo di avvicinare i produttori, alle leggi e alle competenze scientifiche delle università, in modo da creare una rete progettuale al servizio delle nuove generazioni, che intendono innovare essendo più produttivi, puntando sulla qualità.
Per approfondimenti consulta il libro in formato cartaceo oppure l'E-Book che puoi scaricare direttamente per via web....clicca qui--> Ideologia della qualità della vita 


Il paesaggio è la qualità della vita, cioè l'insieme delle opportunità che un territorio è in grado di dare ai suoi abitanti, i quali sono parte integrante, esso determina le condizioni favorevoli per la vita e il benessere di tutti noi, quindi costituisce, se salvaguardato, governato e pianificato in modo corretto, una funzione di interesse economico di non trascurabile importanza sociale. Ogni paesaggio è un centro storico, ma alcuni di questi sono ovviamente più ricchi. Il paesaggio partenopeo rappresenta un centro storico importante, nel quale troviamo sedimentate importanti esperienze della cultura umana, reso possibile dall’incontro e dalla sintesi di molteplici culture diverse provenienti da tutto il mondo. Pertanto Napoli avendo un paesaggio ricco e completo anche dal punto di vista naturalistico, ha più opportunità potenziali, quindi esso dovrebbe essere rivalutato sia dal punto di vista materiale che ideale; nella pratica, invece, ciò è ostacolato dai problemi di carattere strutturale riconducibili tutti a un mediocre livello di qualità della vita del sistema, il quale produce: conflittualità, scarse competenze, corruzione, poca trasparenza e, così via.  
I napoletani migliori sono quelli che hanno la consapevolezza dei punti di forza partenopei e che contribuiscono a rafforzarli e a tutelarli per il bene di tutti, mi riferisco all'arte culinaria e alla cucina ecc. Mi piacciono molto quei napoletani che promuovono l'eccellenza della cultura partenopea in Italia e in tutto il mondo, in particolar modo mi piacciono quei napoletani ricchi che investono parte del loro capitale nella produzione dei prodotti primari locali investendo in aziende, incentivando l'occupazione. Mi piacciono molto quelli che investono nell'energia solare e nelle tecnologie informatiche ecc. Mi piacciono quelli che investono al Sud Italia ecc. Mi piace la manifattura partenopea e le capacità  intellettuali artigiane ecc. Mi piacciono quelli che sanno utilizzare i saperi antichi e le preziose conoscenze accademiche ecc. Mi piacciono quelli che amano i trasporti efficienti ecc. Mi piacciono quelli che amano una sanità efficiente che faccia spostare meno possibile gli ammalati da un luogo ad un altro, che non sprechi e sia precisa nei pagamenti ecc. Mi piacciono quelli che amano una Giustizia efficiente ecc. Mi piacciono i lavori socialmente utili (idraulico, operatore ecologico, elettricista, meccanico ecc). Insomma mi piace la filosofia della qualità della vita con tutti i suoi molteplici aspetti e la funzione nobile delle cose... Mi piacciono meno quelli che investono i loro capitali esclusivamente in finanza, i furbi, quelli che sprecano e quelli poco coraggiosi ecc.ecc. Non mi piacciono i politici mediocri espressione di questa orrenda partitocrazia ecc. Mi piacciono i politici illuminati e i tecnici di vecchio stampo, competenti, seri e scrupolosi, ai quali dico:

osservazione, ritengo sia utile al lettore per capire il percorso storico degli eventi:
La pubblicazione di questo scritto risale al 2010, oggi, la nuova amministrazione comunale guidata dal Sindaco de Magistris è nel pieno della sua azione di Governo della città. Il primo cittadino di Napoli de Magistris ricevette i miei auguri all'inizio del suo mandato, consegnandogli questo lavoro frutto di anni di studio.
Lo ha ricevuto il Presidente della Regione Campania Stefano Caldoro e molti altri assessori di Napoli e della Campania; e poi intellettuali, filosofi, la società civile, amici; inoltre è stato sapientemente diffuso nei social network quali Facebook, twitter ecc...nei quali ambienti è stato un po' depredato, copiato per favorire gli interessi di qualcuno che lo ha trovato interessante.
L'importante contributo di questo progetto è stato quello di mettere l'accento, introducendo sia negli ambienti istituzionali che in quelli popolari, argomenti poco considerati dalle precedenti amministrazioni locali e nazionali, temi, alcuni dei quali aspettano ancora una risposta.
Questo link che segue è un video di youtube di una conferenza tenutasi al World Urban Forum, la cui ultima edizione si è svolta a Napoli settembre 2012. In questo video si parla della qualità della vita a Napoli; leggete, vedete e commentate http://www.youtube.com/watch?v=L6hL97wX3P4 non mi pare sia una grande contributo...

Monito di richiamo al dovere:
Il Comune di Napoli passi dalle parole ai fatti! Napoli deve cambiare a partire dalle leggi che la governano, dai piani regolatori e dalla eccessiva burocrazia! Mettete mano ai problemi strutturali e infrastrutturali. Solo cosi daremo a tutti i napoletani la possibilità di crescere economicamente dando maggiori opportunità alle famiglie che desiderano ampliarsi! Maggiori opportunità per l'iniziativa individuale privata capace di far muovere lo sviluppo...!
Napoli puo' crescere secondo l'ideologia della qualita' della vita ma deve essere sbloccata! Smettiamola di giocare con le leggi e con ideologie redaggio di un passato che non ci appartiene piu'.... Accettate la sfida, dimostrate di essere all'altezza del mandato.... Guardate avanti! Questo e' un messaggio per la citta' di Napoli ma puo' benissimo essere esteso ad altre realta' cittadine e alla politica in generale; la famosa politica reale e concreta..




Metodi pratici per la qualità della vita
idee progettuali a confronto
Anno 2008



Domenico Esposito

Teoria
sulla
qualità della vita

Un nuovo sistema mondiale applicato all’Italia





Una teoria è un insieme di idee coerenti o principi
atti a  determinare un concetto
o definire una disciplina filosofica o scientifica


Breve nota storica sulla città di Napoli


Napoli fu fondata tra il IX e l’VIII secolo a.C. da coloni greci; successivamente rifondata con il nome di Neapolis nella zona bassa tra la fine del VI e l’inizio del V secolo a.C., viene annoverata tra le principali città della Magna Grecia. Nel corso della sua storia quasi trimillenaria Napoli vedrà il susseguirsi di lunghe e numerose dominazioni straniere, rivestendo una posizione di rilievo in Italia e in Europa.
Oggi il capoluogo della Campania è un comune di 960.247 abitanti (il terzo per popolazione dopo Roma e Milano), che diventano 4.434.136 se si tiene conto dell’intera area metropolitana, comprendente la città e altri 172 comuni.
Si affaccia ad anfiteatro su uno dei golfi più incantevoli del mondo, è situata in posizione pressoché centrale rispetto a esso, tra il Vesuvio e l’area vulcanica dei Campi Flegrei. Il suo vasto patrimonio artistico e architettonico è tutelato dall’UNESCO, che, nel 1995, ha incluso il centro storico di Napoli, il più vasto d’Europa, tra i siti del patrimonio mondiale dell’umanità.

Napoli: una città moderna

Questa sezione si prefigge di individuare i fattori che determinano un basso livello di qualità della vita nella città di Napoli; inoltre viene proposta una serie di interventi strutturali per renderla moderna.


Creare condizioni di benessere culturale in un ambiente diventa più difficile con l’aumentare della complessità insita di un territorio. Perciò si rende necessario uno studio profondo del territorio, che può variare a seconda degli strumenti utilizzati e a seconda delle capacità di immaginazione degli uomini che vi appartengono. Ciò deve avvenire utilizzando i saperi antichi e le capacità dei singoli, organizzati nello sfruttare in maniera sostenibile ogni tipo di risorsa che un territorio possiede. L’ideologia della qualità della vita, come si è detto, rappresenta l’insieme delle opportunità che una efficiente comunità Stato e il patrimonio territoriale, forniscono ai suoi abitanti. In una società tecnologicamente evoluta e urbanizzata questo insieme di opportunità ha bisogno di essere sempre più sofisticato per soddisfare le esigenze di crescita di tutti. Pertanto, i Paesi con i livelli più alti di qualità della vita sono quelli in cui il Capo dello specifico Governo si avvale del progresso tecnologico, che fornisce a lui e al suo staff gli strumenti essenziali per poter fare delle accurate pianificazioni strutturali per il controllo e lo sviluppo territoriale. L’insieme dei concetti delineati nell’ideologia della qualità della vita esprime, a mio avviso, la modernità di un qualsiasi territorio ed è applicabile a ogni città, Paese e nazione. L’applicazione di questo modello trasformerebbe in un decennio Napoli e il Sud in un’importante piattaforma turistica a livello europeo e mondiale, fornendo all’Italia una marcia in più. Si vedrà come le proposte fatte nella seconda parte di questo libro siano volte a rendere il “prodotto-Napoli” sicuramente più accattivante, riuscendo a incuriosire anche il più distratto degli investitori.
Rendere Napoli una città moderna significa:
1) riconoscere e ridar valore alla sua identità storico-culturale che è strettamente connessa al patrimonio artistico, artigianale, agricolo, marino e montano; una serie di vantaggi che fanno di Napoli, dal punto di vista paesaggistico, una città completa con un potenziale notevole di sviluppo.
2) Superare la contrapposizione tra vecchie ideologie politiche, mettendo fine alla generazione dello scontro ideologico (destra/fascisti-sinistra/comunisti).
3) Dare inizio ad una nuova generazione che lavori per realizzare l’ideologia della qualità della vita, il che significa riqualificazione del territorio con la partecipazione attiva dei napoletani e di ogni singola municipalità, ognuna con il suo importante patrimonio paesaggistico e culturale, ciò si ottiene motivando le popolazioni, supportandole strutturalmente, pianificando strategie politiche di sviluppo del territorio e finanziando progetti di alto profilo istituzionale, come ad esempio quelli che hanno la finalità di sensibilizzare l’opinione pubblica al rispetto dell’ambiente cittadino e della natura, alla quale siamo profondamente legati per una semplice, ma profonda ragione di sopravvivenza. Napoli deve diventare una nuova città a disposizione delle nuove generazioni, pertanto per crescere demograficamente ed economicamente, dovrà puntare a diventare la città dello sport e della cultura, partendo da quella contadina fino ad arrivare a quella marina, quindi una realtà che ambisce con progetti ambiziosi a diventare leader nell’attrazione dei giovani, i quali devono trovare terreno fertile per le loro ambizioni alte e  venire a Napoli per investire sul proprio futuro lavorativo e familiare. Dovrà essere una città che assiste gli anziani, li stimola a rendersi utili e a vivere più serenamente. Per rigenerare i nobili principi che stanno alla base dell’Unità d’Italia, abbiamo bisogno di dare una funzione nobile al Mezzogiorno rivalutando le straordinarie bellezze paesaggistiche del Meridione con il suo imponente e meraviglioso patrimonio marino e campestre, il romanticismo dei panorami mozzafiato, i monumenti, i centri storici, l’artigianato e le botteghe d’arte, la deliziosa tradizione culinaria e i prodotti tipici, il sole, il carattere dei centri abitati accoglienti e festosi, disponibili e affettuosi. Discorrendo le pagine di questo libro individuerete, quindi, una valida strategia che permetta lo sviluppo della macchina turistica del centro storico e dell’area occidentale di Napoli, inoltre troverete alcune idee utili allo sviluppo di un polo industriale nella zona Est di Napoli, che supporti quel tessuto di imprese già esistenti come il Consorzio High Tech e il nuovo Polo di ricerca aerospaziale presenti nella zona e, infine, qualche progetto interessante per la fondamentale zona nord di Napoli, una zona che custodisce l’ultima tradizione agricola della città e che rischia di essere deturpata dalla speculazione edilizia selvaggia e dalla presenza di discariche di rifiuti.
Il Meridione grazie alla sua posizione geografica può diventare una affidabile piattaforma commerciale per i Paesi asiatici emergenti, per l’Africa e per tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. L’Italia, investendo sulla sicurezza e l’efficienza di approdi commerciali (porti, aeroporti, linee ferroviarie) e, potenziando i trasporti, creerebbe le basi per la nascita di una nuova strategia politica aperta al confronto e al progresso culturale.
In questo modo il Meridione può diventare un’opportunità di sviluppo e di benessere anche per il Nord.


