Napoli - vivibilità
Napoli è una città bellissima, ricca di storia millenaria e di cultura che si è stratificata nel tempo, si affaccia ad anfiteatro su uno dei golfi più dolci e incantevoli del mondo. Vanta un clima mite e offre paesaggi incantevoli sia dal punto di vista urbano che naturalistico. Famosa in tutto il mondo per l'arte, per il suo artigianato artistico, per la poesia, la solarità e l'espansività del suo popolo. Ai napoletani e ai visitatori offre panorami molto suggestivi.
Secondo questa prospettiva Napoli dovrebbe essere una città con alti livelli di qualità della vita....e invece?
Purtroppo così non è, vediamo perché...
Napoli è una città con uno scarso livello di qualità della vita. In Italia, se si considerano le classifiche attualmente disponibili è considerata pressoché ultima, una caratteristica analoga a tutte o quasi le città del sud Italia. La qualità della vita media è bassa a causa dei molteplici disagi, tuttavia, non tutti qui a Napoli percepiscono le cose nello stesso modo come sottolinea, anche, lo scrittore Erri De Luca, che consiglia di prendere con le dovute cautele i risultati di queste statistiche.
La qualità della vita dipende anche dalla capacità di percepire. Intorno a questo nobile argomento si possono fare discorsi soggettivi ed oggettivi, ma attenti a idealizzare troppo, la realtà va vissuta attraverso i sensi che la natura ci ha donato quotidianamente e da cittadino non privilegiato. La critica basata anche sulla comparazione, finalizzata a migliorare ciò che si deve, è un'attitudine buona e giusta di non trascurabile importanza. Credo fermamente nei punti di forza della mia amata Partenope, ma nel viverla quotidianamente si capisce chiaramente che è una città che deve imparare a gestire la complessità dei numerosi conflitti d'interesse, inoltre sono estremamente convinto che noi napoletani stiamo crescendo da tutti i punti di vista, pian piano stiamo assorbendo le istanze concrete che l'Ideologia della qualità della vita propone (Ideologia della qualità della vita Isbn: 9788891036834 di Domenico Esposito); ed è proprio con questa nuova sensibilità che la politica partenopea, si sta confrontando quotidianamente da qualche anno a questa parte, ancora con modi e tempi incerti, a mio avviso, ma comunque è un segnale, che spero converga sempre più verso le cose necessarie, è un dovere, se vogliamo crescere tutti insieme come sistema, puntando sulla competitiva e la crescita felice.
Domenico Esposito
Questa che segue è una risposta poetica dello scrittore Erri De Luca riguardo la recentissima classifica sulla qualità della vita stilata partendo dagli indicatori economici e sociali, applicati, secondo criteri trasparenti, a tutte le città italiane. Queste valutazioni sono molto utili per conoscere le città italiane da una prospettiva specifica. Il discorso si fa più interessante e articolato quando queste classifiche si utilizzano come base di partenza per fini che possono essere di vario tipo: commerciali, politici, economici, quindi culturali ecc.
Erri De Luca, difende la città di Napoli con queste parole:
"Ignoro i criteri di valutazione ma dubito che siano adeguati allo scopo. C'è qualità di vita in una città che vive anche di notte, con bar, negozi, locali aperti e frequentati, a differenza di molte città che alle nove di sera sono deserte senza coprifuoco. Considero qualità della vita poter mangiare ovunque cose squisite e semplici a prezzi bassi, che altrove sarebbero irreali. Considero qualità della vita il mare che si aggira nella stanza del golfo tra Capri, Sorrento e Posillipo. Considero qualità della vita il vento che spazza il golfo dai quattro punti cardinali e fa l'aria leggera. Considero qualità della vita l'eccellenza del caffè napoletano e della pizza. Considero qualità di vita la cortesia e il sorriso entrando in un negozio, la musica per strada. Considero qualità della vita la storia che affiora dappertutto. Considero qualità della vita la geografia che consola a prima vista, e considero qualità della vita l'ironia diffusa che permette di accogliere queste graduatorie con un "Ma faciteme 'o piacere. Per consiglio, nelle prossime statistiche eliminate Napoli, è troppo fuori scala, esagerata, per poterla misurare".
Andiamo ora ad approfondire i fattori che penalizzano la maggior parte delle città densamente popolate come Napoli:
Il traffico automobilistico nelle città crea enormi problemi di salute, ordine pubblico, inefficienze e degrado; esso crea problemi di scarsa competitività all'intero sistema economico. Il congestionamento automobilistico è una delle cause dello scarso rendimento sul lavoro, che diminuisce a causa del tempo che si è costretti a stare in macchina bloccati nel traffico e per lo stress che si accumula. La qualità della vita dell'individuo e del gruppo che esso frequenta, generalmente peggiora.
Questo è uno problema fondamentale molto sentito in tutte le città densamente popolate, soprattutto in quelle città dove il problema viene trascurato, cioè dove le amministrazioni politiche di questi luoghi sottovalutano il problema. Prima di tutto bisogna essere ben consapevoli che esistono vari tipi di metodi che vengono utilizzati per affrontare il problema del traffico. Ma esiste un criterio unico generale!
Quale? Al momento non sono disposto a rivelarlo, a meno che non mi verrà richiesto esplicitamente e formalmente da chi di dovere.... Cerchiamo ora di approfondire la questione, con un esempio emblematico:
Napoli non è un modello di avanguardia europea in materia di vivibilità e viabilità, nell'ottocento e in altri periodi della storia forse si, ma oggi, dopo anni di abbandono e di politiche sbagliate, assolutamente no - siamo gli ultimi e l'amministrazione de Magistris, per il momento sta aggravando la situazione a vantaggio di alcune zone rispetto ad altre. Siamo indietro dal punto di vista infrastrutturale, manca una strategia e un criterio eccellente (quel famoso criterio misterioso), necessario per affrontare il problema del congestiona-mento del traffico automobilistico in città. Il potenziamento del servizio pubblico dei trasporti, Zone a Traffico Limitato in sigla ZTL, aree pedonali, pianificazioni accurate sui flussi, ampie strade, piste ciclabili, l'attivazione di parcheggi pubblici nelle aree periferiche, anche in prossimità delle ZTL, ingresso a pagamento nei centri, rappresentano l'insieme di una serie di provvedimenti giusti e doverosi, soprattutto per alcune ZTL fatte a Napoli. Il problema è che a Napoli non c'è stato tutto questo in maniera accorata, si sta procedendo in maniera disorganizzata; bisognava pensarci prima e non dopo. Le pianificazioni accurate vanno fatte a monte, cioè fatte a priori e non a posteriori, da questo punto di vista l'amministrazione comunale è stata superficiale, lavora sperimentando, facendo tentativi e cambi continui per venire incontro alle esigenze dei cittadini, i quali sono ormai esasperati e stufi di questi continui tentennamenti. La parola d'ordine è un criterio, che esiste e, a mio avviso, rappresenta l'unico che può risolvere in maniera definitiva il problema di Via Caracciolo e del congestionamento del traffico automobilistico a Napoli. La cosiddetta ZTL di VIa Caracciolo, che tale non è, perché si tratta di una vera e propria chiusura di una strada strategica indispensabile per la viabilità, si tratta di una arteria importante per il deflusso automobilistico... che Napoli in questo momento non può farne a meno.
Altro problema è lo smaltimento dei rifiuti liquidi e solidi
I rifiuti che una città produce, solidi e liquidi, soprattutto in una città come Napoli, così densamente popolata, devono essere smaltiti con molta cura. Altrimenti inquinano le terre e il mare, sottraendo qualità ed efficienza produttiva al settore primario, fondamentale per Napoli. Quindi abbiamo bisogno di un indotto completo per lo smaltimento cosa che la città, oggi 2013, non possiede ancora.
Attualmente l'amministrazione comunale guidata dal nuovo Sindaco De Magistris ha raggiunto il 26% (alcuni, invece parlano del 21%) di raccolta differenziata e la maggior parte dei rifiuti vengono smaltiti fuori città, molti di questi vengono portati con navi addirittura nei paesi del nord Europa. Inoltre, ho riscontrato personalmente, osservando alcuni operatori Asia, l'azienda che si occupa della gestione dei rifiuti solidi e del recupero in strada, che la raccolta differenziata non viene fatta come si dovrebbe, capita che all'interno di un camion viene messo vetro, plastica e indifferenziato insieme. Forse non esiste tutta questa esigenza di fare una raccolta differenziata di qualità, forse si differenzia in un secondo momento e sono proprio quelli che ricevono i nostri imballi di rifiuti a trattarli con apposito indotto, chiamato trattamento meccanico-biologico (TMB), che a Napoli non abbiamo ancora. Il risultato è che in un periodo di crisi occupazionale le nostre tasse, per esempio quella sui rifiuti, che a Napoli aumenta anno dopo anno, contribuisce al finanziamento della crescita economica e occupazionale dei nostri concorrenti europei. Mi chiedo: perché a Napoli non esistono imprenditori capaci di fare quello che in altre città fanno? Credo ci sia un problema di volontà politica, un classico esempio di scollamento sistemico sociale; la politica è incapace di fare sistema mettendo d'accordo cittadini ed imprese per risolvere un problema che riguarda tutti e tutti i fondamentali settori produttivi del territorio. Per quanto riguarda i rifiuti liquidi, acque fognarie (nere e bianche, non né parliamo proprio) posso dire solo che ad oggi Marzo 2013, esistono a Napoli e in provincia, ancora scarichi abusivi che scaricano direttamente a mare, esistono depuratori insufficienti e non a norma, per non dire peggio. Considerando tutti gli aspetti appena menzionati, è evidente l'inadeguatezza delle misure politiche attualmente adottate dalla città. Purtroppo la situazione richiederebbe una guida politica lungimirante oltre che civica.
Chiediamo soluzioni appropriate!
Trasporti pubblici carenti e non adeguati ad una città moderna con un potenziale di sviluppo enorme.
Un altro elemento che determina notevoli disagi è il trasporto. Quasi tutte le azienda di trasporto pubblico sono indebitate e rischiano il fallimento, alcune linee di trasporto su ferro ci ricordano ogni giorno che sono vecchie forse di 50 anni. La densità dei flussi automobilistici è elevata e le strade piccole e strette, hanno una capacità scarsa per poter supportare la mole di traffico odierno. Poi si chiudono arterie importanti per la viabilità come Via Caracciolo e il pasticcio è bello e pronto. E' inutile dire che questo provoca ai viaggiatori notevoli disagi, che si ripercuotono sulla persona, sullo stress fisico e mentale di ognuno, provocando scarsi rendimenti lavorativi e familiari. Poi si aggiungono una serie di difficoltà di accesso al credito, mancanza di liquidità, bollette da pagare, stipendi che diminuiscono, invece che aumentare, i libri di scuola per i ragazzi si pagano, gli aggiornamenti per il lavoro si pagano, la burocrazia, scarsi incentivi per la famiglia, verde pubblico scarso, spazi sociali scarsi, servizi sanitari scadenti, che quando hai un problema di salute e ti mancano le forze, ti dicono si forte e paziente per affrontare tutte le difficoltà e di far finta di niente se il medico, dopo una mezza mattinata persa per la prenotazione, una fila di tre ore per pagare il bollettino, dopo due ore di attesa per la visita, ti guarda in fretta e furia, in maniera superficiale. Chiaramente, con queste condizioni, gli spazi per coltivare l'amicizia e l'amore si riducono notevolmente. Per fortuna distribuiamo questo enorme carico di lavoro su un arco temporale largo e lungo, la cosa diventa più complicata quando le cose iniziano a coincidere, come spesso accade nei periodi di crisi.
La qualità della vita è un insieme di cose che ci fanno stare bene, quindi si tratta di una verità concreta, a volte soggettiva, spesso oggettiva comune a tutti. Affinché questa sia migliore dobbiamo crescere come persone e come società organizzata. Spesso non ci rendiamo conto di come la nostra vita possa migliorare, fin dalle piccole cose, gesti e comportamenti. Dobbiamo imparare a prevedere le conseguenze svantaggiose o vantaggiose delle nostre azioni, che si riflettono nel tempo.
Ciò che ci può aiutare nell'organizzazione e nella gestione della complessità, è la tecnologia informatica che ci permette di pianificare efficienti strategie di sviluppo e di controllo, distribuendo risorse e servizi di qualità sempre più alti ai cittadini di una qualsiasi comunità.
Nei periodi di fasi discendenti dell'economia la qualità della vita media diminuisce e ciò comporta una maggiore insicurezza sul futuro, questo sentimento viene percepito diversamente da individuo a individuo, da Stato a Stato e da territorio a territorio. Nella maggioranza dei casi è un sentimento positivo che aiuta ad essere più bravi e più attenti, insomma più responsabili. In altri casi diventa un disagio vero e proprio a causa della perdita di un posto di lavoro, di una chiusura di una azienda non competitiva, di debiti che non si riescono ad estinguere, di situazioni patologiche e debolezze della persona.
Come gestire la complessità dei conflitti di interesse?
Purtroppo l'assenza di buona politica per una città come Napoli è stato deleterio. Troppi 20 anni, senza una guida politica efficiente e sana, inesperta di qualità della vita e di pianificazione urbana-territoriale, senza idee per incentivare lo sviluppo equilibrato dei settori produttivi, ha reso questa città con un potenziale enorme e con tante risorse, depressa, incivile e con molti problemi di scarsa produttività e di illegalità.
Queste fasi, come ogni causa, comporta degli effetti, cioè delle conseguenze che determinano cambiamenti relativi o radicali sui soggetti sottoposti a queste cause. Chiaramente il tessuto sociale di una comunità efficiente che si ritenga civile è in grado di supportare i disagi.
Al contrario nei periodi economici ascendenti il benessere e la qualità della vita tende ad aumentare per tutti, non sempre nelle giuste proporzioni. I consumi e i risparmi aumentano. Ma attenzione! Lavorare bene secondo qualità in questa fase, accrescendo i propri saperi, è di fondamentale importanza per prepararsi alle fasi di decrescita economica, che sono e rimarranno cicliche.... La Produttività basata su conoscenza e virtù, aiuta a prevenire rischi e errori. La Pianificazione efficiente mediante l'ausilio di tecnologia informatica, non va sottovalutata, sia nei periodi di mancanza, sia nei periodi di abbondanza, anche perché essa ci permette di distribuire evitando gli sprechi, attraverso giuste proporzioni, benessere e qualità della vita. Il territorio può essere modificato, ma nel rispetto del paesaggio in senso lato. I cittadini devono essere messi in condizioni di fare, ma non di strafare ai danni della comunità. I processi di produzione intensiva vanno pianificati con cura, per evitare che la cultura di un popolo, cioè il paesaggio, ne possa subire gravi danni permanenti. Per questo motivo i paesi e le periferie delle città, in via di sviluppo, vanno aiutati/e a crescere, utilizzando conoscenze appropriate e progetti di sviluppo precedentemente pianificati! Impedire che speculatori senza scrupoli possano approfittare della povertà, dell'ignoranza e della mancanza di conoscenza generale di un popolo rispetto alle potenzialità e alle carenze del proprio territorio; maggiori tutele, maggiori controlli, non deve significare minore sviluppo, come accade in quei paesi dove il potere e i benefici di questo si concentrano nelle mani di pochi. La legalità ha un costo e le troppe leggi limitano la crescita, spesso è la causa principale a determinare fenomeni di illegalità, ma è di fondamentale importanza per garantire diritti e un futuro dignitoso alle future generazioni. Ogni territorio, in base alle caratteristiche del paesaggio, deve mirare ad una crescita equilibrata dei fondamentali settori produttivi (Primario, Secondario e Terziario), affinché sia garantita un'adeguata sicurezza e indipendenza, attraverso una costante funzione di controllo, equilibrata, che permetta a tutti adeguate prospettive di crescita.
La Qualità della vita a Napoli può migliorare solo se ritorneremo ad investire nell'economia reale e con particolare attenzione al settore primario, purtroppo, molto trascurato negli anni passati. Quando si parla di settore primario ci si riferisce alla qualità della vita dell'habitat marino che per essere produttivo ha bisogno di zone per il ripopolamento, depuratori a norma e maggiore competenza e senso civico di tutte le persone che lo frequentano, producono e consumano. Quando si parla di settore primario ci si riferisce alla qualità della vita dell'ambiente agricolo: terre sane e incontaminate, professionalità e competenza, prodotti di qualità, nonché senso civico dei produttori e consumatori. Tutte queste cose sono strettamente legate allo sviluppo del settore secondario e terziario, turismo e crescita demografica. Tutto questo si realizza con una valida funzione di controllo e di sviluppo pianificata e gestita, insomma governata dal Governo centrale dello Stato, che deve dare indicazioni e prescrizioni precise agli enti locali che non rispettano i piani strategici generali, valevoli per il benessere e alla prosperità dell'intero sistema paese, quindi maggiore presenza dello Stato e conoscenza del territorio. Voglio dire che un ente locale, se governato da persone affidabili, serie e professionali, che seguono corretti criteri di programmazione territoriale, deve pretendere di essere sottoposto ad un controllo rigido da parte degli organi di controllo, solo in questo modo, avremo amministratori più responsabili e attenti. Ovviamente il tutto dovrà rispettare parametri burocratici lineari, che tutti possono capire, non macchinosi e pesanti come spesso accade, quindi maggiore efficienza e coordinazione tra gli apparati statali. Ci sono molte zone di Napoli e Provincia con buone potenzialità produttive, che con qualche aiuto di carattere strutturale (macchinari, attrezzature e competenze) da parte dello Stato, potrebbero consolidare definitivamente la vocazione della zona a produzione di qualità, garantendo sicurezza alle future generazioni che vivono in quel territorio. A Napoli e Provincia ci sono molte terre abbandonate o che si apprestano ad esserlo. A proposito ci vuole un ricambio generazionale governato dalle istituzioni preposte; in un periodo di crisi occupazionale è importante riconsiderare la capacità produttiva di importanti settori come il primario, anche perché fornisce ai consumatori un prodotto migliore ad un costo più basso, considerando il concetto di chilometro zero. A questo proposito, i cittadini hanno bisogno di maggiore garanzie, agevolazioni e assistenze, in termini di servizi, punti vendita e trasporti; quindi le persone non devono sentirsi emarginate e abbandonate dallo Stato. Abbiamo bisogno di una rete di servizi che abbia lo scopo di avvicinare i produttori, alle leggi e alle competenze scientifiche delle università, in modo da creare una rete progettuale al servizio delle nuove generazioni, che intendono innovare essendo più produttivi, puntando sulla qualità.
Per approfondimenti consulta il libro in formato cartaceo oppure l'E-Book che puoi scaricare direttamente per via web....clicca qui--> Ideologia della qualità della vita
Il paesaggio è la qualità della vita, cioè l'insieme delle opportunità che un territorio è in grado di dare ai suoi abitanti, i quali sono parte integrante, esso determina le condizioni favorevoli per la vita e il benessere di tutti noi, quindi costituisce, se salvaguardato, governato e pianificato in modo corretto, una funzione di interesse economico di non trascurabile importanza sociale. Ogni paesaggio è un centro storico, ma alcuni di questi sono ovviamente più ricchi. Il paesaggio partenopeo rappresenta un centro storico importante, nel quale troviamo sedimentate importanti esperienze della cultura umana, reso possibile dall’incontro e dalla sintesi di molteplici culture diverse provenienti da tutto il mondo. Pertanto Napoli avendo un paesaggio ricco e completo anche dal punto di vista naturalistico, ha più opportunità potenziali, quindi esso dovrebbe essere rivalutato sia dal punto di vista materiale che ideale; nella pratica, invece, ciò è ostacolato dai problemi di carattere strutturale riconducibili tutti a un mediocre livello di qualità della vita del sistema, il quale produce: conflittualità, scarse competenze, corruzione, poca trasparenza e, così via.
I napoletani migliori sono quelli che hanno la consapevolezza dei punti di forza partenopei e che contribuiscono a rafforzarli e a tutelarli per il bene di tutti, mi riferisco all'arte culinaria e alla cucina ecc. Mi piacciono molto quei napoletani che promuovono l'eccellenza della cultura partenopea in Italia e in tutto il mondo, in particolar modo mi piacciono quei napoletani ricchi che investono parte del loro capitale nella produzione dei prodotti primari locali investendo in aziende, incentivando l'occupazione. Mi piacciono molto quelli che investono nell'energia solare e nelle tecnologie informatiche ecc. Mi piacciono quelli che investono al Sud Italia ecc. Mi piace la manifattura partenopea e le capacità intellettuali artigiane ecc. Mi piacciono quelli che sanno utilizzare i saperi antichi e le preziose conoscenze accademiche ecc. Mi piacciono quelli che amano i trasporti efficienti ecc. Mi piacciono quelli che amano una sanità efficiente che faccia spostare meno possibile gli ammalati da un luogo ad un altro, che non sprechi e sia precisa nei pagamenti ecc. Mi piacciono quelli che amano una Giustizia efficiente ecc. Mi piacciono i lavori socialmente utili (idraulico, operatore ecologico, elettricista, meccanico ecc). Insomma mi piace la filosofia della qualità della vita con tutti i suoi molteplici aspetti e la funzione nobile delle cose... Mi piacciono meno quelli che investono i loro capitali esclusivamente in finanza, i furbi, quelli che sprecano e quelli poco coraggiosi ecc.ecc. Non mi piacciono i politici mediocri espressione di questa orrenda partitocrazia ecc. Mi piacciono i politici illuminati e i tecnici di vecchio stampo, competenti, seri e scrupolosi, ai quali dico:
osservazione, ritengo sia utile al lettore per capire il percorso storico degli eventi:
Napoli è una città bellissima, ricca di storia millenaria e di cultura che si è stratificata nel tempo, si affaccia ad anfiteatro su uno dei golfi più dolci e incantevoli del mondo. Vanta un clima mite e offre paesaggi incantevoli sia dal punto di vista urbano che naturalistico. Famosa in tutto il mondo per l'arte, per il suo artigianato artistico, per la poesia, la solarità e l'espansività del suo popolo. Ai napoletani e ai visitatori offre panorami molto suggestivi.
Secondo questa prospettiva Napoli dovrebbe essere una città con alti livelli di qualità della vita....e invece?
Purtroppo così non è, vediamo perché...
Napoli è una città con uno scarso livello di qualità della vita. In Italia, se si considerano le classifiche attualmente disponibili è considerata pressoché ultima, una caratteristica analoga a tutte o quasi le città del sud Italia. La qualità della vita media è bassa a causa dei molteplici disagi, tuttavia, non tutti qui a Napoli percepiscono le cose nello stesso modo come sottolinea, anche, lo scrittore Erri De Luca, che consiglia di prendere con le dovute cautele i risultati di queste statistiche.
Napoli è una città con uno scarso livello di qualità della vita. In Italia, se si considerano le classifiche attualmente disponibili è considerata pressoché ultima, una caratteristica analoga a tutte o quasi le città del sud Italia. La qualità della vita media è bassa a causa dei molteplici disagi, tuttavia, non tutti qui a Napoli percepiscono le cose nello stesso modo come sottolinea, anche, lo scrittore Erri De Luca, che consiglia di prendere con le dovute cautele i risultati di queste statistiche.

Domenico Esposito
Questa che segue è una risposta poetica dello scrittore Erri De Luca riguardo la recentissima classifica sulla qualità della vita stilata partendo dagli indicatori economici e sociali, applicati, secondo criteri trasparenti, a tutte le città italiane. Queste valutazioni sono molto utili per conoscere le città italiane da una prospettiva specifica. Il discorso si fa più interessante e articolato quando queste classifiche si utilizzano come base di partenza per fini che possono essere di vario tipo: commerciali, politici, economici, quindi culturali ecc.
Erri De Luca, difende la città di Napoli con queste parole:
"Ignoro i criteri di valutazione ma dubito che siano adeguati allo scopo. C'è qualità di vita in una città che vive anche di notte, con bar, negozi, locali aperti e frequentati, a differenza di molte città che alle nove di sera sono deserte senza coprifuoco. Considero qualità della vita poter mangiare ovunque cose squisite e semplici a prezzi bassi, che altrove sarebbero irreali. Considero qualità della vita il mare che si aggira nella stanza del golfo tra Capri, Sorrento e Posillipo. Considero qualità della vita il vento che spazza il golfo dai quattro punti cardinali e fa l'aria leggera. Considero qualità della vita l'eccellenza del caffè napoletano e della pizza. Considero qualità di vita la cortesia e il sorriso entrando in un negozio, la musica per strada. Considero qualità della vita la storia che affiora dappertutto. Considero qualità della vita la geografia che consola a prima vista, e considero qualità della vita l'ironia diffusa che permette di accogliere queste graduatorie con un "Ma faciteme 'o piacere. Per consiglio, nelle prossime statistiche eliminate Napoli, è troppo fuori scala, esagerata, per poterla misurare".Andiamo ora ad approfondire i fattori che penalizzano la maggior parte delle città densamente popolate come Napoli:
Il traffico automobilistico nelle città crea enormi problemi di salute, ordine pubblico, inefficienze e degrado; esso crea problemi di scarsa competitività all'intero sistema economico. Il congestionamento automobilistico è una delle cause dello scarso rendimento sul lavoro, che diminuisce a causa del tempo che si è costretti a stare in macchina bloccati nel traffico e per lo stress che si accumula. La qualità della vita dell'individuo e del gruppo che esso frequenta, generalmente peggiora.