Elementi che determinano un basso livello di qualità della vita

Elenco sintetico dei possibili disagi che si incontrano in città

Il caos cittadino, i trasporti pubblici inefficienti, la burocrazia mal funzionante, l’illegalità e la corruzione, i dipendenti comunali fannulloni, la mancanza di verde pubblico e di zone attrezzate per la ricreazione, la disabitudine al senso civico, la competizione sleale negli ambienti di lavoro pubblico, la carenza di servizi ospedalieri di qualità, l’inquinamento del mare e la conseguente inesistenza di stabilimenti balneari, lo stato di dissesto delle strade, la mancanza di aiuti alle famiglie e al sociale, la scarsezza di eventi artistici, l’assenza di servizi e aiuti all’agricoltura e alla pesca, l’inefficienza dello smaltimento dei rifiuti… L’insieme di tutti questi aspetti negativi denuncia l’incapacità della classe dirigente che non affronta questi problemi come si dovrebbe, essa non è riuscita a pianificare una strategia vincente, essa non è riuscita a coinvolgere il popolo in un progetto efficiente utile a tutti. Ciò determina spesso comportamenti socialmente devianti, addirittura aggressivi e senz’altro lontani dal concetto di democrazia.
Questo scritto è stato finito alcuni mesi prima dell'elezione del nuovo Sindaco de Magistris, infatti più avanti proseguendo la lettura, troverete una meritata risposta all'ex Sindaco Rosa Russo Iervolino ad una sua lettera pubblica che scrisse sul giornale La Repubblica alla cittadinanza quando era ancora Sindaco di Napoli. Chi  conosce bene Napoli e la frequenta tutti i giorni sa che molti di questi problemi sopra elencati, sono ancora presenti in città, direi tutti, non con la stessa intensità e drammaticità, mi riferisco al problema dei rifiuti, anche se volendo essere scrupolosi e saggi la normalità non è stata ancora raggiunta e mi riferisco: alla raccolta differenziata che stenta a decollare, rischia di crollare a causa di un  servizio ancora poco efficiente e dalla non completezza dell'intero indotto necessario a supportare il corretto svolgimento di recupero e del riciclaggio. Per quanto riguarda la regolare manutenzione e pulizia delle strade, diventa normale solo quando si organizzano i famosi grandi eventi tipo World Urban Forum ecc.
La strategia del nuovo Sindaco è stata d'impeto, nel giro di poco tempo sono nate alcune zone a traffico limitato con lo scopo di migliorare la vivibilità di alcuni quartieri, ciò ha creato non pochi disagi ai cittadini e agli operatori commerciali che si sono trovati a ridurre i loro guadagni. In città i flussi automobilistici hanno cambiato i percorsi e molte persona stanno iniziando a cambiare stili di vita. L'amministrazione ha cercato di creare subito una discontinuità con la brutta immagine dei mesi precedenti dove si parlava solo di rifiuti con la politica dei grandi eventi; si è voluto attirare l'attenzione sui punti di forza della città, la maggior parte delle risorse economiche pubbliche e private sono state fatte convergere sul "lungo mare liberato" che è diventata la piattaforma strutturale a sostegno di Napoli e dell'immagine da ricostruire, tutte cose interessanti e coerenti con i principi e criteri di qualità della vita presenti in questo lavoro. La politica dei grandi eventi richiede un certo supporto strutturale a monte come più volte ho sottolineato, (potenziamento dei servizi di trasporto, parcheggi di supporto alle ZTL, un ente o una fondazione che dedica il massimo sforzo all'organizzazione efficiente di queste manifestazione ecc.) che non c'è stato. Ciò richiede la massima concentrazione del Sindaco che li ha preferiti e ciò sottrae  risorse economiche e umane alla politica dei piccoli grandi eventi più utile alle esigenze primarie dei cittadini.
Si ha l'impressione che il Sindaco desideri concentrare su di sé tutto ciò che ha un impatto mediatico forte, fino a poco tempo fa sembrava che le sue priorità fossero altre, la politica nazionale, oggi, tutto ad un tratto, mi sembra si sia ridimensionato e calmato un po, e credo sia stata una scelta saggia dal momento che Napoli è una città complicata.
Il Sindaco de Magistris negli ultimi tempi si sta rafforzando, si è pacificato con l'opposizione consiliare e con i grandi partiti italiani (un rapporto travagliato fatto di odio e di amore), dopo averli contrastati con forza in passato, nell'ultima campagna elettorale 2013 li ha corteggiati.

Stress cittadino

Smog e rumore sono due fattori che determinano lo stress cittadino

La causa principale dello smog e del rumore è la congestione del traffico automobilistico. Troppe auto ai margini delle strade rendono la città più piccola, troppi veicoli arrivano dalle periferie e si spostano in città, in particolare per motivi di lavoro. Decongestionare i centri abitati dal traffico automobilistico significa intensificare i trasporti su rotaia e migliorare la rete dei trasporti pubblici, prevedere interventi di pedonalizzazione, aumentare il verde pubblico o in generale luoghi attrezzati per l’aggregazione sociale, realizzare parcheggi ai margini delle zone a traffico limitato per non creare disagi agli operatori commerciali, parcheggi comunali o privati sotterranei e ampliare quelli già esistenti, progettare una pista ciclabile da record che percorra da ovest a est Napoli, istituire sensi unici di marcia e rotonde...
Le linee di trasporto su ferro a Napoli e provincia sono fatiscenti e non idonee a una città che vuole essere più efficiente. Alcune linee, come la Cumana, i cui treni sono quasi sempre mal funzionanti, dovrebbero essere interrate o corredate di sottopassaggi per le auto, perché durante i loro lenti percorsi non fanno altro che acuire il problema del traffico cittadino anche a causa dei numerosi passaggi a livello, per non parlare dei pericolosi problemi di staticità che arrecano ai palazzi che si trovano a ridosso dell’intero tratto Pozzuoli-Montesanto. Il centro storico dovrebbe diventare una zona a traffico limitato, potenziandolo di linee tranviarie moderne che dovrebbero coprire quel lungo tratto di strada, sempre congestionato dal traffico, che va da Via Foria, passa per il Museo, continua per Piazza Dante, Via Roma, Piazza Trieste e Trento, Municipio fino a Via Marina con lo scopo di decongestionarlo dal traffico automobilistico e dallo smog. Mi riferisco a delle linee tranviarie date in concessione, anche a un gruppo privato che dovrebbe gestire il servizio a 360° e in maniera efficiente compresa la fornitura dei treni necessari per il funzionamento, si tratta di un progetto simile alle concessioni per la tangenziale di Napoli.  
Le zone pedonali, che chiamerei zone di interesse turistico o zone di benessere sociale, dovrebbero essere ampliate, specie nella zona del centro storico, venendo incontro a residenti e commercianti, istituendo fasce orarie e particolari incentivi. Le aree pedonali comportano enormi benefici in termini di qualità della vita e di sviluppo economico: questi luoghi nel giro di poco tempo sono frequentati da giovani, famiglie, turisti. Queste categorie di persone, se trovano luoghi sicuri e tranquilli sono disposte a investirvi e la zona acquista maggiore valore.
Ho notato, in questi ultimi anni, l’aumento smisurato di strisce blu per i parcheggi ai margini delle strade: un guadagno immediato per le casse comunali, una ovvia priorità molto sentita dalla classe dirigente, ma certo non una strategia politica a favore della qualità della vita, senza contare l’assenza di trasparenza sui costi e i ricavi di questi parcheggi. Per guadagnare spazi per il verde pubblico e luoghi di aggregazione può valere la pena persino di abbattere qualche palazzo, dando ai proprietari una giusto indennizzo o permutando con loro residenze di proprietà comunali. A questo proposito l’area del policlinico al centro storico potrebbe essere trasformata in un parco pubblico, un polmone verde per il riposo e la convivenza civile; un parco poetico, un parco filosofico dove anziani e tutti possano trascorrere momenti di serenità e di divertimento.
La zona di Piazza del Municipio necessita di un grande parcheggio sotterraneo. Per quanto riguarda le ultime grandi zone di verde che la città possiede nei suoi dintorni, devono essere protette come si protegge uno dei tesori più importanti. 