Napoli non è un modello di avanguardia europea in materia di vivibilità e viabilità, nell'ottocento e in altri periodi della storia forse si, ma oggi, dopo anni di abbandono e di politiche sbagliate, assolutamente no - siamo gli ultimi e l'amministrazione de Magistris, per il momento sta aggravando la situazione a vantaggio di alcune zone rispetto ad altre. Siamo indietro dal punto di vista infrastrutturale, manca una strategia e un criterio eccellente (quel famoso criterio misterioso), necessario per affrontare il problema del congestiona-mento del traffico automobilistico in città. Il potenziamento del servizio pubblico dei trasporti, Zone a Traffico Limitato in sigla ZTL, aree pedonali, pianificazioni accurate sui flussi, ampie strade, piste ciclabili, l'attivazione di parcheggi pubblici nelle aree periferiche, anche in prossimità delle ZTL, ingresso a pagamento nei centri, rappresentano l'insieme di una serie di provvedimenti giusti e doverosi, soprattutto per alcune ZTL fatte a Napoli. Il problema è che a Napoli non c'è stato tutto questo in maniera accorata, si sta procedendo in maniera disorganizzata; bisognava pensarci prima e non dopo. Le pianificazioni accurate vanno fatte a monte, cioè fatte a priori e non a posteriori, da questo punto di vista l'amministrazione comunale è stata superficiale, lavora sperimentando, facendo tentativi e cambi continui per venire incontro alle esigenze dei cittadini, i quali sono ormai esasperati e stufi di questi continui tentennamenti. La parola d'ordine è un criterio, che esiste e, a mio avviso, rappresenta l'unico che può risolvere in maniera definitiva il problema di Via Caracciolo e del congestionamento del traffico automobilistico a Napoli. La cosiddetta ZTL di VIa Caracciolo, che tale non è, perché si tratta di una vera e propria chiusura di una strada strategica indispensabile per la viabilità, si tratta di una arteria importante per il deflusso automobilistico... che Napoli in questo momento non può farne a meno.
Altro problema è lo smaltimento dei rifiuti liquidi e solidi
I rifiuti che una città produce, solidi e liquidi, soprattutto in una città come Napoli, così densamente popolata, devono essere smaltiti con molta cura. Altrimenti inquinano le terre e il mare, sottraendo qualità ed efficienza produttiva al settore primario, fondamentale per Napoli. Quindi abbiamo bisogno di un indotto completo per lo smaltimento cosa che la città, oggi 2013, non possiede ancora.
Chiediamo soluzioni appropriate!

Un altro elemento che determina notevoli disagi è il trasporto. Quasi tutte le azienda di trasporto pubblico sono indebitate e rischiano il fallimento, alcune linee di trasporto su ferro ci ricordano ogni giorno che sono vecchie forse di 50 anni. La densità dei flussi automobilistici è elevata e le strade piccole e strette, hanno una capacità scarsa per poter supportare la mole di traffico odierno. Poi si chiudono arterie importanti per la viabilità come Via Caracciolo e il pasticcio è bello e pronto. E' inutile dire che questo provoca ai viaggiatori notevoli disagi, che si ripercuotono sulla persona, sullo stress fisico e mentale di ognuno, provocando scarsi rendimenti lavorativi e familiari. Poi si aggiungono una serie di difficoltà di accesso al credito, mancanza di liquidità, bollette da pagare, stipendi che diminuiscono, invece che aumentare, i libri di scuola per i ragazzi si pagano, gli aggiornamenti per il lavoro si pagano, la burocrazia, scarsi incentivi per la famiglia, verde pubblico scarso, spazi sociali scarsi, servizi sanitari scadenti, che quando hai un problema di salute e ti mancano le forze, ti dicono si forte e paziente per affrontare tutte le difficoltà e di far finta di niente se il medico, dopo una mezza mattinata persa per la prenotazione, una fila di tre ore per pagare il bollettino, dopo due ore di attesa per la visita, ti guarda in fretta e furia, in maniera superficiale. Chiaramente, con queste condizioni, gli spazi per coltivare l'amicizia e l'amore si riducono notevolmente. Per fortuna distribuiamo questo enorme carico di lavoro su un arco temporale largo e lungo, la cosa diventa più complicata quando le cose iniziano a coincidere, come spesso accade nei periodi di crisi.

Ciò che ci può aiutare nell'organizzazione e nella gestione della complessità, è la tecnologia informatica che ci permette di pianificare efficienti strategie di sviluppo e di controllo, distribuendo risorse e servizi di qualità sempre più alti ai cittadini di una qualsiasi comunità.
Nei periodi di fasi discendenti dell'economia la qualità della vita media diminuisce e ciò comporta una maggiore insicurezza sul futuro, questo sentimento viene percepito diversamente da individuo a individuo, da Stato a Stato e da territorio a territorio. Nella maggioranza dei casi è un sentimento positivo che aiuta ad essere più bravi e più attenti, insomma più responsabili. In altri casi diventa un disagio vero e proprio a causa della perdita di un posto di lavoro, di una chiusura di una azienda non competitiva, di debiti che non si riescono ad estinguere, di situazioni patologiche e debolezze della persona.
Come gestire la complessità dei conflitti di interesse?
Come gestire la complessità dei conflitti di interesse?
Purtroppo l'assenza di buona politica per una città come Napoli è stato deleterio. Troppi 20 anni, senza una guida politica efficiente e sana, inesperta di qualità della vita e di pianificazione urbana-territoriale, senza idee per incentivare lo sviluppo equilibrato dei settori produttivi, ha reso questa città con un potenziale enorme e con tante risorse, depressa, incivile e con molti problemi di scarsa produttività e di illegalità.
Queste fasi, come ogni causa, comporta degli effetti, cioè delle conseguenze che determinano cambiamenti relativi o radicali sui soggetti sottoposti a queste cause. Chiaramente il tessuto sociale di una comunità efficiente che si ritenga civile è in grado di supportare i disagi.
Al contrario nei periodi economici ascendenti il benessere e la qualità della vita tende ad aumentare per tutti, non sempre nelle giuste proporzioni. I consumi e i risparmi aumentano. Ma attenzione! Lavorare bene secondo qualità in questa fase, accrescendo i propri saperi, è di fondamentale importanza per prepararsi alle fasi di decrescita economica, che sono e rimarranno cicliche.... La Produttività basata su conoscenza e virtù, aiuta a prevenire rischi e errori. La Pianificazione efficiente mediante l'ausilio di tecnologia informatica, non va sottovalutata, sia nei periodi di mancanza, sia nei periodi di abbondanza, anche perché essa ci permette di distribuire evitando gli sprechi, attraverso giuste proporzioni, benessere e qualità della vita. Il territorio può essere modificato, ma nel rispetto del paesaggio in senso lato. I cittadini devono essere messi in condizioni di fare, ma non di strafare ai danni della comunità. I processi di produzione intensiva vanno pianificati con cura, per evitare che la cultura di un popolo, cioè il paesaggio, ne possa subire gravi danni permanenti. Per questo motivo i paesi e le periferie delle città, in via di sviluppo, vanno aiutati/e a crescere, utilizzando conoscenze appropriate e progetti di sviluppo precedentemente pianificati! Impedire che speculatori senza scrupoli possano approfittare della povertà, dell'ignoranza e della mancanza di conoscenza generale di un popolo rispetto alle potenzialità e alle carenze del proprio territorio; maggiori tutele, maggiori controlli, non deve significare minore sviluppo, come accade in quei paesi dove il potere e i benefici di questo si concentrano nelle mani di pochi. La legalità ha un costo e le troppe leggi limitano la crescita, spesso è la causa principale a determinare fenomeni di illegalità, ma è di fondamentale importanza per garantire diritti e un futuro dignitoso alle future generazioni. Ogni territorio, in base alle caratteristiche del paesaggio, deve mirare ad una crescita equilibrata dei fondamentali settori produttivi (Primario, Secondario e Terziario), affinché sia garantita un'adeguata sicurezza e indipendenza, attraverso una costante funzione di controllo, equilibrata, che permetta a tutti adeguate prospettive di crescita.
La Qualità della vita a Napoli può migliorare solo se ritorneremo ad investire nell'economia reale e con particolare attenzione al settore primario, purtroppo, molto trascurato negli anni passati. Quando si parla di settore primario ci si riferisce alla qualità della vita dell'habitat marino che per essere produttivo ha bisogno di zone per il ripopolamento, depuratori a norma e maggiore competenza e senso civico di tutte le persone che lo frequentano, producono e consumano. Quando si parla di settore primario ci si riferisce alla qualità della vita dell'ambiente agricolo: terre sane e incontaminate, professionalità e competenza, prodotti di qualità, nonché senso civico dei produttori e consumatori. Tutte queste cose sono strettamente legate allo sviluppo del settore secondario e terziario, turismo e crescita demografica. Tutto questo si realizza con una valida funzione di controllo e di sviluppo pianificata e gestita, insomma governata dal Governo centrale dello Stato, che deve dare indicazioni e prescrizioni precise agli enti locali che non rispettano i piani strategici generali, valevoli per il benessere e alla prosperità dell'intero sistema paese, quindi maggiore presenza dello Stato e conoscenza del territorio. Voglio dire che un ente locale, se governato da persone affidabili, serie e professionali, che seguono corretti criteri di programmazione territoriale, deve pretendere di essere sottoposto ad un controllo rigido da parte degli organi di controllo, solo in questo modo, avremo amministratori più responsabili e attenti. Ovviamente il tutto dovrà rispettare parametri burocratici lineari, che tutti possono capire, non macchinosi e pesanti come spesso accade, quindi maggiore efficienza e coordinazione tra gli apparati statali. Ci sono molte zone di Napoli e Provincia con buone potenzialità produttive, che con qualche aiuto di carattere strutturale (macchinari, attrezzature e competenze) da parte dello Stato, potrebbero consolidare definitivamente la vocazione della zona a produzione di qualità, garantendo sicurezza alle future generazioni che vivono in quel territorio. A Napoli e Provincia ci sono molte terre abbandonate o che si apprestano ad esserlo. A proposito ci vuole un ricambio generazionale governato dalle istituzioni preposte; in un periodo di crisi occupazionale è importante riconsiderare la capacità produttiva di importanti settori come il primario, anche perché fornisce ai consumatori un prodotto migliore ad un costo più basso, considerando il concetto di chilometro zero. A questo proposito, i cittadini hanno bisogno di maggiore garanzie, agevolazioni e assistenze, in termini di servizi, punti vendita e trasporti; quindi le persone non devono sentirsi emarginate e abbandonate dallo Stato. Abbiamo bisogno di una rete di servizi che abbia lo scopo di avvicinare i produttori, alle leggi e alle competenze scientifiche delle università, in modo da creare una rete progettuale al servizio delle nuove generazioni, che intendono innovare essendo più produttivi, puntando sulla qualità.
La Qualità della vita a Napoli può migliorare solo se ritorneremo ad investire nell'economia reale e con particolare attenzione al settore primario, purtroppo, molto trascurato negli anni passati. Quando si parla di settore primario ci si riferisce alla qualità della vita dell'habitat marino che per essere produttivo ha bisogno di zone per il ripopolamento, depuratori a norma e maggiore competenza e senso civico di tutte le persone che lo frequentano, producono e consumano. Quando si parla di settore primario ci si riferisce alla qualità della vita dell'ambiente agricolo: terre sane e incontaminate, professionalità e competenza, prodotti di qualità, nonché senso civico dei produttori e consumatori. Tutte queste cose sono strettamente legate allo sviluppo del settore secondario e terziario, turismo e crescita demografica. Tutto questo si realizza con una valida funzione di controllo e di sviluppo pianificata e gestita, insomma governata dal Governo centrale dello Stato, che deve dare indicazioni e prescrizioni precise agli enti locali che non rispettano i piani strategici generali, valevoli per il benessere e alla prosperità dell'intero sistema paese, quindi maggiore presenza dello Stato e conoscenza del territorio. Voglio dire che un ente locale, se governato da persone affidabili, serie e professionali, che seguono corretti criteri di programmazione territoriale, deve pretendere di essere sottoposto ad un controllo rigido da parte degli organi di controllo, solo in questo modo, avremo amministratori più responsabili e attenti. Ovviamente il tutto dovrà rispettare parametri burocratici lineari, che tutti possono capire, non macchinosi e pesanti come spesso accade, quindi maggiore efficienza e coordinazione tra gli apparati statali. Ci sono molte zone di Napoli e Provincia con buone potenzialità produttive, che con qualche aiuto di carattere strutturale (macchinari, attrezzature e competenze) da parte dello Stato, potrebbero consolidare definitivamente la vocazione della zona a produzione di qualità, garantendo sicurezza alle future generazioni che vivono in quel territorio. A Napoli e Provincia ci sono molte terre abbandonate o che si apprestano ad esserlo. A proposito ci vuole un ricambio generazionale governato dalle istituzioni preposte; in un periodo di crisi occupazionale è importante riconsiderare la capacità produttiva di importanti settori come il primario, anche perché fornisce ai consumatori un prodotto migliore ad un costo più basso, considerando il concetto di chilometro zero. A questo proposito, i cittadini hanno bisogno di maggiore garanzie, agevolazioni e assistenze, in termini di servizi, punti vendita e trasporti; quindi le persone non devono sentirsi emarginate e abbandonate dallo Stato. Abbiamo bisogno di una rete di servizi che abbia lo scopo di avvicinare i produttori, alle leggi e alle competenze scientifiche delle università, in modo da creare una rete progettuale al servizio delle nuove generazioni, che intendono innovare essendo più produttivi, puntando sulla qualità.
Per approfondimenti consulta il libro in formato cartaceo oppure l'E-Book che puoi scaricare direttamente per via web....clicca qui--> Ideologia della qualità della vita
Il paesaggio è la qualità della vita, cioè l'insieme delle opportunità che un territorio è in grado di dare ai suoi abitanti, i quali sono parte integrante, esso determina le condizioni favorevoli per la vita e il benessere di tutti noi, quindi costituisce, se salvaguardato, governato e pianificato in modo corretto, una funzione di interesse economico di non trascurabile importanza sociale. Ogni paesaggio è un centro storico, ma alcuni di questi sono ovviamente più ricchi. Il paesaggio partenopeo rappresenta un centro storico importante, nel quale troviamo sedimentate importanti esperienze della cultura umana, reso possibile dall’incontro e dalla sintesi di molteplici culture diverse provenienti da tutto il mondo. Pertanto Napoli avendo un paesaggio ricco e completo anche dal punto di vista naturalistico, ha più opportunità potenziali, quindi esso dovrebbe essere rivalutato sia dal punto di vista materiale che ideale; nella pratica, invece, ciò è ostacolato dai problemi di carattere strutturale riconducibili tutti a un mediocre livello di qualità della vita del sistema, il quale produce: conflittualità, scarse competenze, corruzione, poca trasparenza e, così via.
I napoletani migliori sono quelli che hanno la consapevolezza dei punti di forza partenopei e che contribuiscono a rafforzarli e a tutelarli per il bene di tutti, mi riferisco all'arte culinaria e alla cucina ecc. Mi piacciono molto quei napoletani che promuovono l'eccellenza della cultura partenopea in Italia e in tutto il mondo, in particolar modo mi piacciono quei napoletani ricchi che investono parte del loro capitale nella produzione dei prodotti primari locali investendo in aziende, incentivando l'occupazione. Mi piacciono molto quelli che investono nell'energia solare e nelle tecnologie informatiche ecc. Mi piacciono quelli che investono al Sud Italia ecc. Mi piace la manifattura partenopea e le capacità intellettuali artigiane ecc. Mi piacciono quelli che sanno utilizzare i saperi antichi e le preziose conoscenze accademiche ecc. Mi piacciono quelli che amano i trasporti efficienti ecc. Mi piacciono quelli che amano una sanità efficiente che faccia spostare meno possibile gli ammalati da un luogo ad un altro, che non sprechi e sia precisa nei pagamenti ecc. Mi piacciono quelli che amano una Giustizia efficiente ecc. Mi piacciono i lavori socialmente utili (idraulico, operatore ecologico, elettricista, meccanico ecc). Insomma mi piace la filosofia della qualità della vita con tutti i suoi molteplici aspetti e la funzione nobile delle cose... Mi piacciono meno quelli che investono i loro capitali esclusivamente in finanza, i furbi, quelli che sprecano e quelli poco coraggiosi ecc.ecc. Non mi piacciono i politici mediocri espressione di questa orrenda partitocrazia ecc. Mi piacciono i politici illuminati e i tecnici di vecchio stampo, competenti, seri e scrupolosi, ai quali dico:
La pubblicazione di questo scritto risale al 2010, oggi, la nuova amministrazione comunale guidata dal Sindaco de Magistris è nel pieno della sua azione di Governo della città. Il primo cittadino di Napoli de Magistris ricevette i miei auguri all'inizio del suo mandato, consegnandogli questo lavoro frutto di anni di studio.
Lo ha ricevuto il Presidente della Regione Campania Stefano Caldoro e molti altri assessori di Napoli e della Campania; e poi intellettuali, filosofi, la società civile, amici; inoltre è stato sapientemente diffuso nei social network quali Facebook, twitter ecc...nei quali ambienti è stato un po' depredato, copiato per favorire gli interessi di qualcuno che lo ha trovato interessante.
L'importante contributo di questo progetto è stato quello di mettere l'accento, introducendo sia negli ambienti istituzionali che in quelli popolari, argomenti poco considerati dalle precedenti amministrazioni locali e nazionali, temi, alcuni dei quali aspettano ancora una risposta.
Questo link che segue è un video di youtube di una conferenza tenutasi al World Urban Forum, la cui ultima edizione si è svolta a Napoli settembre 2012. In questo video si parla della qualità della vita a Napoli; leggete, vedete e commentate http://www.youtube.com/watch?v=L6hL97wX3P4 non mi pare sia una grande contributo...
Monito di richiamo al dovere:
Il Comune di Napoli passi dalle parole ai fatti! Napoli deve cambiare a partire dalle leggi che la governano, dai piani regolatori e dalla eccessiva burocrazia! Mettete mano ai problemi strutturali e infrastrutturali. Solo cosi daremo a tutti i napoletani la possibilità di crescere economicamente dando maggiori opportunità alle famiglie che desiderano ampliarsi! Maggiori opportunità per l'iniziativa individuale privata capace di far muovere lo sviluppo...!
Napoli puo' crescere secondo l'ideologia della qualita' della vita ma deve essere sbloccata! Smettiamola di giocare con le leggi e con ideologie redaggio di un passato che non ci appartiene piu'.... Accettate la sfida, dimostrate di essere all'altezza del mandato.... Guardate avanti! Questo e' un messaggio per la citta' di Napoli ma puo' benissimo essere esteso ad altre realta' cittadine e alla politica in generale; la famosa politica reale e concreta..
Metodi pratici per la qualità della vita
idee progettuali a confronto
Anno 2008
idee progettuali a confronto
Anno 2008
Domenico Esposito
Teoria
sulla
qualità della vita
Un nuovo sistema mondiale applicato
all’Italia
Una teoria è un insieme di idee coerenti o
principi
atti a determinare un concetto
o definire una
disciplina filosofica o scientifica
Breve nota storica sulla città di Napoli
Napoli
fu fondata tra il IX e l’VIII secolo a.C. da coloni greci; successivamente
rifondata con il nome di Neapolis nella zona bassa tra la fine del VI e
l’inizio del V secolo a.C., viene annoverata tra le principali città della
Magna Grecia. Nel corso della sua storia quasi trimillenaria Napoli vedrà il
susseguirsi di lunghe e numerose dominazioni straniere, rivestendo una
posizione di rilievo in Italia e in Europa.
Oggi
il capoluogo della Campania è un comune di 960.247 abitanti (il terzo per
popolazione dopo Roma e Milano), che diventano 4.434.136 se si tiene conto
dell’intera area metropolitana, comprendente la città e altri 172 comuni.
Si
affaccia ad anfiteatro su uno dei golfi più incantevoli del mondo, è situata in
posizione pressoché centrale rispetto a esso, tra il Vesuvio e l’area vulcanica
dei Campi Flegrei. Il suo vasto patrimonio artistico e architettonico è
tutelato dall’UNESCO, che, nel 1995,
ha incluso il centro storico di Napoli, il più vasto
d’Europa, tra i siti del patrimonio mondiale dell’umanità.
Napoli: una
città moderna
Questa sezione si prefigge di individuare i fattori che determinano un
basso livello di qualità della vita nella città di Napoli; inoltre viene
proposta una serie di interventi strutturali per renderla moderna.
Creare condizioni di benessere culturale in un
ambiente diventa più difficile con l’aumentare della complessità insita di un
territorio. Perciò si rende necessario uno studio profondo del territorio, che
può variare a seconda degli strumenti utilizzati e a seconda delle capacità di
immaginazione degli uomini che vi appartengono. Ciò
deve avvenire utilizzando i saperi antichi e le capacità dei singoli,
organizzati nello sfruttare in maniera sostenibile ogni tipo di risorsa che un
territorio possiede. L’ideologia della qualità della vita, come si è detto,
rappresenta l’insieme delle opportunità che una efficiente comunità Stato e il patrimonio
territoriale, forniscono ai suoi abitanti. In una società tecnologicamente
evoluta e urbanizzata questo insieme di opportunità ha bisogno di essere sempre
più sofisticato per soddisfare le esigenze di crescita di tutti.
Pertanto, i Paesi con i livelli più alti di qualità
della vita sono quelli in cui il Capo
dello specifico Governo si avvale del progresso tecnologico, che fornisce a
lui e al suo staff gli strumenti essenziali per poter fare delle accurate
pianificazioni strutturali per il controllo e lo sviluppo territoriale. L’insieme
dei concetti delineati nell’ideologia della qualità
della vita esprime, a mio avviso, la modernità di un qualsiasi territorio
ed è applicabile a ogni città, Paese e nazione. L’applicazione di questo modello trasformerebbe in un decennio
Napoli e il Sud in un’importante piattaforma turistica a livello europeo e
mondiale, fornendo all’Italia una marcia in più. Si vedrà come le proposte
fatte nella seconda parte di questo libro siano volte a rendere il
“prodotto-Napoli” sicuramente più accattivante, riuscendo a incuriosire anche
il più distratto degli investitori.
Rendere Napoli una
città moderna significa:
1) riconoscere e ridar valore alla sua identità storico-culturale
che è strettamente connessa al patrimonio artistico, artigianale, agricolo,
marino e montano; una serie di vantaggi che fanno di Napoli, dal punto di vista
paesaggistico, una città completa con un potenziale notevole di sviluppo.
2)
Superare la contrapposizione tra vecchie ideologie politiche, mettendo fine
alla generazione dello scontro ideologico (destra/fascisti-sinistra/comunisti).
3) Dare
inizio ad una nuova generazione che lavori per realizzare l’ideologia della qualità della vita, il che significa
riqualificazione del territorio con la partecipazione attiva dei napoletani e
di ogni singola municipalità, ognuna con il suo importante patrimonio
paesaggistico e culturale, ciò si ottiene motivando le popolazioni,
supportandole strutturalmente, pianificando strategie politiche di sviluppo del
territorio e finanziando progetti di alto profilo istituzionale, come ad
esempio quelli che hanno la finalità di sensibilizzare l’opinione pubblica al
rispetto dell’ambiente cittadino e della natura, alla quale siamo profondamente
legati per una semplice, ma profonda ragione di sopravvivenza. Napoli deve
diventare una nuova città a disposizione delle nuove generazioni, pertanto per
crescere demograficamente ed economicamente, dovrà puntare a diventare la città
dello sport e della cultura, partendo da quella contadina fino ad arrivare a
quella marina, quindi una realtà che ambisce con progetti ambiziosi a diventare
leader nell’attrazione dei giovani, i quali devono trovare terreno fertile per
le loro ambizioni alte e venire a Napoli
per investire sul proprio futuro lavorativo e familiare. Dovrà essere una città
che assiste gli anziani, li stimola a rendersi utili e a vivere più
serenamente. Per rigenerare i nobili principi che stanno alla base dell’Unità d’Italia,
abbiamo bisogno di dare una funzione nobile al Mezzogiorno rivalutando le
straordinarie bellezze paesaggistiche del Meridione con il suo imponente e meraviglioso
patrimonio marino e campestre, il romanticismo dei panorami mozzafiato, i
monumenti, i centri storici, l’artigianato e le botteghe d’arte, la deliziosa
tradizione culinaria e i prodotti tipici, il sole, il carattere dei centri
abitati accoglienti e festosi, disponibili e affettuosi. Discorrendo le pagine
di questo libro individuerete, quindi, una valida strategia che permetta lo
sviluppo della macchina turistica del centro storico e dell’area occidentale di
Napoli, inoltre troverete alcune idee utili allo sviluppo di un polo
industriale nella zona Est di Napoli, che supporti quel tessuto di
imprese già esistenti come il Consorzio High Tech e il nuovo Polo di ricerca aerospaziale
presenti nella zona e, infine, qualche progetto interessante per la
fondamentale zona nord di Napoli, una zona che custodisce l’ultima tradizione
agricola della città e che rischia di essere deturpata dalla speculazione
edilizia selvaggia e dalla presenza di discariche di rifiuti.
Il
Meridione grazie alla sua posizione geografica può diventare una affidabile
piattaforma commerciale per i Paesi asiatici emergenti, per l’Africa e per
tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. L’Italia, investendo sulla
sicurezza e l’efficienza di approdi commerciali (porti, aeroporti, linee
ferroviarie) e, potenziando i trasporti, creerebbe le basi per la nascita di
una nuova strategia politica aperta al confronto e al progresso culturale.
In
questo modo il Meridione può diventare un’opportunità di sviluppo e di
benessere anche per il Nord.