Un corridoio ciclopedonale da record e altro ancora da Ovest a Est di Napoli

Concentrare tutti gli sforzi intellettuali, scientifici e tecnologici su un progetto del genere significa cambiare Napoli in un ventennio

L’interramento della Cumana di Montesanto-Pozzuoli costituirebbe un intervento strutturale eccellente, poiché consentirebbe la costruzione, sullo stesso tracciato, di un corridoio ciclabile e pedonale da ovest a est di Napoli, dove poter organizzare importanti eventi culturali e sportivi (come maratone oppure sfilate di carri allegorici nel periodo di Carnevale o per le feste religiose) creando le basi per un vero e proprio indotto commerciale a favore di tutti gli operatori del settore turistico, artigianale, artistico e agroalimentare. Ciò significherebbe maggiore sviluppo per tutti e tre i fondamentali settori produttivi, gioverebbe al settore turistico e dei servizi, in quanto eventi di questo genere attraggono turisti da ogni parte del mondo; gioverebbe gli artigiani impiegati nella costruzione di elementi legati agli eventi (come i citati carri allegorici), ai giovani artisti, ai venditori di prodotti alimentari; riqualificherebbe gli immobili adiacenti a tale corridoio. Insomma, l’opera diverrebbe una infrastruttura capace di trainare lo sviluppo economico di tutta la città. Inoltre questo spazio potrebbe diventare, con appositi interventi strutturali, un luogo dove poter attrezzare i famosi mercatini rionali dove esporre solo ed esclusivamente prodotti tipici del marchio partenopeo dando a chiunque viva nelle vicinanze la possibilità di poter andare liberamente a fare la spesa con la bici, una cosa da sogno! Per realizzare questo corridoio multifunzione che nessun centro storico del mondo possiede, potrebbe essere sufficiente potenziare e adeguare il tratto di metropolitana Pozzuoli-Montesanto fornendolo di più fermate, ma soprattutto di nuovi treni veloci e moderni.


Zone pedonali o zone di interesse turistico al centro Storico 

Creazione di condizioni favorevoli per il lavoro autonomo connesso al settore turistico
Le aree pedonali non devono essere abbandonate a loro stesse, ma è bene incentivare il lavoro autonomo a esse collegato con spettacoli, iniziative culturali e sviluppo di percorsi turistici.

All’interno delle zone di interesse turistico a fini commerciali ci devono essere più servizi e di migliore qualità: più servizi di orientamento, più proposte itineranti, più negozi di oggettistica, più bar-caffè, possibilmente con tavoli all’aperto, più ristoranti, pizzerie e paninoteche, cui aggiungere migliori condizioni di sicurezza e sicuramente meno caos. All’interno di queste aree bisognerebbe individuare dei luoghi permanenti gestiti da parrocchie, associazioni o da semplici privati,  dove proporre serate all’aperto con tanto di sedie per gli spettatori e di palcoscenico per gli artisti; delle aree dove offrire musica di vario genere, teatro anche in forma sperimentale ecc. Spettacoli interessanti dove giovani e meno giovani possano partecipare alla vita della comunità anche come spettatori, un modo per scendere di casa e vivere la città acculturandosi, un modo per combattere la noia e la solitudine, un modo per incentivare le doti artistiche partenopee e l’occupazione, un modo per socializzare e perché no, spendere qualche soldino all’insegna dell’armonia e della convivialità. Le guide turistiche interessate a offrire percorsi pedonali creativi devono essere nelle condizioni di svolgere il proprio lavoro e le istituzioni devono creare i presupposti strutturali per2questo tipo di esigenza. Ai turisti bisogna proporre percorsi pedonali sicuri e tranquilli, gradevoli, creativi, allietati dalle esibizioni di musicisti e teatranti il tutto in un’atmosfera composta che comunichi una sensazione di piacevole serenità, e incoraggi ad apprezzare meglio il fantastico patrimonio monumentale e artistico della città: un modo semplice per contrastare l’immagine di confusione che si respira in tutta Napoli. Al lavoro, quindi, architetti, progettisti e coreografi, finanziati congiuntamente dalle istituzioni e, perché no, dagli stessi operatori commerciali territoriali. Moltissimo si può fare con il divertimento serale e notturno, dando massiccio spazio all’iniziativa privata (che non deve essere trascurata come spesso accade, ma va aiutata nell’aspetto organizzativo con incentivi, supporti di carattere formativo e garanzie in termini di sicurezza). Trovo assurdo spendere enormi quantità di denaro pubblico per finanziare piccoli, medi e grandi eventi, arricchendo ospiti che vengono da Paesi lontani, quando non si vuol spendere nulla per incentivare, a livello formativo e professionale, e migliorare le proposte artistiche locali. Prendiamo l’esempio della festa di Piedigrotta; Piedigrotta è una zona della città di Napoli, nel quartiere Chiaia, situata fra via Francesco Caracciolo e la stazione ferroviaria di Mergellina. La “grotta” da cui trae nome è propriamente una galleria scavata in epoca greca nella collina di Posillipo: la Crypta Neapolitana (detta anche “Grotta di Pozzuoli” o “Grotta di Posillipo”). In quel luogo, stando alle fonti classiche, venivano officiati riti sacri in onore del dio Priapo nel mese di agosto. Per un breve periodo (I-II secolo d.C.) si aggiunse anche la celebrazione in memoria del poeta Virgilio, sepolto nelle vicinanze. Infine, dal XII secolo tali riti furono sostituiti da una festa in onore della Madonna di Piedigrotta. La festa visse il suo massimo splendore fra la fine dell’Ottocento e la seconda metà del Novecento quando divenne vetrina della musica partenopea in concomitanza col Festival della canzone napoletana. Fu soppressa negli anni Sessanta del XX secolo per motivi di ordine pubblico, per poi essere ripresa per un breve periodo negli anni Ottanta. La festa di Piedigrotta era solitamente chiusa dai fuochi a mare, uno spettacolo pirotecnico con fuochi d’artificio sparati da barche ormeggiate nel golfo di Napoli. Durante la manifestazione le maggiori case editrici musicali dell’epoca (La Canzonetta, Epifani, Bottega dei Quattro, Gennarelli, ecc.) erano solite istituire delle audizioni che fecero da incubatore per stelle della canzone napoletana come Gilda Mignonette. Ebbene, nel 2007 il comune di Napoli ha ripristinato la festa, però decisamente in tono minore: un errore, poiché si dovrebbero sfruttare tutte le potenzialità dell’evento. Manifestazioni di questo genere possono essere sponsorizzate con fondi privati co-finanziati anche dalle istituzioni, che assicurando la continuità delle risorse offriranno sicurezza agli imprenditori e artigiani che potranno investire in esse, favorendo l’occupazione e lo sviluppo.

 

L’edilizia del centro storico

Mettere in moto l’edilizia del centro storico per rifare le facciate dei palazzi, che attualmente vivono una situazione di deprimente degrado architettonico e artistico, è un dovere per una classe dirigente. In alcune zone particolarmente a rischio la gente vive tra vicoli stretti e palazzi ingrigiti dallo smog: sono ambienti che annullano la felicità delle persone che ci abitano. A mio avviso questi luoghi sono zone di emarginazione sociale. Le persone che vivono in questi luoghi sono lontane dagli obiettivi di modernità a cui una società civile dovrebbe aspirare; pertanto questa gente va aiutata con servizi appositamente creati; dobbiamo far rinascere questi quartieri salvandoli prima di tutto dallo stato di degrado strutturale. Dobbiamo essere consapevoli che il centro storico di Napoli quanto più è bello, accuratamente mantenuto e sereno, tanta più gente seduce, e tanti più capitali e investitori attrae. Tutto questo ovviamente va a favore dello sviluppo economico del centro storico e dei quartieri limitrofi. Il centro storico di Napoli dovrebbe diventare un motore capace di trainare tutta la città verso una vera e propria rinascita culturale, incentivando l’occupazione e dando così maggiore energia a tutti i soggetti culturali che operano sul territorio, dagli artigiani all’università, dalla distribuzione alimentare al settore dei servizi, fino ad arrivare alla ricca tradizione religiosa protagonista indiscussa di questa città, che in questi ultimi anni ha assunto sempre più un ruolo di alto profilo morale e civile di fondamentale importanza per gli obiettivi futuri. Molto spesso e da più parti sento che il centro storico di Napoli è divenuto fatiscente a causa delle persone che ci vivono e che per questo andrebbero allontanate, mentre la realtà è che queste persone sono costrette a vivere in luoghi che non danno le giuste opportunità di sviluppo culturale e lavorativo.

Carenze del settore balneare nella zona Sud-Ovest di Napoli

Solarium e una grande spiaggia libera, pulita, attrezzata; sistema fognario e depuratori adeguati... Vacanze a Napoli


Coroglio, a ridosso di Capo Posillipo, è una zona di Napoli attraversata dall’omonima via panoramica che collega la collina di Posillipo con il quartiere di Bagnoli, di cui delimita per un tratto il lungomare. Nell’Ottocento aveva una marcata vocazione turistica anche per la presenza di zone termali che richiamavano molti turisti stranieri. Nel secolo successivo fu fortemente industrializzata (sede dell’ex polo siderurgico dell’Italsider), è oggi parte integrante dell’area di intervento dei progetti di riqualificazione urbana di “Bagnoli Futura”. In quest’area ci sono le basi per realizzare una delle spiagge più belle d’Italia, libera e attrezzata per tutto l’anno con servizi e attività di ogni genere, ma i rappresentanti delle istituzioni vorrebbero ridurla a qualcosa che favorisca speculatori senza scrupoli ai danni dell’ambiente. I napoletani meritano una grande spiaggia a Napoli e quella di Coroglio potrebbe diventare quel segno indelebile che le cose stanno veramente cambiando. Per quale motivo i napoletani non hanno il diritto di poter usufruire di un mare pulito e balneabile? Come mai la lungimirante classe dirigente non è stata in grado di realizzare degli investimenti mirati per lo sviluppo di questo settore? Non riesco a darmi una spiegazione. Il fatto di avere zone attrezzate di qualità per la balneazione permetterebbe a molti napoletani di fare vacanze meno costose, e questo obiettivo dovrebbe essere per un politico a dir poco gratificante: mettere un territorio nella condizione di fornire servizi di questo genere sarebbe utile a tutti, anche a chi può permettersi di andare alle Maldive... Ma forse chi gode di uno stipendio pubblico inutilmente generoso che non sa come spendere non ha il tempo per pensare di migliorare l’offerta del settore balneare partenopeo.
Creare le infrastrutture indispensabili per lo sviluppo del settore balneare sarebbe di non trascurabile importanza per il benessere dei cittadini e per lo sviluppo economico locale. Lungo una sezione della scogliera di Via Caracciolo (lunga e splendida passeggiata panoramica che, fiancheggiando il Parco della Villa Comunale e la Riviera di Chiaia, costituisce con via Nazario Sauro e via Partenope parte del lungomare della città e corre fino a Mergellina) per sei mesi l’anno si possono allestire dei solarium tramite soppalchi in legno attrezzati per attrarre cittadini e turisti desiderosi di godersi un momento di relax sul mare. Anche interventi di questo genere hanno diritto di cittadinanza nell’ambito della sfera infrastrutturale di questa città. Il Comune di Napoli potrebbe poi concedere in gestione queste strutture al fine, ancora, di incentivare l’occupazione. Gli interventi strutturali indispensabili per lo sviluppo di tutte le attività connesse al mare sono: potenziamento delle risorse per il parco marino realizzato nella zona della Gaiola,  il completamento della rete fognaria e il progressivo collegamento di quest’ultima ai depuratori, al momento insufficienti, realizzazione di un nuovo impianto di depurazione a Cuma, il quale potrebbe essere sponsorizzata da privati o realizzata privatamente da un soggetto, che in cambio avrebbe in concessione la gestione degli stabilimenti balneari della zona ecc. Adeguamento alle leggi vigenti del depuratore di Coroglio e Castellammare. Anche in questa zona occidentale è necessario individuare un soggetto, pubblico o privato, che diventi l’unico referente per lo sviluppo industriale di tutte le attività connesse al mare. Questo soggetto dovrebbe essere dotato di tecnologia informatica per rispondere alle esigenze del settore, che possono essere di vario tipo, naturalmente anche di natura burocratica. Uno strumento molto utile, sono le piattaforme informatiche intelligenti gestite da un unico soggetto ripeto, pubblico o privato, che dovrà pianificare l’insediamento di industrie che più si adattino all’interesse strategico della zona, che dovrà puntare naturalmente sulle attività marine. Non sarebbe sbagliato pensare ad un modo per sfruttare la naturale ricaduta delle acque fognarie per la produzione di energia elettrica, un progetto a mio avviso realizzabile, ma che avremo bisogno di un prezioso supporto tecnico e finanziario, magari proprio dell’università partenopee e da privati. Una fogna completa e fatta a regola d’arte, un perfetto manto stradale, ciclo integrato di rifiuti e depuratori a norma sono degli aspetti strutturali di fondamentale importanza per la modernità di un Paese. Interi tratti di rete fognaria sono otturati a causa dell’inesistente manutenzione, ciò provoca il deterioramento delle strade, creando problemi di ordine pubblico.


Settore agroalimentare nella zona Nord di Napoli
Il settore agricolo e marino necessita di un’attenta pianificazione di tutela ambientale

Rivalutare la zona nord di Napoli, incentivando il settore primario, con la creazione di parchi agricoli, allevamenti e parchi didattici, dove produrre alimenti di qualità, sia per il mercato culinario della città, sia per fornire alle università di agraria e veterinaria dei campus permanenti di ricerca sperimentale, sia per la didattica scolastica di tutto il territorio partenopeo.
Dopo anni d’incontrollata devastazione delle terre e di sottovalutazione dell’importante funzione nobile che la cultura contadina svolge per la società, è ormai giunto il momento di puntare sullo sviluppo dei prodotti tipici, incentivando i produttori a dotarsi di un marchio di qualità per poter competere con le altre grandi tradizioni agricole. Questo marchio rappresenterebbe un “contenitore” di prodotti di altissima qualità, provenienti da zone incontaminate, bonificate e controllate. Chi non è in grado di produrre qualità deve essere messo in condizione di farlo con l’aiuto delle istituzioni preposte. Ritengo sia possibile schematizzare dei possibili interventi che potrebbero rilanciare questo martoriato settore:
1.                  istituzione di un marchio di qualità capace di riunire in sé tutte le migliori eccellenze della tradizione agricola, culinaria e artigianale, con lo scopo di tutelare tutta la filiera produttiva.
2.                  Istituzione di nuovi mercatini rionali destinati ai produttori e alla vendita diretta di tutti quei prodotti realizzati secondo i requisiti stabiliti dal marchio.
3.                  Maggiori incentivi (ad esempio abolizione della tassa sui rifiuti) per i negozi che rivendono articoli “made in Napoli”.
4.                  un’efficiente macchina di controllo che sia severa e tempestiva.
5.                  Realizzazione di un parco agricolo nella zona Chiaiano, che abbia la funzione di tutelare e incentivare l’ultima tradizione agricola di Napoli. I piccoli agricoltori di questa zona alcuni pienamente attivi, altri meno, avrebbero bisogno di un ricambio generazionale che purtroppo per diversi motivi non avviene a causa delle difficoltà. Le terre di questi agricoltori non riconosciuti da una politica disattenta, rappresentano un’importante piattaforma agricola al servizio della città, essi sono in grado di produrre qualsiasi cosa, ma per produrre qualità hanno bisogno della presenza dello Stato e di riconoscimenti: dell’aiuto di agronomi esperti che consiglino loro le tecniche moderne di cultura biologica e altro, qualche incentivo per alcuni tipologie di attrezzature, un piccolo macello locale con un piccolo servizio di prelievo a domicilio degli animali da macellare (gratuito), servizi Asl gratuiti per i piccoli allevamenti, piccole aziende che producono conserve e confetture in loco per abbassare i costi di produzione, possibilità di vendere i propri prodotti al dettaglio. Uno strumento molto utile, sono le piattaforme informatiche intelligenti gestite da un unico soggetto, pubblico o privato, che dovrà pianificare l’insediamento di industrie che più si adattino all’interesse strategico della zona, che dovrà puntare naturalmente su quello agroalimentare, questo soggetto dovrà rispondere a domande di qualsiasi genere per soddisfare le esigenze di tutti gli abitanti della zona, ma anche di investitori stranieri ecc. Un territorio che possiede un clima ideale per la produzione di prodotti agricoli di qualità non si può permettere di rinunciare a difendere le ultime zone a vocazione agricola superstiti di questa città, perché una città senza una tradizione agricola è destinata a morire. La cultura contadina offre un contributo importante non solo per i prodotti che crea, ma perché è anche in grado di contrastare la tendenza al consumismo e il disorientamento che la città inevitabilmente produce nei suoi cittadini, che sempre più corrono il rischio di perdere la consapevolezza di ciò che consumano.




Un nuovo stadio sportivo per il Napoli calcio
Una nuova Fuorigrotta: la cittadella dello sport, mare pulito e spiagge libere, centri benessere, musica e spettacolo, un quartiere a misura d’uomo

Uno stadio moderno e di proprietà privata, costruito secondo tutti i criteri legislativi attualmente vigenti e con parcheggi sotterranei. Una struttura tecnologicamente all’avanguardia rivestita totalmente da pannelli solari per il recupero energetico, con ristoranti, pizzerie, paninoteche e negozi di abbigliamento sportivo per acquistare tutti i gadget della squadra del cuore. Uno stadio moderno di nuova generazione che darebbe un nuovo slancio culturale a un quartiere depresso dal punto di vista economico, attirerebbe nuovi capitali con una ricaduta occupazionale significativa e di qualità, e inoltre permetterebbe di abbattere immediatamente l’insostenibile impatto ambientale che lo stadio San Paolo ha su Fuorigrotta[1]. Gli abitanti di Fuorigrotta si vedono infatti costretti a convivere con il disagio della sosta selvaggia, con il tifo violento e con manifestazioni rumorose e ingombranti. Il vecchio stadio San Paolo diverrebbe un luogo meraviglioso per il tempo libero di tutti gli abitanti di Fuorigrotta e dei quartieri limitrofi, dando così nuovo impulso all’ascesa di nuovi giovani sportivi e istruttori, che sempre più denunciano la mancanza di spazi per esercitare l’arte dello sport. Lo Stadio S. Paolo diventerebbe un incubatore di forza lavoro connessa allo sport e all’arte motoria che si integrerebbe perfettamente con il piano di riqualificazione ambientale dell’area di Bagnoli e con i progetti in corso d’opera. Fuorigrotta diventerebbe la città dello Sport e di tutte le discipline atletiche. Un progetto serio ed univoco attirerebbe giovani da tutta Italia, garantendo crescita demografica di qualità e quindi una crescita economica. Questa operazione darebbe un’occasione concreta per il benessere e la salute dei cittadini, lo stadio S. Paolo diventerebbe l’anello mancante e il punto di arrivo del parco sportivo che il comune di Napoli sta per realizzare, ciò fornirebbe agli abitanti di più occupazione e sicuramente più medaglie d’oro per la squadra olimpica italiana.



[1] Fuorigrotta (in napoletano Forerotta) insieme al quartiere Bagnoli forma la decima municipalità del comune di Napoli.
Meno esteso di Chiaiano, con i suoi 76.521 residenti è il quartiere più popoloso di Napoli. Confina, oltre che con Bagnoli, con i quartieri Soccavo, Pianura, Vomero, Chiaia e Posillipo (in linea d’aria, non essendoci strade che collegano direttamente i due quartieri per via della forte pendenza che li separa).

L'ultima zona agricola di Napoli; anche questa zona può crescere demograficamente incentivando l'occupazione

Aspettando che diventi realtà:
Dare la possibilità a famiglie di poter ampliare il proprio spazio abitativo dando la licenza per costruire una mansarda abitabile con l'obbligo di renderla indipendente dal punto di vista energetico, quindi p
rodotti innovativi e pannelli solari sui tetti. Un modo per mettere in moto l'industria edile...e per modernizzare le periferie degradate, incentivando l'occupazione. Anche i condomini potrebbero usufruire di questa opportunità in quanto recupererebbero energia utile e una nuova abitazione d'affittare contribuendo alle spese condominiali...