Elementi
che determinano un basso livello di qualità della vita
Elenco
sintetico dei possibili disagi che si incontrano in città
Il
caos cittadino, i trasporti pubblici inefficienti, la burocrazia mal
funzionante, l’illegalità e la corruzione, i dipendenti comunali fannulloni, la
mancanza di verde pubblico e di zone attrezzate per la ricreazione, la
disabitudine al senso civico, la competizione sleale negli ambienti di lavoro
pubblico, la carenza di servizi ospedalieri di qualità, l’inquinamento del mare
e la conseguente inesistenza di stabilimenti balneari, lo stato di dissesto
delle strade, la mancanza di aiuti alle famiglie e al sociale, la scarsezza di
eventi artistici, l’assenza di servizi e aiuti all’agricoltura e alla pesca, l’inefficienza
dello smaltimento dei rifiuti… L’insieme di tutti questi aspetti negativi
denuncia l’incapacità della classe dirigente che non affronta questi problemi
come si dovrebbe, essa non è riuscita a pianificare una strategia vincente,
essa non è riuscita a coinvolgere il popolo in un progetto efficiente utile a
tutti. Ciò determina spesso comportamenti socialmente devianti, addirittura
aggressivi e senz’altro lontani dal concetto di democrazia.
Questo scritto è stato finito alcuni mesi prima dell'elezione del nuovo Sindaco de Magistris, infatti più avanti proseguendo la lettura, troverete una meritata risposta all'ex Sindaco Rosa Russo Iervolino ad una sua lettera pubblica che scrisse sul giornale La Repubblica alla cittadinanza quando era ancora Sindaco di Napoli. Chi conosce bene Napoli e la frequenta tutti i giorni sa che molti di questi problemi sopra elencati, sono ancora presenti in città, direi tutti, non con la stessa intensità e drammaticità, mi riferisco al problema dei rifiuti, anche se volendo essere scrupolosi e saggi la normalità non è stata ancora raggiunta e mi riferisco: alla raccolta differenziata che stenta a decollare, rischia di crollare a causa di un servizio ancora poco efficiente e dalla non completezza dell'intero indotto necessario a supportare il corretto svolgimento di recupero e del riciclaggio. Per quanto riguarda la regolare manutenzione e pulizia delle strade, diventa normale solo quando si organizzano i famosi grandi eventi tipo World Urban Forum ecc.
La strategia del nuovo Sindaco è stata d'impeto, nel giro di poco tempo sono nate alcune zone a traffico limitato con lo scopo di migliorare la vivibilità di alcuni quartieri, ciò ha creato non pochi disagi ai cittadini e agli operatori commerciali che si sono trovati a ridurre i loro guadagni. In città i flussi automobilistici hanno cambiato i percorsi e molte persona stanno iniziando a cambiare stili di vita. L'amministrazione ha cercato di creare subito una discontinuità con la brutta immagine dei mesi precedenti dove si parlava solo di rifiuti con la politica dei grandi eventi; si è voluto attirare l'attenzione sui punti di forza della città, la maggior parte delle risorse economiche pubbliche e private sono state fatte convergere sul "lungo mare liberato" che è diventata la piattaforma strutturale a sostegno di Napoli e dell'immagine da ricostruire, tutte cose interessanti e coerenti con i principi e criteri di qualità della vita presenti in questo lavoro. La politica dei grandi eventi richiede un certo supporto strutturale a monte come più volte ho sottolineato, (potenziamento dei servizi di trasporto, parcheggi di supporto alle ZTL, un ente o una fondazione che dedica il massimo sforzo all'organizzazione efficiente di queste manifestazione ecc.) che non c'è stato. Ciò richiede la massima concentrazione del Sindaco che li ha preferiti e ciò sottrae risorse economiche e umane alla politica dei piccoli grandi eventi più utile alle esigenze primarie dei cittadini.
Si ha l'impressione che il Sindaco desideri concentrare su di sé tutto ciò che ha un impatto mediatico forte, fino a poco tempo fa sembrava che le sue priorità fossero altre, la politica nazionale, oggi, tutto ad un tratto, mi sembra si sia ridimensionato e calmato un po, e credo sia stata una scelta saggia dal momento che Napoli è una città complicata.
Il Sindaco de Magistris negli ultimi tempi si sta rafforzando, si è pacificato con l'opposizione consiliare e con i grandi partiti italiani (un rapporto travagliato fatto di odio e di amore), dopo averli contrastati con forza in passato, nell'ultima campagna elettorale 2013 li ha corteggiati.
Questo scritto è stato finito alcuni mesi prima dell'elezione del nuovo Sindaco de Magistris, infatti più avanti proseguendo la lettura, troverete una meritata risposta all'ex Sindaco Rosa Russo Iervolino ad una sua lettera pubblica che scrisse sul giornale La Repubblica alla cittadinanza quando era ancora Sindaco di Napoli. Chi conosce bene Napoli e la frequenta tutti i giorni sa che molti di questi problemi sopra elencati, sono ancora presenti in città, direi tutti, non con la stessa intensità e drammaticità, mi riferisco al problema dei rifiuti, anche se volendo essere scrupolosi e saggi la normalità non è stata ancora raggiunta e mi riferisco: alla raccolta differenziata che stenta a decollare, rischia di crollare a causa di un servizio ancora poco efficiente e dalla non completezza dell'intero indotto necessario a supportare il corretto svolgimento di recupero e del riciclaggio. Per quanto riguarda la regolare manutenzione e pulizia delle strade, diventa normale solo quando si organizzano i famosi grandi eventi tipo World Urban Forum ecc.
La strategia del nuovo Sindaco è stata d'impeto, nel giro di poco tempo sono nate alcune zone a traffico limitato con lo scopo di migliorare la vivibilità di alcuni quartieri, ciò ha creato non pochi disagi ai cittadini e agli operatori commerciali che si sono trovati a ridurre i loro guadagni. In città i flussi automobilistici hanno cambiato i percorsi e molte persona stanno iniziando a cambiare stili di vita. L'amministrazione ha cercato di creare subito una discontinuità con la brutta immagine dei mesi precedenti dove si parlava solo di rifiuti con la politica dei grandi eventi; si è voluto attirare l'attenzione sui punti di forza della città, la maggior parte delle risorse economiche pubbliche e private sono state fatte convergere sul "lungo mare liberato" che è diventata la piattaforma strutturale a sostegno di Napoli e dell'immagine da ricostruire, tutte cose interessanti e coerenti con i principi e criteri di qualità della vita presenti in questo lavoro. La politica dei grandi eventi richiede un certo supporto strutturale a monte come più volte ho sottolineato, (potenziamento dei servizi di trasporto, parcheggi di supporto alle ZTL, un ente o una fondazione che dedica il massimo sforzo all'organizzazione efficiente di queste manifestazione ecc.) che non c'è stato. Ciò richiede la massima concentrazione del Sindaco che li ha preferiti e ciò sottrae risorse economiche e umane alla politica dei piccoli grandi eventi più utile alle esigenze primarie dei cittadini.
Si ha l'impressione che il Sindaco desideri concentrare su di sé tutto ciò che ha un impatto mediatico forte, fino a poco tempo fa sembrava che le sue priorità fossero altre, la politica nazionale, oggi, tutto ad un tratto, mi sembra si sia ridimensionato e calmato un po, e credo sia stata una scelta saggia dal momento che Napoli è una città complicata.
Il Sindaco de Magistris negli ultimi tempi si sta rafforzando, si è pacificato con l'opposizione consiliare e con i grandi partiti italiani (un rapporto travagliato fatto di odio e di amore), dopo averli contrastati con forza in passato, nell'ultima campagna elettorale 2013 li ha corteggiati.
Stress
cittadino
Smog e
rumore sono due fattori che determinano lo stress cittadino
La
causa principale dello smog e del rumore è la congestione del traffico
automobilistico. Troppe auto ai margini delle strade rendono la città più
piccola, troppi veicoli arrivano dalle periferie e si spostano in città, in
particolare per motivi di lavoro. Decongestionare i centri abitati dal traffico
automobilistico significa intensificare i trasporti su rotaia e migliorare la
rete dei trasporti pubblici, prevedere interventi di pedonalizzazione,
aumentare il verde pubblico o in generale luoghi attrezzati per l’aggregazione
sociale, realizzare parcheggi ai margini delle zone a traffico limitato per non creare disagi agli operatori commerciali, parcheggi comunali o privati sotterranei e ampliare quelli
già esistenti, progettare una pista ciclabile da record che percorra da ovest a
est Napoli, istituire sensi unici di marcia e rotonde...
Le
linee di trasporto su ferro a Napoli e provincia sono fatiscenti e non idonee a
una città che vuole essere più efficiente. Alcune linee, come la Cumana , i cui treni sono
quasi sempre mal funzionanti, dovrebbero essere interrate o corredate di
sottopassaggi per le auto, perché durante i loro lenti percorsi non fanno altro
che acuire il problema del traffico cittadino anche a causa dei numerosi
passaggi a livello, per non parlare dei pericolosi problemi di staticità che
arrecano ai palazzi che si trovano a ridosso dell’intero tratto
Pozzuoli-Montesanto. Il centro storico dovrebbe diventare una zona a traffico
limitato, potenziandolo di linee tranviarie moderne che dovrebbero coprire quel
lungo tratto di strada, sempre congestionato dal traffico, che va da Via Foria,
passa per il Museo, continua per Piazza Dante, Via Roma, Piazza Trieste e Trento,
Municipio fino a Via Marina con lo scopo di decongestionarlo dal traffico
automobilistico e dallo smog. Mi riferisco a delle linee tranviarie date in
concessione, anche a un gruppo privato che dovrebbe gestire il servizio a 360°
e in maniera efficiente compresa la fornitura dei treni necessari per il
funzionamento, si tratta di un progetto simile alle concessioni per la
tangenziale di Napoli.
Le
zone pedonali, che chiamerei zone di interesse turistico o zone di benessere
sociale, dovrebbero essere ampliate, specie nella zona del centro storico,
venendo incontro a residenti e commercianti, istituendo fasce orarie e
particolari incentivi. Le aree pedonali comportano enormi benefici in termini
di qualità della vita e di sviluppo economico: questi luoghi nel giro di poco
tempo sono frequentati da giovani, famiglie, turisti. Queste categorie di
persone, se trovano luoghi sicuri e tranquilli sono disposte a investirvi e la
zona acquista maggiore valore.
Ho notato, in questi ultimi
anni, l’aumento smisurato di strisce blu per i parcheggi ai margini delle
strade: un guadagno immediato per le casse comunali, una ovvia priorità molto
sentita dalla classe dirigente, ma certo non una strategia politica a favore
della qualità della vita, senza contare l’assenza di trasparenza sui costi e i
ricavi di questi parcheggi. Per guadagnare spazi per il verde pubblico e luoghi
di aggregazione può valere la pena persino di abbattere qualche palazzo, dando
ai proprietari una giusto indennizzo o permutando con loro residenze di
proprietà comunali. A questo proposito l’area del policlinico al centro storico
potrebbe essere trasformata in un parco pubblico, un polmone verde per il
riposo e la convivenza civile; un parco poetico, un parco filosofico dove anziani e tutti possano trascorrere momenti di serenità e di divertimento.
La
zona di Piazza del Municipio necessita di un grande parcheggio sotterraneo. Per
quanto riguarda le ultime grandi zone di verde che la città possiede nei suoi
dintorni, devono essere protette come si protegge uno dei tesori più importanti.
Un
corridoio ciclopedonale da record e altro ancora da Ovest a Est di Napoli
Concentrare tutti gli sforzi intellettuali,
scientifici e tecnologici su un progetto del genere significa cambiare Napoli
in un ventennio
L’interramento
della Cumana di Montesanto-Pozzuoli costituirebbe un intervento strutturale
eccellente, poiché consentirebbe la costruzione, sullo stesso tracciato, di un
corridoio ciclabile e pedonale da ovest a est di Napoli, dove poter organizzare
importanti eventi culturali e sportivi (come maratone oppure sfilate di carri
allegorici nel periodo di Carnevale o per le feste religiose) creando le basi
per un vero e proprio indotto commerciale a favore di tutti gli operatori del
settore turistico, artigianale, artistico e agroalimentare. Ciò significherebbe
maggiore sviluppo per tutti e tre i fondamentali settori produttivi, gioverebbe
al settore turistico e dei servizi, in quanto eventi di questo genere
attraggono turisti da ogni parte del mondo; gioverebbe gli artigiani impiegati
nella costruzione di elementi legati agli eventi (come i citati carri
allegorici), ai giovani artisti, ai venditori di prodotti alimentari;
riqualificherebbe gli immobili adiacenti a tale corridoio. Insomma, l’opera
diverrebbe una infrastruttura capace di trainare lo sviluppo economico di tutta
la città. Inoltre questo spazio potrebbe diventare, con appositi interventi
strutturali, un luogo dove poter attrezzare i famosi mercatini rionali dove
esporre solo ed esclusivamente prodotti tipici del marchio partenopeo dando a
chiunque viva nelle vicinanze la possibilità di poter andare liberamente a fare
la spesa con la bici, una cosa da sogno! Per realizzare questo corridoio
multifunzione che nessun centro storico del mondo possiede, potrebbe essere
sufficiente potenziare e adeguare il tratto di metropolitana
Pozzuoli-Montesanto fornendolo di più fermate, ma soprattutto di nuovi treni
veloci e moderni.