Chiaiano è un quartiere di quasi 10 km² con 23.045 residenti; confina a Nord con il comune di Marano di Napoli, a ovest con il quartiere Pianura, a Sud con il quartiere Arenella e a est con i quartieri Piscinola e San Carlo all’Arena. Vi si trova una zona a prevalente vocazione boschiva detta Selva di Chiaiano, che è anche l’ultima grande zona a vocazione agricola della città: all’interno di essa sono presenti borghi contadini, boschi di castagni e aree agricole; numerose le cave profonde circa 100 metri, un tempo sfruttate per l’estrazione del tufo, tra l’altro ben visibili lungo la tratta esterna della metropolitana collinare per Chiaiano-Marianella e già utilizzate in passato dalle varie famiglie camorristiche locali come discariche illecite per sostanze pericolose provenienti da tutta Italia. Rilanciare la zona Nord di Napoli ridando una valida funzione economica eco-sostenibile alle ex cave di tufo, significherebbe prima di tutto abbandonare l’idea attualmente già in vigore che vorrebbe che quell’area fosse la pattumiera di tutta Napoli. L’individuazione e l’effettiva realizzazione di una discarica di rifiuti cosiddetti “tal quale” nel pieno del Parco Metropolitano Collinare dei Camaldoli è in contrasto con la “Pianificazione territoriale” della Regione Campania, ma soprattutto è in contrasto con il buon senso. Non capisco come si sia potuto scegliere un sito che, secondo i piani territoriali regionali attuati dall’ex Presidente della Regione Bassolino, sarebbe destinato a diventare tutt’altro che una discarica. Questo è il dramma dell’incoerenza politica a Napoli che non riesce, per ragioni di profitto, a portare avanti una linea chiara e comprensibile per la qualità della vita dei suoi cittadini. Nonostante ciò, Comune di Napoli prima e Regione Campania dopo non hanno mosso un dito per impedire al Governo Berlusconi di realizzare nelle immediate vicinanze di un denso agglomerato urbano una discarica di quel tipo; per una amministrazione mediocre che per decenni non è stata in grado di portare la raccolta differenziata a più del 5-6%, avere una discarica a portata di mano è molto utile, anche a costo di fare scelte non condivise con il territorio, arrivando addirittura  ad accettare l’uso dell’esercito con una repressione senza precedenti contro la cittadinanza; repressione non solo fisica, ma anche psicologica perché questa quando si ribella contro la violenza dello Stato, è perfino accusata di essere collusa o manovrata dalla mafia. Queste scelte nefaste, che peseranno in termini di qualità della vita sulle presenti e future generazioni, dimostrano che questi politici divisi e contrapposti ritrovano l’unità esclusivamente per garantirsi l’incolumità di fronte alla legge o per danneggiare il popolo, come in questo caso. Il popolo di fronte all’esercito non può che stare a guardare in maniera passiva, sopportando e al più deprecando dopo che anche l’azione giudiziaria è stata neutralizzata tra prescrizioni, amnistie e processi brevi. 
L’idea di fare di Chiaiano, con le sue cave, la pattumiera di Napoli, riempiendole una dopo l’altra, potrebbe anche essere una scelta politica legittima secondo il modo di vedere di alcuni, però la maggior parte dei napoletani non la condivide; pertanto parliamo di due idee legittime e contrapposte che non possono assolutamente convivere pacificamente.
Evidentemente qui si scontrano l’idea della classe dirigente di Napoli e l’idea del popolo napoletano, due soggetti che fanno parte di un unico insieme; sembrerebbe un paradosso senza una ragionevole via di uscita, ma in realtà non è così in quanto l’idea giusta di un popolo è categoricamente la più potente in assoluto, anche perché una classe dirigente, in una vera democrazia, è l’espressione del voto popolare.
Attualmente esistono proposte alternative sul futuro delle cave, a nostro avviso, sono molto più coerenti con l’attuale “Piano Territoriale” della Regione Campania, e sicuramente sono vicine alle esigenze di qualità della vita degli abitanti e del loro territorio.
Non è da sottovalutare l’ipotesi di un bel castagneto attrezzato per le passeggiate a piedi e a cavallo. Per esempio una delle perle da incastonare in questo progetto alternativo potrebbe essere rappresentata da una fattoria grande didattica, con allevamenti di animali così si fornirebbe all'università di veterinaria di Napoli di una infrastruttura necessaria per far fare la pratica ai suoi studenti. E inutile dire che questo progetto si integrerebbe perfettamente con il quadro paesaggistico attualmente esistente. Così facendo il paniere del “marchio Napoli” si arricchirebbe ulteriormente con l’offerta di prodotti agricoli di vario genere. Questo diventerebbe uno spazio dove poter allevare animali e offrire prodotti locali di qualità.
In questo modo si darebbe più energia, lavoro e più serenità a tutti cittadini e agli operatori del settore che attualmente vivono la prospettiva della discarica come un incubo. 

 Decongestionare la zona ospedaliera dal traffico

La zona ospedaliera è un area strategica per la sanità pubblica, ma l’intasamento del traffico automobilistico è insostenibile, questo  danneggia la salute di chi vi abita e chi è costretto a raggiungerla per un’emergenza.

La zona ospedaliera è un’area del comune di Napoli che ricade nelle municipalità Arenella (cosiddetto Rione Alto) e Stella-San Carlo all’Arena (Colli Aminei). Il nome deriva dalla presenza di numerosi ospedali: il Cardarelli (il più grande della Campania, accoglie la sala operativa del Servizio di soccorso medico di emergenza 118 della provincia di Napoli), il Secondo Policlinico Universitario, la Facoltà di Medicina, Biotecnologie e Farmacia dell’Università “Federico II”, l’ospedale Pascale, l’ospedale Cotugno, l’ospedale Monaldi, l’ospedale CTO. Tutta l’area è un luogo di fondamentale importanza per i napoletani: non solo vi affluiscono ogni giorno migliaia di utenti di ogni tipo, ma è un punto di transito per migliaia di persone che vi passano per raggiungere i rispettivi luoghi di lavoro. Pertanto è quasi sempre congestionata dal traffico e nei giorni di pioggia si può dire che si blocchi del tutto. Questo disagio crea enormi problemi a chiunque viva nelle immediate vicinanze o frequenti il quartiere per le ragioni precedentemente accennate. Conseguenze sanitarie ed economiche, scarsa vivibilità della zona ospedaliera, il tutto legato al fenomeno della congestione del traffico automobilistico: problemi che meriterebbero una maggiore attenzione da parte del comune di Napoli, e che invece vengono aggravati ulteriormente dalla scarsissima manutenzione delle strade, dal manto stradale pieno di buche dovute alla inesistente manutenzione delle fogne (alcuni tratti fognari sono occlusi, quindi quando piove le strade si allagano letteralmente). La zona ospedaliera è servita da uno svincolo della tangenziale di Napoli (solo uscita) e dalla linea 1 della metropolitana, stazioni Policlinico e Rione Alto. Troppo poco, evidentemente; migliorerebbe molto la situazione la creazione di un raccordo stradale che colleghi via Leonardo Bianchi e l’entrata Camaldoli della tangenziale Napoli.

 

La zona Est di Napoli

Aspettando che diventi realtà:
Dare la possibilità a famiglie di poter ampliare il proprio spazio abitativo dando la licenza per costruire una mansarda abitabile con l'obbligo di renderla indipendente dal punto di vista energetico, quindi p
rodotti innovativi e pannelli solari sui tetti. Un modo per mettere in moto l'industria edile...e per modernizzare le periferie degradate, incentivando l'occupazione. Anche i condomini potrebbero usufruire di questa opportunità in quanto recupererebbero energia utile e una nuova abitazione d'affittare contribuendo alle spese condominiali...


Non dimentichiamoci di San Giovanni a Teduccio e i rioni limitrofi, quartieri della periferia orientale di Napoli. Pur non essendo molto vasto ha circa 30.000 abitanti ed è stato vittima della speculazione edilizia selvaggia della legge 167; molto si può fare per rivalutare questo quartiere, anche con lo strumento di un nuovo piano edilizio che sfrutti al massimo il lunghissimo lungo mare rivalutando e potenziando le linee di metropolitana attualmente esistenti, ma anche individuando alcune aree dove poter ampliare il centro direzionale di Napoli.   La zona Est di Napoli è ben servita dai trasporti su ferro ed è possibile quindi realizzare un piano di edilizia per lo sviluppo demografico sfruttando di più l’altezza. Realizzare grattacieli in stile Centro direzionale è un modello di industria edilizia che può..... ebbene non è difficile immaginare che è molto più dispendioso creare nuovi quartieri ex novo, nonché realizzare palazzi alti all’interno di un tessuto urbano preesistente, inoltre è possibile dimostrare che se un agglomerato urbano cresce demograficamente secondo questa idea, l’aumento di PIL e direttamente proporzionale all’aumento demografico.
Attualmente l’area Est di Napoli si presenta con i caratteri di una periferia fortemente degradata con abitazioni residenziali fatiscenti e numerosi capannoni industriali in parte dismessi, per queste sue caratteristiche è considerata la zona industriale di Napoli. Sarebbe opportuno puntare sullo sviluppo industriale ecosotenibile agevolando quei settori che non inquinano, progressivamente creare una zona residenziale di qualità, anche a ridosso del mare come prima accennavo, per attrarre nuovi residenti che attualmente lavorano nei numerosi uffici del centro direzionale e che attualmente per raggiungerlo arrivano dalla zona Nord e Ovest di Napoli, acuendo il traffico automobilistico cittadino e in particolar modo creano ingorghi sulla tangenziale di Napoli in prossimità dell’uscita/entrata. Attualmente grazie a progetti importanti come: il nuovo porto turistico di Vigliena, la nuova sede dell’università in costruzione nell’ex area Cirio, la produzione di energie pulite nell’ex centrale elettrica di Vigliena, il nuovo centro polifunzionale nell’ex area Feltrinelli e così via, assistiamo allo sviluppo di nuova imprenditorialità nel settore diportistico, della ricerca e dell'alta formazione, dell'aeronautica, dell'ICT, delle tecnologie ambientali, della ricettività turistica, delle strutture per la socialità e il tempo libero. Uno dei problemi più grandi delle imprese italiane è il costo del lavoro. Il piano Sud previsto dal Governo Berlusconi dovrà prevedere particolari agevolazioni fiscali destinate alle imprese  che tenga presente una adeguata riqualificazione di tutta l’area sviluppando un piano di edilizia residenziale per le fasce alte ed uno per le fasce medie. Pertanto, il Comune di Napoli dovrà realizzare una serie di interventi integrativi finalizzati alla riqualificazione urbana e al rilancio sociale dell’area. Uno strumento molto utile, sono le piattaforme informatiche intelligenti gestite da un unico soggetto, pubblico o privato, che dovrà pianificare l’insediamento di industrie che più si adattino all’interesse strategico della zona, che dovrà puntare naturalmente sul settore aerospaziale e manifatturiero, ma dovrà rispondere a domande di qualsiasi genere e dovrà essere l’unico referente per le imprese, anche nella richiesta ed espletamento della prassi burocratica, ma anche a domande relative alla disponibilità di aree e di edifici dismessi utilizzabili per nuovi insediamenti produttivi, creando le basi per attrarre l’interesse, verso l’intera area orientale, di possibili investitori non solo locali.