Zone pedonali o zone di interesse
turistico al centro Storico
Creazione di condizioni favorevoli per il lavoro autonomo connesso al
settore turistico
Le
aree pedonali non devono essere abbandonate a loro stesse, ma è bene incentivare
il lavoro autonomo a esse collegato con spettacoli, iniziative culturali e sviluppo
di percorsi turistici.
All’interno delle zone di interesse turistico a fini commerciali ci devono essere più servizi e di migliore qualità: più servizi di orientamento, più proposte itineranti, più negozi di oggettistica, più bar-caffè, possibilmente con tavoli all’aperto, più ristoranti, pizzerie e paninoteche, cui aggiungere migliori condizioni di sicurezza e sicuramente meno caos. All’interno di queste aree bisognerebbe individuare dei luoghi permanenti gestiti da parrocchie, associazioni o da semplici privati, dove proporre serate all’aperto con tanto di sedie per gli spettatori e di palcoscenico per gli artisti; delle aree dove offrire musica di vario genere, teatro anche in forma sperimentale ecc. Spettacoli interessanti dove giovani e meno giovani possano partecipare alla vita della comunità anche come spettatori, un modo per scendere di casa e vivere la città acculturandosi, un modo per combattere la noia e la solitudine, un modo per incentivare le doti artistiche partenopee e l’occupazione, un modo per socializzare e perché no, spendere qualche soldino all’insegna dell’armonia e della convivialità. Le guide turistiche interessate a offrire percorsi pedonali creativi devono essere nelle condizioni di svolgere il proprio lavoro e le istituzioni devono creare i presupposti strutturali per2questo tipo di esigenza. Ai turisti bisogna proporre percorsi pedonali sicuri e tranquilli, gradevoli, creativi, allietati dalle esibizioni di musicisti e teatranti il tutto in un’atmosfera composta che comunichi una sensazione di piacevole serenità, e incoraggi ad apprezzare meglio il fantastico patrimonio monumentale e artistico della città: un modo semplice per contrastare l’immagine di confusione che si respira in tutta Napoli. Al lavoro, quindi, architetti, progettisti e coreografi, finanziati congiuntamente dalle istituzioni e, perché no, dagli stessi operatori commerciali territoriali. Moltissimo si può fare con il divertimento serale e notturno, dando massiccio spazio all’iniziativa privata (che non deve essere trascurata come spesso accade, ma va aiutata nell’aspetto organizzativo con incentivi, supporti di carattere formativo e garanzie in termini di sicurezza). Trovo assurdo spendere enormi quantità di denaro pubblico per finanziare piccoli, medi e grandi eventi, arricchendo ospiti che vengono da Paesi lontani, quando non si vuol spendere nulla per incentivare, a livello formativo e professionale, e migliorare le proposte artistiche locali. Prendiamo l’esempio della festa di Piedigrotta; Piedigrotta è una zona della città di Napoli, nel quartiere Chiaia, situata fra via Francesco Caracciolo e la stazione ferroviaria di Mergellina. La “grotta” da cui trae nome è propriamente una galleria scavata in epoca greca nella collina di Posillipo:
L’edilizia del centro storico
Mettere
in moto l’edilizia del centro storico per rifare le facciate dei palazzi, che
attualmente vivono una situazione di deprimente degrado architettonico e
artistico, è un dovere per una classe dirigente. In alcune zone particolarmente
a rischio la gente vive tra vicoli stretti e palazzi ingrigiti dallo smog: sono
ambienti che annullano la felicità delle persone che ci abitano. A mio avviso
questi luoghi sono zone di emarginazione sociale. Le persone che vivono in
questi luoghi sono lontane dagli obiettivi di modernità a cui una società
civile dovrebbe aspirare; pertanto questa gente va aiutata con servizi
appositamente creati; dobbiamo far rinascere questi quartieri salvandoli prima
di tutto dallo stato di degrado strutturale. Dobbiamo essere consapevoli che il
centro storico di Napoli quanto più è bello, accuratamente mantenuto e sereno,
tanta più gente seduce, e tanti più capitali e investitori attrae. Tutto questo
ovviamente va a favore dello sviluppo economico del centro storico e dei
quartieri limitrofi. Il centro storico di Napoli dovrebbe diventare un motore
capace di trainare tutta la città verso una vera e propria rinascita culturale,
incentivando l’occupazione e dando così maggiore energia a tutti i soggetti
culturali che operano sul territorio, dagli artigiani all’università, dalla
distribuzione alimentare al settore dei servizi, fino ad arrivare alla ricca
tradizione religiosa protagonista indiscussa di questa città, che in questi
ultimi anni ha assunto sempre più un ruolo di alto profilo morale e civile di
fondamentale importanza per gli obiettivi futuri. Molto spesso e da più parti
sento che il centro storico di Napoli è divenuto fatiscente a causa delle persone
che ci vivono e che per questo andrebbero allontanate, mentre la realtà è che
queste persone sono costrette a vivere in luoghi che non danno le giuste
opportunità di sviluppo culturale e lavorativo.
Carenze del settore balneare nella zona Sud-Ovest di Napoli
Solarium e una grande spiaggia libera, pulita, attrezzata; sistema fognario e depuratori adeguati... Vacanze a Napoli
Coroglio, a ridosso di Capo Posillipo, è una zona
di Napoli attraversata dall’omonima via panoramica che collega la collina di
Posillipo con il quartiere di Bagnoli, di cui delimita per un tratto il
lungomare. Nell’Ottocento aveva una marcata vocazione turistica anche per la
presenza di zone termali che richiamavano molti turisti stranieri. Nel secolo
successivo fu fortemente industrializzata (sede dell’ex polo siderurgico
dell’Italsider), è oggi parte integrante dell’area di intervento dei progetti
di riqualificazione urbana di “Bagnoli Futura”. In quest’area ci sono le basi
per realizzare una delle spiagge più belle d’Italia, libera e attrezzata per
tutto l’anno con servizi e attività di ogni genere, ma i rappresentanti delle
istituzioni vorrebbero ridurla a qualcosa che favorisca speculatori senza
scrupoli ai danni dell’ambiente. I napoletani meritano una grande spiaggia a
Napoli e quella di Coroglio potrebbe diventare quel segno indelebile che le
cose stanno veramente cambiando. Per quale motivo i napoletani non hanno il
diritto di poter usufruire di un mare pulito e balneabile? Come mai la
lungimirante classe dirigente non è stata in grado di realizzare degli
investimenti mirati per lo sviluppo di questo settore? Non riesco a darmi una
spiegazione. Il fatto di avere zone attrezzate di qualità per la balneazione
permetterebbe a molti napoletani di fare vacanze meno costose, e questo
obiettivo dovrebbe essere per un politico a dir poco gratificante: mettere un
territorio nella condizione di fornire servizi di questo genere sarebbe utile a
tutti, anche a chi può permettersi di andare alle Maldive... Ma forse chi gode
di uno stipendio pubblico inutilmente generoso che non sa come spendere non ha
il tempo per pensare di migliorare l’offerta del settore balneare partenopeo.
Creare le infrastrutture indispensabili per lo
sviluppo del settore balneare sarebbe di non trascurabile importanza per il
benessere dei cittadini e per lo sviluppo economico locale. Lungo una sezione
della scogliera di Via Caracciolo (lunga e splendida passeggiata panoramica
che, fiancheggiando il Parco della Villa Comunale e la Riviera di Chiaia,
costituisce con via Nazario Sauro e via Partenope parte del lungomare della
città e corre fino a Mergellina) per sei mesi l’anno si possono allestire dei
solarium tramite soppalchi in legno attrezzati per attrarre cittadini e turisti
desiderosi di godersi un momento di relax sul mare. Anche interventi di questo
genere hanno diritto di cittadinanza nell’ambito della sfera infrastrutturale
di questa città. Il Comune di Napoli potrebbe poi concedere in gestione queste
strutture al fine, ancora, di incentivare l’occupazione. Gli interventi strutturali
indispensabili per lo sviluppo di tutte le attività connesse al mare sono: potenziamento
delle risorse per il parco marino realizzato nella zona della Gaiola, il completamento della rete fognaria e il
progressivo collegamento di quest’ultima ai depuratori, al momento
insufficienti, realizzazione di un nuovo impianto di depurazione a Cuma, il
quale potrebbe essere sponsorizzata da privati o realizzata privatamente da un
soggetto, che in cambio avrebbe in concessione la gestione degli stabilimenti
balneari della zona ecc. Adeguamento alle leggi vigenti del depuratore di Coroglio e Castellammare. Anche in questa zona occidentale è necessario
individuare un soggetto, pubblico o privato, che diventi l’unico referente per
lo sviluppo industriale di tutte le attività connesse al mare. Questo soggetto
dovrebbe essere dotato di tecnologia informatica per rispondere alle esigenze
del settore, che possono essere di vario tipo, naturalmente anche di natura
burocratica. Uno strumento molto utile, sono le piattaforme informatiche
intelligenti gestite da un unico soggetto ripeto, pubblico o privato, che dovrà
pianificare l’insediamento di industrie che più si adattino all’interesse
strategico della zona, che dovrà puntare naturalmente
sulle attività marine. Non sarebbe sbagliato pensare ad un modo per sfruttare
la naturale ricaduta delle acque fognarie per la produzione di energia
elettrica, un progetto a mio avviso realizzabile, ma che avremo bisogno di un
prezioso supporto tecnico e finanziario, magari proprio dell’università
partenopee e da privati. Una fogna completa e fatta a regola d’arte, un
perfetto manto stradale, ciclo integrato di rifiuti e depuratori a norma sono
degli aspetti strutturali di fondamentale importanza per la modernità di un
Paese. Interi tratti di rete fognaria sono otturati a causa dell’inesistente
manutenzione, ciò provoca il deterioramento delle strade, creando problemi di
ordine pubblico.
Settore agroalimentare nella zona Nord
di Napoli
Il settore agricolo e marino necessita di un’attenta pianificazione di
tutela ambientale
Rivalutare la zona nord di Napoli,
incentivando il settore primario, con la creazione di parchi agricoli,
allevamenti e parchi didattici, dove produrre alimenti di qualità, sia per il
mercato culinario della città, sia per fornire alle università di agraria e
veterinaria dei campus permanenti di ricerca sperimentale, sia per la didattica
scolastica di tutto il territorio partenopeo.
Dopo
anni d’incontrollata devastazione delle terre e di sottovalutazione dell’importante
funzione nobile che la cultura contadina svolge per la società, è ormai giunto
il momento di puntare sullo sviluppo dei prodotti tipici, incentivando i
produttori a dotarsi di un marchio di qualità per poter competere con le altre grandi
tradizioni agricole. Questo marchio rappresenterebbe un “contenitore” di
prodotti di altissima qualità, provenienti da zone incontaminate, bonificate e
controllate. Chi non è in grado di produrre qualità deve essere messo in
condizione di farlo con l’aiuto delle istituzioni preposte. Ritengo sia
possibile schematizzare dei possibili interventi che potrebbero rilanciare
questo martoriato settore:
1.
istituzione di un
marchio di qualità capace di riunire in sé tutte le migliori eccellenze della tradizione
agricola, culinaria e artigianale, con lo scopo di tutelare tutta la filiera
produttiva.
2.
Istituzione di nuovi
mercatini rionali destinati ai produttori e alla vendita diretta di tutti quei
prodotti realizzati secondo i requisiti stabiliti dal marchio.
3.
Maggiori incentivi (ad
esempio abolizione della tassa sui rifiuti) per i negozi che rivendono articoli
“made in Napoli”.
4.
un’efficiente macchina
di controllo che sia severa e tempestiva.
5.
Realizzazione di un parco
agricolo nella zona Chiaiano, che abbia la funzione di tutelare e incentivare
l’ultima tradizione agricola di Napoli. I piccoli agricoltori di questa zona alcuni
pienamente attivi, altri meno, avrebbero bisogno di un ricambio generazionale
che purtroppo per diversi motivi non avviene a causa delle difficoltà. Le terre
di questi agricoltori non riconosciuti da una politica disattenta, rappresentano
un’importante piattaforma agricola al servizio della città, essi sono in grado
di produrre qualsiasi cosa, ma per produrre qualità hanno bisogno della
presenza dello Stato e di riconoscimenti: dell’aiuto di agronomi esperti che
consiglino loro le tecniche moderne di cultura biologica e altro, qualche
incentivo per alcuni tipologie di attrezzature, un piccolo macello locale con
un piccolo servizio di prelievo a domicilio degli animali da macellare
(gratuito), servizi Asl gratuiti per i piccoli allevamenti, piccole aziende che
producono conserve e confetture in loco per abbassare i costi di produzione,
possibilità di vendere i propri prodotti al dettaglio. Uno strumento
molto utile, sono le piattaforme informatiche intelligenti gestite da un unico
soggetto, pubblico o privato, che dovrà pianificare l’insediamento di industrie
che più si adattino all’interesse strategico della zona, che dovrà puntare
naturalmente su quello agroalimentare, questo soggetto dovrà rispondere a
domande di qualsiasi genere per soddisfare le esigenze di tutti gli abitanti
della zona, ma anche di investitori stranieri ecc. Un territorio che possiede un clima
ideale per la produzione di prodotti agricoli di qualità non si può permettere
di rinunciare a difendere le ultime zone a vocazione agricola superstiti di
questa città, perché una città senza una tradizione agricola è destinata a
morire. La cultura contadina offre un contributo importante non solo per i
prodotti che crea, ma perché è anche in grado di contrastare la tendenza al consumismo
e il disorientamento che la città inevitabilmente produce nei suoi cittadini,
che sempre più corrono il rischio di perdere la consapevolezza di ciò che
consumano.
Un nuovo stadio sportivo per il Napoli calcio
Una
nuova Fuorigrotta: la cittadella dello sport, mare pulito e spiagge libere,
centri benessere, musica e spettacolo, un quartiere a misura d’uomo
Uno
stadio moderno e di proprietà privata, costruito secondo tutti i criteri legislativi
attualmente vigenti e con parcheggi sotterranei. Una struttura tecnologicamente
all’avanguardia rivestita totalmente da pannelli solari per il recupero
energetico, con ristoranti, pizzerie, paninoteche e negozi di abbigliamento
sportivo per acquistare tutti i gadget della squadra del cuore. Uno stadio
moderno di nuova generazione che darebbe un nuovo slancio culturale a un
quartiere depresso dal punto di vista economico, attirerebbe nuovi capitali con
una ricaduta occupazionale significativa e di qualità, e inoltre permetterebbe
di abbattere immediatamente l’insostenibile impatto ambientale che lo stadio
San Paolo ha su Fuorigrotta[1].
Gli abitanti di Fuorigrotta si vedono infatti costretti a convivere con il
disagio della sosta selvaggia, con il tifo violento e con manifestazioni
rumorose e ingombranti. Il vecchio stadio San Paolo diverrebbe un luogo
meraviglioso per il tempo libero di tutti gli abitanti di Fuorigrotta e dei
quartieri limitrofi, dando così nuovo impulso all’ascesa di nuovi giovani
sportivi e istruttori, che sempre più denunciano la mancanza di spazi per
esercitare l’arte dello sport. Lo Stadio S. Paolo diventerebbe un incubatore di
forza lavoro connessa allo sport e all’arte motoria che si integrerebbe
perfettamente con il piano di riqualificazione ambientale dell’area di Bagnoli
e con i progetti in corso d’opera. Fuorigrotta diventerebbe la città
dello Sport e di tutte le discipline atletiche. Un progetto serio ed univoco
attirerebbe giovani da tutta Italia, garantendo crescita demografica di qualità
e quindi una crescita economica. Questa operazione
darebbe un’occasione concreta per il benessere e la salute dei cittadini, lo
stadio S. Paolo diventerebbe l’anello mancante e il punto di arrivo del parco
sportivo che il comune di Napoli sta per realizzare, ciò fornirebbe agli
abitanti di più occupazione e sicuramente più medaglie d’oro per la squadra olimpica
italiana.
[1] Fuorigrotta (in napoletano Forerotta)
insieme al quartiere Bagnoli forma la decima municipalità del comune di Napoli.
Meno esteso di Chiaiano, con i
suoi 76.521 residenti è il quartiere più popoloso di Napoli. Confina, oltre che
con Bagnoli, con i quartieri Soccavo, Pianura, Vomero, Chiaia e Posillipo (in
linea d’aria, non essendoci strade che collegano direttamente i due quartieri
per via della forte pendenza che li separa).
L'ultima zona agricola di Napoli; anche questa zona può crescere demograficamente incentivando l'occupazione
Aspettando che diventi realtà:
Dare la possibilità a famiglie di poter ampliare il proprio spazio abitativo dando la licenza per costruire una mansarda abitabile con l'obbligo di renderla indipendente dal punto di vista energetico, quindi p
rodotti innovativi e pannelli solari sui tetti. Un modo per mettere in moto l'industria edile...e per modernizzare le periferie degradate, incentivando l'occupazione. Anche i condomini potrebbero usufruire di questa opportunità in quanto recupererebbero energia utile e una nuova abitazione d'affittare contribuendo alle spese condominiali...
Chiaiano è un quartiere di quasi 10 km² con 23.045 residenti; confina a Nord con il comune di Marano di Napoli, a ovest con il quartiere Pianura, a Sud con il quartiere Arenella e a est con i quartieri Piscinola e San Carlo all’Arena. Vi si trova una zona a prevalente vocazione boschiva detta Selva di Chiaiano, che è anche l’ultima grande zona a vocazione agricola della città: all’interno di essa sono presenti borghi contadini, boschi di castagni e aree agricole; numerose le cave profonde circa
L’idea di fare di
Chiaiano, con le sue cave, la pattumiera di Napoli, riempiendole una dopo l’altra,
potrebbe anche essere una scelta politica legittima secondo il modo di vedere
di alcuni, però la maggior parte dei napoletani non la condivide; pertanto
parliamo di due idee legittime e contrapposte che non possono assolutamente
convivere pacificamente.
Evidentemente qui
si scontrano l’idea della classe dirigente di Napoli e l’idea del popolo
napoletano, due soggetti che fanno parte di un unico insieme; sembrerebbe un
paradosso senza una ragionevole via di uscita, ma in realtà non è così in
quanto l’idea giusta di un popolo è categoricamente la più potente in assoluto,
anche perché una classe dirigente, in una vera democrazia, è l’espressione del
voto popolare.
Attualmente
esistono proposte alternative sul futuro delle cave, a nostro avviso, sono
molto più coerenti con l’attuale “Piano Territoriale” della Regione Campania, e
sicuramente sono vicine alle esigenze di qualità della vita degli abitanti e
del loro territorio.
Non è da
sottovalutare l’ipotesi di un bel castagneto attrezzato per le passeggiate a
piedi e a cavallo. Per esempio una delle perle
da incastonare in questo progetto alternativo potrebbe essere rappresentata da una
fattoria grande didattica, con allevamenti di animali così si fornirebbe all'università di veterinaria di Napoli di una infrastruttura necessaria per far fare la pratica ai suoi studenti. E inutile dire che questo progetto si integrerebbe perfettamente con il quadro
paesaggistico attualmente esistente. Così facendo il paniere del “marchio Napoli”
si arricchirebbe ulteriormente con l’offerta di prodotti agricoli di vario
genere. Questo diventerebbe uno spazio dove poter allevare animali e offrire
prodotti locali di qualità.
In questo modo si darebbe più energia,
lavoro e più serenità a tutti cittadini e agli operatori del settore che
attualmente vivono la prospettiva della discarica come un incubo.
Decongestionare la zona ospedaliera dal traffico
La zona ospedaliera è un area strategica per la sanità
pubblica, ma l’intasamento del traffico automobilistico è insostenibile,
questo danneggia la salute di chi vi
abita e chi è costretto a raggiungerla per un’emergenza.
La zona ospedaliera è un’area del comune di
Napoli che ricade nelle municipalità Arenella (cosiddetto Rione Alto) e Stella-San
Carlo all’Arena (Colli Aminei). Il nome deriva dalla presenza di numerosi
ospedali: il Cardarelli (il più grande della Campania, accoglie la sala
operativa del Servizio di soccorso medico di emergenza 118 della provincia di
Napoli), il Secondo Policlinico Universitario, la Facoltà di Medicina,
Biotecnologie e Farmacia dell’Università “Federico II”, l’ospedale Pascale,
l’ospedale Cotugno, l’ospedale Monaldi, l’ospedale CTO. Tutta l’area è un luogo
di fondamentale importanza per i napoletani: non solo vi affluiscono ogni
giorno migliaia di utenti di ogni tipo, ma è un punto di transito per migliaia
di persone che vi passano per raggiungere i rispettivi luoghi di lavoro.
Pertanto è quasi sempre congestionata dal traffico e nei giorni di pioggia si
può dire che si blocchi del tutto. Questo disagio crea enormi problemi a
chiunque viva nelle immediate vicinanze o frequenti il quartiere per le ragioni
precedentemente accennate. Conseguenze sanitarie ed economiche, scarsa
vivibilità della zona ospedaliera, il tutto legato al fenomeno della
congestione del traffico automobilistico: problemi che meriterebbero una
maggiore attenzione da parte del comune di Napoli, e che invece vengono
aggravati ulteriormente dalla scarsissima manutenzione delle strade, dal manto
stradale pieno di buche dovute alla inesistente manutenzione delle fogne
(alcuni tratti fognari sono occlusi, quindi quando piove le strade si allagano
letteralmente). La zona ospedaliera è servita da uno svincolo della tangenziale
di Napoli (solo uscita) e dalla linea 1 della metropolitana, stazioni
Policlinico e Rione Alto. Troppo poco, evidentemente; migliorerebbe molto la
situazione la creazione di un raccordo stradale che colleghi via Leonardo
Bianchi e l’entrata Camaldoli della tangenziale Napoli.
La zona Est di Napoli
Aspettando che diventi realtà:
Dare la possibilità a famiglie di poter ampliare il proprio spazio abitativo dando la licenza per costruire una mansarda abitabile con l'obbligo di renderla indipendente dal punto di vista energetico, quindi p
Non dimentichiamoci di San Giovanni a Teduccio e i rioni limitrofi, quartieri della periferia orientale di Napoli. Pur non essendo molto vasto ha circa 30.000 abitanti ed è stato vittima della speculazione edilizia selvaggia della legge 167; molto si può fare per rivalutare questo quartiere, anche con lo strumento di un nuovo piano edilizio che sfrutti al massimo il lunghissimo lungo mare rivalutando e potenziando le linee di metropolitana attualmente esistenti, ma anche individuando alcune aree dove poter ampliare il centro direzionale di Napoli. La zona Est di Napoli è ben servita dai trasporti su ferro ed è possibile quindi realizzare un piano di edilizia per lo sviluppo demografico sfruttando di più l’altezza. Realizzare grattacieli in stile Centro direzionale è un modello di industria edilizia che può..... ebbene non è difficile immaginare che è molto più dispendioso creare nuovi quartieri ex novo, nonché realizzare palazzi alti all’interno di un tessuto urbano preesistente, inoltre è possibile dimostrare che se un agglomerato urbano cresce demograficamente secondo questa idea, l’aumento di PIL e direttamente proporzionale all’aumento demografico.
Dare la possibilità a famiglie di poter ampliare il proprio spazio abitativo dando la licenza per costruire una mansarda abitabile con l'obbligo di renderla indipendente dal punto di vista energetico, quindi p
rodotti innovativi e pannelli solari sui tetti. Un modo per mettere in moto l'industria edile...e per modernizzare le periferie degradate, incentivando l'occupazione. Anche i condomini potrebbero usufruire di questa opportunità in quanto recupererebbero energia utile e una nuova abitazione d'affittare contribuendo alle spese condominiali...
Non dimentichiamoci di San Giovanni a Teduccio e i rioni limitrofi, quartieri della periferia orientale di Napoli. Pur non essendo molto vasto ha circa 30.000 abitanti ed è stato vittima della speculazione edilizia selvaggia della legge 167; molto si può fare per rivalutare questo quartiere, anche con lo strumento di un nuovo piano edilizio che sfrutti al massimo il lunghissimo lungo mare rivalutando e potenziando le linee di metropolitana attualmente esistenti, ma anche individuando alcune aree dove poter ampliare il centro direzionale di Napoli. La zona Est di Napoli è ben servita dai trasporti su ferro ed è possibile quindi realizzare un piano di edilizia per lo sviluppo demografico sfruttando di più l’altezza. Realizzare grattacieli in stile Centro direzionale è un modello di industria edilizia che può..... ebbene non è difficile immaginare che è molto più dispendioso creare nuovi quartieri ex novo, nonché realizzare palazzi alti all’interno di un tessuto urbano preesistente, inoltre è possibile dimostrare che se un agglomerato urbano cresce demograficamente secondo questa idea, l’aumento di PIL e direttamente proporzionale all’aumento demografico.
Attualmente l’area Est di Napoli si presenta
con i caratteri di una periferia fortemente degradata con abitazioni
residenziali fatiscenti e numerosi capannoni industriali in parte dismessi, per
queste sue caratteristiche è considerata la zona industriale di Napoli. Sarebbe
opportuno puntare sullo sviluppo industriale ecosotenibile agevolando quei
settori che non inquinano, progressivamente creare una zona residenziale di
qualità, anche a ridosso del mare come prima accennavo, per attrarre nuovi
residenti che attualmente lavorano nei numerosi uffici del centro direzionale e
che attualmente per raggiungerlo arrivano dalla zona Nord e Ovest di Napoli,
acuendo il traffico automobilistico cittadino e in particolar modo creano
ingorghi sulla tangenziale di Napoli in prossimità dell’uscita/entrata.