Lavoro e futuro: Istituti scolastici polifunzionali

Luoghi di aggregazione e di avviamento al lavoro: un metodo per incentivare i giovani a fare cose belle

La cultura di un uomo non si misura con la quantità di libri che legge, ma dal grado di rispetto che egli ha di sé e per gli altri e questo, a mio avviso, si impara vivendo. Per essere un bravo cittadino, rispettoso della legge, non è indispensabile studiare i programmi scolastici che il Ministero della pubblica istruzione ci propone: molto si impara anche fuori dalla scuola, attraverso l’arte o un mestiere. Certo la cultura è importante e il principio di identità nazionale secondo cui bisogna garantire a tutti una formazione più o meno ugualitaria è una conquista che non può essere dimenticata o sottovalutata.
L’insegnante o istituzione scolastica è, per una società moderna che ambisce a crescere e a produrre nuova ricchezza per le generazioni presenti e future, un eccellente incubatore di forza lavoro capace di “costruire” soggetti altamente preparati; attualmente però questa funzione non è adeguata specie se si guarda agli istituti professionali. I nostri centri urbani purtroppo stanno perdendo quel tessuto di apprendistato che una volta era prerogativa delle maestranze di quartiere, che fornivano ai giovani ottimi modelli da seguire e da imitare. Oggi i ragazzi sono costretti a convivere con modelli devianti che li allontanano dalle cose veramente necessarie, prima fra tutte imparare un mestiere; le cause sono diverse, ma a mio giudizio vi è una corresponsabilità della pubblica amministrazione e della società civile che assistono molto spesso in maniera passiva. Gli istituti scolastici presenti sul territorio dovrebbero puntare a un’offerta formativa più specialistica, per favorire l’ascesa dei giovani nel mondo del lavoro prima dei trent’anni. Non ha senso spingere i ragazzi a intraprendere percorsi educativi che alla fine non permetteranno loro di lavorare. Questo sistema sta per saltare, esso produce aspetti positivi e altri negativi, da un lato aumenta la domanda degli iscritti all’università e dall’altro diminuiscono le opportunità per chi si laurea. Maggiori iscritti significa maggiore tasse, quindi più soldi, che vanno a finanziare, quando va bene, quei migliori allievi che alla fine del loro percorso entreranno in maniera precaria nel mondo del lavoro, altri andranno a incentivare lo sviluppo economico di altri paesi; ma maggiori iscritti vuol dire più spese e se queste non sono supportate da maggiori investimenti, la qualità della vita all’interno degli atenei diminuisce, ciò produce servizi più scadenti e la qualità dell’apprendimento diminuisce. Oggi a Napoli esistono tanti minori a rischio ed esistono in Italia tanti giovani diplomati o laureati che non hanno ancora un’idea precisa sul loro futuro professionale: questi giovani devono pur sempre sopravvivere, e allora ecco che si improvvisano sulla base di ciò che il quartiere gli propone. Le maestranze di quartiere che attualmente garantiscono uno stipendio sono spesso quelle legate ad attività illecite e poco raccomandabili. Molto spesso è la disperazione di un avvenire senza futuro che favorisce la micro-criminalità. La quasi totale scomparsa di modelli costruttivi in alcune zone di Napoli è un problema che deve essere affrontato con molta serietà e competenza dalle istituzioni preposte. Esistono tanti giovani che a trent’anni, dopo aver studiato una vita intera, non trovano lavoro nell’ambito delle loro competenze specifiche: dopo questo lungo percorso di formazione non incontrano un posto di lavoro sicuro e duraturo, quindi nessuna certezza di potersi costruire un futuro dignitoso. Esistono giovani che non amano studiare e che non sanno cosa fare dopo la scuola. Per questi ragazzi è necessario proporre un’alternativa: per esempio quella di fare un percorso lavorativo e formativo  presso privati che sono disposti, anche ad assumerli dopo un periodo di formazione. Esistono giovani che in alcune fasi della loro vita vogliono divertirsi, ebbene facciamoli divertire in strutture dove possano trovare quello che cercano supportati da modelli positivi.  Ovviamente c’è qualcosa che non quadra: la colpa, a mio avviso, è di chi non ha saputo motivare questi giovani a intraprendere percorsi formativi diversi, perché in Italia non sappiamo cosa significa il termine pianificare. Non dovremmo allora stupirci se alcune figure professionali stanno scomparendo come l’idraulico, il fabbro, il contadino, l’elettricista, il sarto, il fornaio, gli artigiani del settore artistico... A Napoli esiste storicamente una tradizione artigianale di spessore mondiale con una serie di prodotti artistici universalmente apprezzati, eppure questa cultura sta morendo. Le istituzioni, invece di potenziare e far quadrato intorno a questi operatori per tutelarli dalla globalizzazione selvaggia, stanno a guardare, come se il declino di queste maestranze dipendesse da una forma di selezione naturale. La parola d’ordine in questi casi è promozione, il che significa: premi, riconoscimenti da parte delle istituzioni, mercatini rionali, fiere dell’artigianato a livello locale, nazionale e internazionale, ma anche delle vere e proprie competizioni, che dopo una selezione locale permettano di accedere a una competizione nazionale e poi ancora internazionale, per incentivare la nascita di imprese nuove che, dapprima piccole, aumentino sempre di più il loro giro d’affari. Napoli e tutto il Meridione necessitano di un istituto universitario di design che inglobi i saperi artigianali e artistici, che faccia programmazione e promozione, che sia in grado di dare le giuste motivazioni ai giovani che hanno buone attitudini all’innovazione e alla manualità, e che aiuti a intensificare rapporti di collaborazione con altri istituti di questo genere presenti sul territorio italiano ed europeo. Ogni istituto scolastico potrebbe utilizzare le ore pomeridiane per attività di avviamento al lavoro. Il pomeriggio è un lasso di tempo che può servire agli studenti per studiare, imparare un mestiere, imparare una forma d’arte, ma il tutto può e deve avvenire all’interno delle scuole o in istituti specifici che attualmente sono scarsi e insufficienti. Almeno ogni municipalità dovrebbe essere dotata di uno o più centri di questo tipo, in base alla densità della popolazione. L’essere un buon cittadino, consapevole e con tanta voglia di fare e partecipare è una abitudine che deve essere perseguita e incoraggiata nel tempo con pazienza e dedizione. Questo è un obiettivo di cui una classe dirigente non può non tenere conto ed è dovere delle istituzioni incentivare l’occupazione artigianale, che rappresenta uno scudo protettivo di non trascurabile importanza in un’economia globalizzata. Inoltre l’artigianato svolge in una società civile un ruolo sociale di inestimabile valore, in quanto è lontano dal liberismo selvaggio, generalmente produce più qualità, ed è necessario per la promozione e la tutela del patrimonio artistico e monumentale del territorio italiano. Anche in questo caso sarebbe utile istituire un vero e proprio metodo per incentivare lo sviluppo della coscienza civile dei giovani (così come fu il metodo Montessori),  e perché no, l’istituzione di un progetto nazionale per la salvaguardia delle tradizioni locali e dei mestieri con tanto di riconoscimenti e di onorificenze per le esperienze meglio riuscite e più meritevoli.

La regola e la pesante burocrazia

Troppa burocrazia diventa un ostacolo per i cittadini e per gli stranieri, che sempre più rappresentano una risorsa economica di non trascurabile importanza per il sistema Italia

A Napoli la tanto enfatizzata riforma della Pubblica Amministrazione ancora non si avverte. Realizzare un’idea diventa un’impresa a volte quasi impossibile a causa di una eccessiva burocrazia. I piccoli imprenditori, artigiani e cittadini sprecano ancora molte risorse per gestire i complessi rapporti con la pubblica amministrazione. Troppe le leggi e le loro interpretazioni, tanto che per capirle occorrerebbe talvolta la presenza di un esperto; troppi sono gli adempimenti e troppi gli uffici pubblici, che a volte sono lontanissimi uno dall’altro: se si ha la sfortuna di dover consegnare due documenti in due uffici lontani fra loro bisogna perdere due giornate di lavoro. Troppi divieti e inutili regolamenti limitano la libertà dei cittadini. Il metodo delle autocertificazioni e l’elemento informatico sono ancora poco utilizzati, si perdono intere giornate tra gli uffici e tra le carte per capire e farsi capire dai funzionari che non capiscono, perché stressati, poco informati o semplicemente incapaci di svolgere in maniera efficiente la funzione che sono chiamati (e pagati) a svolgere. È inutile dire che questo problema ostacola lo sviluppo economico e culturale dei singoli cittadini, che si vedono sempre più isolati e abbandonati al loro destino. Inoltre questo problema rafforza un clima di scarsa trasparenza, dove attecchiscono il clientelismo e gran parte dell’illegalità e della corruzione.
Anche in questo caso l’aiuto di centri di servizi informatici pubblici o privati può diventare molto utile. Chiaramente questi centri per lavorare in maniera efficiente e a costi bassi dovrebbero operare con modelli informatici capaci di accedere alle più diverse banche dati per la richiesta di documenti, ovviamente delegati e commissionati dal singolo cittadino. La struttura attualmente mancante per questo tipo di iniziativa sono le piattaforme informatiche centralizzate per la ricerca strutturata, una vera e propria banca di dati che ha la funzione di essere consultata da chiunque abbia il codice di accesso, per la richiesta e rilascio di documenti e per soddisfare esigenze di qualsiasi genere come prenotare visite mediche direttamente da casa o attraverso il medico di famiglia, fare denunce per smarrimento di oggetti, esposti, reclami, segnalazioni di inefficienze e disservizi...
Le agenzie informatiche (ripeto, non necessariamente pubbliche) dovranno essere presenti sul territorio a seconda della densità di popolazione che ritiene necessario l’utilizzo di questo tipo di servizio. Queste agenzie dovranno essere in grado di rispondere alle proposte e alle occorrenze di tutti i cittadini e anche dei turisti. Inoltre per attrarre investimenti sul territorio, questi centri dovranno essere in grado di rispondere anche a domande del tipo: dove mi conviene aprire un certo tipo di negozio o offrire un certo tipo di servizio? Insomma fare in modo che il cittadino da un lato diventi più consapevole delle potenzialità che il suo territorio gli offre e dall’altro abbia tutto più a portata di mano.

La guerra dei capitali

Napoli è una città ferma con un livello di innovazione quasi zero

Un altro problema che limita lo sviluppo economico di questa città è la cosiddetta guerra dei capitali. Questo conflitto genera l’emigrazione di ingenti capitali in altre città o all’estero e al tempo stesso limita l’interesse di investitori verso il nostro territorio, in quanto la nostra classe dirigente vive come fosse su un altro pianeta, occupata a spendere ciò che si prende. Questo, a mio avviso, rappresenta l’ennesimo limite della politica campana. Antidoto a questa fuga sarebbe trovare il modo di fare partecipare costruttivamente gli investitori alla realizzazione della qualità della vita a Napoli. Quando si dice che Napoli è una città ferma si intende che essa non ha un progetto per attrarre capitali, il che significa che non ha un progetto per la qualità della vita, quindi non è nella condizione di attrarre turismo di qualità, cioè quel turismo che si ferma, che vive la città e che spende per acculturarsi, per divertirsi e per il piacere generale. Rifiutare l’esistenza di questo problema genera la deturpazione dell’ambiente e produce degrado culturale. Affrontare questo problema significherebbe attrarre e porre i capitali al servizio del benessere della città, e soprattutto a favore dei napoletani. Investire nell’iniziativa privata, sottomessa alle regole della politica e del bene comune, è l’unica cosa da fare per creare sviluppo eco-sostenibile. I metodi per attrarre capitali per il bene comune sono molteplici: uno di questi è sicuramente il metodo della privatizzazione dei trasporti pubblici, un altro può riguardare le concessioni per la gestione di beni e servizi comunali, o ancora un nuovo piano regolatore mirato allo sviluppo eco-sostenibile del territorio, la vendita del patrimonio immobiliare. Il ricavo di queste operazioni fornirebbe il Comune di Napoli di un capitale utile per investire nel potenziamento strutturale e per creare più concorrenza di qualità, il tutto a favore dei nostri amati concittadini e per la realizzazione di un vero e proprio indotto commerciale a favore della potente macchina del turismo. Il potenziamento dovrà essere mirato non solo a realizzare ciò che ancora manca, ma anche a concatenare quanto più possibile ciò che attualmente risulta essere scollegato a causa dell’incapacità organizzativa dei nostri dirigenti.

Una meritata risposta al sindaco
Nei periodi di abbondanza si è speculato sulla spesa pubblica, oggi Napoli rischia il collasso

Il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino viene eletta nel 2001 con il 52,9% dei voti, sostenuta in giunta dai partiti del’Ulivo, battendo al ballottaggio il candidato del centrodestra, Antonio Martusciello; viene riconfermata sindaco nel 2006 con il 57% delle preferenze contro il candidato del centrodestra Franco Malvano, ex questore di Napoli; il primo cittadino, che ha il dovere di garantire lo sviluppo della qualità della vita, scrive l’11 gennaio 2009 una lettera ai suoi amati concittadini a mio avviso inopportuna; un errore che va sottolineato.
Riporto il testo integrale della lettera e mi propongo di commentarla costruttivamente per il bene di tutte le famiglie napoletane. Prima vorrei però ricostruire, per quanto possibile, il contesto sociale di quei giorni con poche parole: ci troviamo in piena emergenza rifiuti, la più grave di tutti i tempi, la città diventa la vetrina della monnezza, stracolma di rifiuti, la gente è esasperata dall’enorme disagio e dalla prospettiva dei rischi per la salute. L’ennesima emergenza chiaramente prevedibile, tanto da far sospettare legittimamente che sia stata, come tutte le altre emergenze, una manovra pilotata per aprire una nuova discarica in città e chiedere nuovi sacrifici al territorio ai danni dell’ambiente.

“Care concittadine e cari concittadini, in questi giorni ho varato la nuova Giunta comunale: cinque nuovi assessori, che in aggiunta ai sei nominati nello scorso maggio, danno il quadro di un rinnovamento forte e concreto. Si tratta di professori universitari, professionisti, imprenditori figli di questa città che si dedicheranno al suo esclusivo servizio. L’ho deciso poiché ho ritenuto in coscienza di dare in questo momento di grande incertezza e sofferenza per questioni rilevanti di etica pubblica (a prescindere dalla fondatezza, o meno, di accusa di natura penale), che hanno lambito la nostra amministrazione, una risposta forte e responsabile. Avrei potuto ascoltare le tante sirene che “consigliavano” di lasciare, oppure al contrario di “farmi guidare” nelle mie scelte. Ho ascoltato tutti e alla fine, rispettando il mandato ricevuto due anni e mezzo fa dal 57% dei napoletani, ho deciso di continuare a lavorare per la mia città. Mi guidano onestà e coscienza nonché i valori della Costituzione della Repubblica italiana e la profonda convinzione che è più facile abbandonare la nave nei momenti difficili che trovare il coraggio e la forza per uscire da queste difficoltà e navigare verso rotte più sicure.
La città ha bisogno di un sereno e fattivo comune lavoro e non certo di “pause istituzionali” o di “governi commissariali” ontologicamente lontani da ogni logica di partecipazione. Ripartiamo ribadendo che il Consiglio Comunale, in quanto organismo eletto democraticamente dai cittadini è, secondo le competenze attribuitegli dalla legge, il luogo deputato a tracciare e controllare le politiche della città. Napoli sta facendo i conti con le sue insufficienze e debolezze, con i suoi errori e la povertà in un quadro internazionale confuso e complicato, con una crisi economica che mette in ginocchio economie forti e sviluppate, città ricche e potenti. Non abbiamo bisogno di elencare i problemi, li conosciamo tutti, quello che serve alla città è recuperare fiducia in se stessa, rafforzare gli anticorpi della legalità e della trasparenza, operare contro la camorra, la micro e la macrocriminalità. Lo deve fare l’intera comunità a partire dal comportamento dei singoli. In questi anni ho sempre combattuto catastrofismo e vittimismo, poiché dobbiamo imparare a non lamentarci e pretendere ma a costruire e lavorare, sapendo altresì che lo sviluppo di una città dipende in gran parte dalle politiche dei governi nazionali e dall’attenzione di investitori locali, nazionali e internazionali e dall’opinione pubblica. Ed è per questo che parlo spesso dell’altra Napoli, affinché il Paese conosca la complessa realtà fatta di problemi e insufficienze, ma anche di progetti in corso, cantieri aperti, realizzazioni di assoluto valore nazionale e internazionale. Chi promette miracoli mente ma la nuova fase che abbiamo aperto mira a completare importanti realizzazioni.
L’Amministrazione comunale nei prossimi mesi metterà particolare attenzione al tema della cura della città e della valorizzazione dei beni comuni, degli spazi e delle funzioni pubbliche, con l’obiettivo di migliorare la sua qualità della vita. È necessario che Napoli, a partire dalla sua classe dirigente, rialzi la schiena e accetti la sfida, ardua ma non impossibile, di lavorare per una ripresa che ci sarà se sapremo mobilitare le energie migliori come la città spesso ha fatto nei momenti di maggiore crisi. Con questa consapevolezza delle nostre difficoltà, ma anche con il fermo proposito di affrontarle e superarle continuando con la nuova Giunta a svolgere il lavoro al servizio dell’interesse generale della città, mi rivolgo a voi tutti, cari concittadini, per esortarvi a non lesinarmi critiche, ma anche e soprattutto a mantenere un impegno comune per il futuro della nostra città. “

Questa lettera non soddisfa affatto noi napoletani e manifesta ancora una volta il fallimento di tutta la classe dirigente. Innanzi tutto chi vive il disagio del degrado cittadino avrebbe voluto sapere se il sindaco di Napoli possiede gli strumenti soggettivi e oggettivi fondamentali per affrontare i problemi della città, cioè se ha un progetto per risolverli, ammesso che li conosca a fondo. Questo e solo questo avrebbe dovuto spiegare: invece ha sprecato per l’ennesima volta soldi della comunità per giustificare un fallimento politico che coinvolge lei in prima persona e il partito che non è in grado di imporsi e schierarsi dalla parte della coscienza civile. Saper fare autocritica e ammettere i propri errori è il gesto più saggio e difficile da fare per un uomo, dal momento che mettersi in discussione significa minare la propria esistenza politica. Il grande filosofo greco Socrate scelse il suicidio, per aver violato le leggi di una falsa democrazia. Oggi la Iervolino in virtù di questa falsa e personalissima democrazia, che si contrappone ai nobili principi costituzionali, rinuncia a dimettersi, nonostante la sua deprimente azione di governo. Innanzi tutto il sindaco promette che da quella data in poi, cioè dall’11 gennaio 2009, finalmente si occuperà della qualità della vita dei suoi concittadini e questa è forse la notizia più rassicurante, inoltre confessa che i sei assessori sostituiti non hanno lavorato a esclusivo servizio della città. Non vorrei essere nei panni di chi ha perso la faccia, giustamente o ingiustamente, per queste sue affermazioni. La cosa ancora più sconcertante è che non si capisce se l’esistenza della camorra, della criminalità o della microcriminalità sia la causa principale del suo fallimento; il sindaco dice delle cose di una gravità inaudita poiché, se queste organizzazioni hanno un potere così forte, perché ha governato per tutti questi anni senza denunciare una cosa così grave? Perché solo alla fine del suo insufficiente mandato si appella a esternazioni di questo tipo? A mio avviso è una facile trincea dove rifugiarsi per deresponsabilizzarsi. In realtà nella sua azione di governo risultano evidenti alcuni aspetti patologici, che hanno minato i nobili risultati politici che i napoletani si attendevano, e cioè una Napoli moderna e quindi strutturalmente più efficiente e idonea alle esigenze di crescita e sviluppo culturale. Nella realtà il primo cittadino di Napoli ha scelto la sua squadra in funzione di logiche perverse, scegliendo assessori inadeguati. Non vedo il motivo per il quale si chieda al cittadino di contribuire nella denuncia di disservizi, quando esiste un assessore preposto che dovrebbe lavorare dalla mattina alla sera per conoscere e risolvere i disservizi. Quello che si vede è incapacità e poca immaginazione da parte dei singoli dirigenti nell’organizzarsi metodologicamente per affrontare i problemi. Si parla molto della poca trasparenza, un classico problema che denuncia il fallimento politico di una amministrazione: come mai non si riesce a risolverlo? Eppure gli strumenti ci sono, basterebbe sfruttare in maniera intelligente il mezzo informatico, per pubblicare gli atti o per acquisire domande di partecipazione a gare o a bandi. Tuttavia lo strumento per eccellenza per affrontare il problema della trasparenza è il metodo della tracciabilità: questo metodo ha valenza generale e si può applicare a ogni singola parte della macchina amministrativa di una città e non solo. Esso ci permette di seguire all’istante qualsiasi decisione, qualsiasi provvedimento, e ogni singola e minima cosa che accade o che si muove. Qualche tempo fa mi capitò di dover andare al Comune di Napoli per depositare un documento, un’esperienza straordinaria, mi parve di aver usato la macchina del tempo: ebbi l’immediata sensazione di essermi immerso in un periodo storico diverso dal mio, fatto di carte e scrivani impazziti. In questa babele c’è sempre chi è pronto a scavalcarti grazie a una conoscenza più forte della tua, il cosiddetto “santo in paradiso”. Questa città, a giudizio di chi la vive quotidianamente, risulta essere non vivibile! Una città pesantemente burocratizzata, dove la gente si avvilisce solo al pensiero di dover richiedere un documento all’INPS o in un altro ufficio. Cose che si dovrebbero fare in mezz’ora al massimo occupano una mezza giornata, se tutto va bene. All’ospedale San Paolo ci vuole un giorno solo per prenotare una visita medica, poi dopo almeno una settimana – in genere molto di più – bisogna fare un’altra fila per pagare il ticket, infine la visita dura al massimo qualche minuto: lo specialista su un referto incomprensibile preferisce non segnare né data, né luogo, né il suo nome e cognome, ed è inutile dire che le visite sono parecchio approssimative. Questa è una città che non offre sufficienti garanzie di benessere sociale, non offre opportunità di lavoro continuativo a qualsiasi livello, non offre un mare pulito ma una sorta di fogna. Per non parlare della carta dei servizi ASL della Regione Campania che arriva a tutti tramite le pagine gialle, che è stata ovviamente scritta da qualcuno consapevole che il servizio risulta essere scadente e forse per questo chiede al cittadino di contribuire a denunciare disservizi per migliorare le cose, come se l’assessore o dirigente apposito non ne fossero già informati. E se il cittadino ha disservizi da segnalare, deve passare ore e ore al telefono con un operatore di call center, che alla fine gli rilascerà anche un numero di protocollo: meraviglioso. Ultimamente mi è capitato di dover andare al pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli, e mi è parso di essere al fronte: gente che si lamentava aspettando il proprio turno, mentre gli ammalati venivano chiamati a gran voce in un frastuono infernale. Arrivato finalmente il momento della visita, sono entrato in una stanza in cui c’erano diverse scrivanie, una attaccata all’altra, con diversi specialisti dietro. Eravamo in tre ad aver bisogno di attenzione, ognuno con un pezzo di carta in mano sul quale era stato annotato, in maniera incomprensibile, qualcosa. Non sapevamo a chi rivolgerci, il tutto in una atmosfera da campo di battaglia. Alla fine ognuno di noi fu visitato in quello stesso stanzone, in un angusto spazio delimitato da orribili tendine, ognuno su un lettino malconcio su cui non tutti ebbero la fortuna di potersi appoggiare su un lenzuolo di carta stropicciato. Fui medicato alla meno peggio da un dottore stressato; alla fine mi fu rilasciato un pezzo di carta scritto a penna sul quale a stento riuscii a capire che mi veniva consigliata una settimana di riposo assoluto. Questa esperienza denuncia il livello di qualità dei servizio ospedaliero di uno degli ospedali più importanti di Napoli. Si potrebbe scrivere per una vita per denunciare gli sprechi e i disservizi di Napoli. Appalti, subappalti, sub-subappalti per realizzare servizi inesistenti oppure per montare apparecchiature mai funzionanti. La domanda vera è una sola: dove sono i responsabili di questi sprechi? Chi dovrà mettere mano alla tasca per ripagarci del danno subito, forse il sindaco o il presidente della Regione? Il metodo della tracciabilità del resto porterebbe fino a loro, non in quanto responsabili in prima persona dei fatti o dei reati, ma perché detengono una responsabilità politica è aver disonorato gli impegni presi in tanti anni di lavoro è, questo sì, un “reato”: provoca infatti danni macroeconomici per il benessere culturale di un’intera comunità. Per usare le stesse parole che il sindaco ha utilizzato nella sua lettera ai cittadini di Napoli, riferendosi al momento di grande incertezza e sofferenza economica a livello mondiale, nonché alle insufficienze e debolezze locali, diremo che questi sono gli effetti dei danni macroeconomici e culturali che l’azione di governo ha purtroppo generato. Lavorare bene e lavorare tutti è l’unico modo per affrontare le cicliche crisi economiche che riguardano questo tipo di organizzazione sociale. Mettersi al riparo lavorando per la funzione nobile è l’unico modo per affrontare più serenamente questo clima complicato e confuso del quadro internazionale.

Punti d’arrivo
No ai partiti-impresa che per governare premiano i clienti migliori. Napoli soffre la mancanza di uomini capaci di guidare un popolo verso la modernità e la civiltà

Se vogliamo far rinascere veramente questa città e il Sud Italia dobbiamo imparare a pretendere dai nostri politici un’elevata preparazione in materia di qualità della vita, perché solo allora avremo delle vere opportunità civili e democratiche, che ci permetteranno di vivere un presente più dignitoso e di dare un futuro concreto ai nostri figli.
Napoli possiede un potenziale paesaggistico e culturale senza paragoni al mondo, che noi tutti abbiamo il dovere di tutelare, perché rappresenta il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro in termini di sopravvivenza e di benessere economico. La classe dirigente che ci ha governati non sempre è stata all’altezza di questo nobile compito. Oggi noi napoletani con questa nuova sensibilità e questa nuova consapevolezza vogliamo riappropriarci della nobile funzione della politica. Noi riteniamo che questo patrimonio di idee debba essere rivalutato e messo a disposizione del mondo intero. Iniziare questo nuovo percorso è necessario specie per una città che si presterà a ospitare nel 2013 uno degli eventi più interessanti della storia, il Forum universale delle culture. Abbiamo bisogno di dare un segnale forte ai grandi partiti che ci hanno rappresentato e ci rappresenteranno, partiti mastodontici che per sopravvivere le hanno provate tutte, non hanno fatto altro che inseguire i problemi, senza una strategia, senza un progetto. Il centrosinistra a Napoli non ha saputo cogliere l’occasione nemmeno per creare le fondamenta di uno sviluppo sostenibile, ha semplicemente giocato con i sentimenti di un popolo ideologicamente tendente a sinistra. Come ho già specificato nella prima parte, Napoli e tutto il Meridione possono giocare un ruolo da protagonisti per l’Italia e il mondo intero.
Combinare l’insieme delle idee concrete necessarie per lo sviluppo ecosostenibile è un lavoro prettamente scientifico, perché la cosa importante sta nel trovare la combinazione più efficiente capace di creare benessere1economico per tutti, salvaguardando l’ecosistema. La politica a Napoli deve ripartire dal concetto di qualità della vita, che è l’indicatore per eccellenza del grado di democrazia di un territorio. Democrazia significa rimuovere gli ostacoli che limitano la crescita della qualità della vita del cittadino e del territorio. Questa è la nostra consapevolezza e quando riusciremo a far capire a tutto il popolo partenopeo l’importanza di questo strumento, allora ci riterremo soddisfatti.
Si è chiusa una stagione ed è arrivato il momento di fare i conti. Il centrosinistra paga i danni per errori devastanti nei confronti di questa meravigliosa città e di chi la vive. Il buon senso civico partenopeo a questo punto vuole che, a pagarne le conseguenze, sia anche il partito democratico, che si è piegato agli interessi personali dei pochi ai danni dei suoi molti ex elettori.


Qualità della vita Napoli

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28 ago 2012 – Parlerò di Napoli, un tempo capitale del regno, per mostrare come si può realizzare praticamente la qualità della vita in un territorio, elencando ...



[1] Fuorigrotta (in napoletano Forerotta) insieme al quartiere Bagnoli forma la decima municipalità del comune di Napoli.
Meno esteso di Chiaiano, con i suoi 76.521 residenti è il quartiere più popoloso di Napoli. Confina, oltre che con Bagnoli, con i quartieri Soccavo, Pianura, Vomero, Chiaia e Posillipo (in linea d’aria, non essendoci strade che collegano direttamente i due quartieri per via della forte pendenza che li separa).



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