Attualmente grazie a progetti importanti come: il nuovo porto turistico di
Vigliena, la nuova sede dell’università in costruzione nell’ex area Cirio, la
produzione di energie pulite nell’ex centrale elettrica di Vigliena, il nuovo
centro polifunzionale nell’ex area Feltrinelli e così via, assistiamo allo
sviluppo di nuova imprenditorialità nel settore diportistico, della ricerca e
dell'alta formazione, dell'aeronautica, dell'ICT, delle tecnologie ambientali,
della ricettività turistica, delle strutture per la socialità e il tempo
libero. Uno dei problemi più grandi delle imprese italiane è il costo del
lavoro. Il piano Sud previsto dal Governo Berlusconi dovrà prevedere particolari
agevolazioni fiscali destinate alle imprese
che tenga presente una adeguata riqualificazione di tutta l’area
sviluppando un piano di edilizia residenziale per le fasce alte ed uno per le
fasce medie. Pertanto, il Comune di Napoli dovrà realizzare una serie di
interventi integrativi finalizzati alla riqualificazione urbana e al rilancio
sociale dell’area. Uno strumento molto utile, sono le piattaforme informatiche
intelligenti gestite da un unico soggetto, pubblico o privato, che dovrà
pianificare l’insediamento di industrie che più si adattino all’interesse
strategico della zona, che dovrà puntare naturalmente sul settore aerospaziale
e manifatturiero, ma dovrà rispondere a domande di qualsiasi genere e dovrà
essere l’unico referente per le imprese, anche nella richiesta ed espletamento
della prassi burocratica, ma anche a domande relative alla disponibilità di
aree e di edifici dismessi utilizzabili per nuovi insediamenti produttivi,
creando le basi per attrarre l’interesse, verso l’intera area orientale, di
possibili investitori non solo locali.
Lavoro e futuro: Istituti
scolastici polifunzionali
Luoghi
di aggregazione e di avviamento al lavoro: un metodo per incentivare i giovani
a fare cose belle
La
cultura di un uomo non si misura con la quantità di libri che legge, ma dal
grado di rispetto che egli ha di sé e per gli altri e questo, a mio avviso, si
impara vivendo. Per essere un bravo cittadino, rispettoso della legge, non è
indispensabile studiare i programmi scolastici che il Ministero della pubblica
istruzione ci propone: molto si impara anche fuori dalla scuola, attraverso l’arte
o un mestiere. Certo la cultura è importante e il principio di identità
nazionale secondo cui bisogna garantire a tutti una formazione più o meno
ugualitaria è una conquista che non può essere dimenticata o sottovalutata.
L’insegnante
o istituzione scolastica è, per una società moderna che ambisce a crescere e a
produrre nuova ricchezza per le generazioni presenti e future, un eccellente
incubatore di forza lavoro capace di “costruire” soggetti altamente preparati; attualmente
però questa funzione non è adeguata specie se si guarda agli istituti
professionali. I nostri centri urbani purtroppo stanno perdendo quel tessuto di
apprendistato che una volta era prerogativa delle maestranze di quartiere, che fornivano
ai giovani ottimi modelli da seguire e da imitare. Oggi i ragazzi sono
costretti a convivere con modelli devianti che li allontanano dalle cose
veramente necessarie, prima fra tutte imparare un mestiere; le cause sono
diverse, ma a mio giudizio vi è una corresponsabilità della pubblica
amministrazione e della società civile che assistono molto spesso in maniera
passiva. Gli istituti scolastici presenti sul territorio dovrebbero puntare a un’offerta
formativa più specialistica, per favorire l’ascesa dei giovani nel mondo del
lavoro prima dei trent’anni. Non ha senso spingere i ragazzi a intraprendere percorsi
educativi che alla fine non permetteranno loro di lavorare. Questo sistema sta
per saltare, esso produce aspetti positivi e altri negativi, da un lato aumenta
la domanda degli iscritti all’università e dall’altro diminuiscono le
opportunità per chi si laurea. Maggiori iscritti significa maggiore tasse,
quindi più soldi, che vanno a finanziare, quando va bene, quei migliori allievi
che alla fine del loro percorso entreranno in maniera precaria nel mondo del
lavoro, altri andranno a incentivare lo sviluppo economico di altri paesi; ma
maggiori iscritti vuol dire più spese e se queste non sono supportate da
maggiori investimenti, la qualità della
vita all’interno degli atenei diminuisce, ciò produce servizi più scadenti
e la qualità dell’apprendimento diminuisce. Oggi a Napoli esistono tanti minori
a rischio ed esistono in Italia tanti giovani diplomati o laureati che non
hanno ancora un’idea precisa sul loro futuro professionale: questi giovani
devono pur sempre sopravvivere, e allora ecco che si improvvisano sulla base di
ciò che il quartiere gli propone. Le maestranze di quartiere che attualmente
garantiscono uno stipendio sono spesso quelle legate ad attività illecite e
poco raccomandabili. Molto spesso è la disperazione di un avvenire senza futuro
che favorisce la micro-criminalità. La quasi totale scomparsa di modelli
costruttivi in alcune zone di Napoli è un problema che deve essere affrontato
con molta serietà e competenza dalle istituzioni preposte. Esistono tanti
giovani che a trent’anni, dopo aver studiato una vita intera, non trovano
lavoro nell’ambito delle loro competenze specifiche: dopo questo lungo percorso
di formazione non incontrano un posto di lavoro sicuro e duraturo, quindi
nessuna certezza di potersi costruire un futuro dignitoso. Esistono giovani che
non amano studiare e che non sanno cosa fare dopo la scuola. Per questi ragazzi
è necessario proporre un’alternativa: per esempio quella di fare un percorso
lavorativo e formativo presso privati
che sono disposti, anche ad assumerli dopo un periodo di formazione. Esistono
giovani che in alcune fasi della loro vita vogliono divertirsi, ebbene facciamoli
divertire in strutture dove possano trovare quello che cercano supportati da
modelli positivi. Ovviamente c’è
qualcosa che non quadra: la colpa, a mio avviso, è di chi non ha saputo
motivare questi giovani a intraprendere percorsi formativi diversi, perché in
Italia non sappiamo cosa significa il termine pianificare. Non dovremmo allora
stupirci se alcune figure professionali stanno scomparendo come l’idraulico, il
fabbro, il contadino, l’elettricista, il sarto, il fornaio, gli artigiani del
settore artistico... A Napoli esiste storicamente una tradizione artigianale di
spessore mondiale con una serie di prodotti artistici universalmente apprezzati,
eppure questa cultura sta morendo. Le istituzioni, invece di potenziare e far
quadrato intorno a questi operatori per tutelarli dalla globalizzazione
selvaggia, stanno a guardare, come se il declino di queste maestranze
dipendesse da una forma di selezione naturale. La parola d’ordine in questi
casi è promozione, il che significa: premi, riconoscimenti da parte delle
istituzioni, mercatini rionali, fiere dell’artigianato a livello locale,
nazionale e internazionale, ma anche delle vere e proprie competizioni, che
dopo una selezione locale permettano di accedere a una competizione nazionale e
poi ancora internazionale, per incentivare la nascita di imprese nuove che, dapprima
piccole, aumentino sempre di più il loro giro d’affari. Napoli e tutto il
Meridione necessitano di un istituto universitario di design che inglobi i
saperi artigianali e artistici, che faccia programmazione e promozione, che sia
in grado di dare le giuste motivazioni ai giovani che hanno buone attitudini
all’innovazione e alla manualità, e che aiuti a intensificare rapporti di
collaborazione con altri istituti di questo genere presenti sul territorio
italiano ed europeo. Ogni istituto scolastico potrebbe utilizzare le ore
pomeridiane per attività di avviamento al lavoro. Il pomeriggio è un lasso di tempo
che può servire agli studenti per studiare, imparare un mestiere, imparare una
forma d’arte, ma il tutto può e deve avvenire all’interno delle scuole o in
istituti specifici che attualmente sono scarsi e insufficienti. Almeno ogni
municipalità dovrebbe essere dotata di uno o più centri di questo tipo, in base
alla densità della popolazione. L’essere un buon cittadino, consapevole e con
tanta voglia di fare e partecipare è una abitudine che deve essere perseguita e
incoraggiata nel tempo con pazienza e dedizione. Questo è un obiettivo di cui una
classe dirigente non può non tenere conto ed è dovere delle istituzioni incentivare l’occupazione artigianale, che
rappresenta uno scudo protettivo di non trascurabile importanza in un’economia globalizzata.
Inoltre l’artigianato svolge in una società civile un ruolo sociale di
inestimabile valore, in quanto è lontano dal liberismo selvaggio, generalmente
produce più qualità, ed è necessario per la promozione e la tutela del
patrimonio artistico e monumentale del territorio italiano. Anche in questo
caso sarebbe utile istituire un vero e proprio metodo per incentivare lo
sviluppo della coscienza civile dei giovani (così come fu il metodo
Montessori), e perché no, l’istituzione
di un progetto nazionale per la salvaguardia delle tradizioni locali e dei
mestieri con tanto di riconoscimenti e di onorificenze per le esperienze meglio
riuscite e più meritevoli.
La regola e la
pesante burocrazia
Troppa
burocrazia diventa un ostacolo per i cittadini e per gli stranieri, che sempre
più rappresentano una risorsa economica di non trascurabile importanza per il
sistema Italia
A
Napoli la tanto enfatizzata riforma della Pubblica Amministrazione ancora non
si avverte. Realizzare un’idea diventa un’impresa a volte quasi impossibile a
causa di una eccessiva burocrazia. I piccoli imprenditori, artigiani e
cittadini sprecano ancora molte risorse per gestire i complessi rapporti con la
pubblica amministrazione. Troppe le leggi e le loro interpretazioni, tanto che per
capirle occorrerebbe talvolta la presenza di un esperto; troppi sono gli
adempimenti e troppi gli uffici pubblici, che a volte sono lontanissimi uno dall’altro:
se si ha la sfortuna di dover consegnare due documenti in due uffici lontani
fra loro bisogna perdere due giornate di lavoro. Troppi divieti e inutili
regolamenti limitano la libertà dei cittadini. Il metodo delle
autocertificazioni e l’elemento informatico sono ancora poco utilizzati, si
perdono intere giornate tra gli uffici e tra le carte per capire e farsi capire
dai funzionari che non capiscono, perché stressati, poco informati o
semplicemente incapaci di svolgere in maniera efficiente la funzione che sono
chiamati (e pagati) a svolgere. È inutile dire che questo problema ostacola lo
sviluppo economico e culturale dei singoli cittadini, che si vedono sempre più
isolati e abbandonati al loro destino. Inoltre questo problema rafforza un
clima di scarsa trasparenza, dove attecchiscono il clientelismo e gran parte
dell’illegalità e della corruzione.
Anche
in questo caso l’aiuto di centri di servizi informatici pubblici o privati può
diventare molto utile. Chiaramente questi centri per lavorare in maniera
efficiente e a costi bassi dovrebbero operare con modelli informatici capaci di
accedere alle più diverse banche dati per la richiesta di documenti, ovviamente
delegati e commissionati dal singolo cittadino. La struttura attualmente
mancante per questo tipo di iniziativa sono le piattaforme informatiche
centralizzate per la ricerca strutturata, una vera e propria banca di dati che
ha la funzione di essere consultata da chiunque abbia il codice di accesso, per
la richiesta e rilascio di documenti e per soddisfare esigenze di qualsiasi
genere come prenotare visite mediche direttamente da casa o attraverso il
medico di famiglia, fare denunce per smarrimento di oggetti, esposti, reclami,
segnalazioni di inefficienze e disservizi...
Le
agenzie informatiche (ripeto, non necessariamente pubbliche) dovranno essere
presenti sul territorio a seconda della densità di popolazione che ritiene
necessario l’utilizzo di questo tipo di servizio. Queste agenzie dovranno essere
in grado di rispondere alle proposte e alle occorrenze di tutti i cittadini e anche
dei turisti. Inoltre per attrarre investimenti sul territorio, questi centri
dovranno essere in grado di rispondere anche a domande del tipo: dove mi
conviene aprire un certo tipo di negozio o offrire un certo tipo di servizio?
Insomma fare in modo che il cittadino da un lato diventi più consapevole delle
potenzialità che il suo territorio gli offre e dall’altro abbia tutto più a
portata di mano.
La guerra dei capitali
Napoli è una città ferma con un livello di innovazione quasi zero
Un altro problema
che limita lo sviluppo economico di questa città è la cosiddetta guerra dei
capitali. Questo conflitto genera l’emigrazione di ingenti capitali in altre
città o all’estero e al tempo stesso limita l’interesse di investitori verso il
nostro territorio, in quanto la nostra classe dirigente vive come fosse su un
altro pianeta, occupata a spendere ciò che si prende. Questo, a mio avviso,
rappresenta l’ennesimo limite della politica campana. Antidoto a questa fuga
sarebbe trovare il modo di fare partecipare costruttivamente gli investitori alla
realizzazione della qualità della vita a Napoli. Quando si dice che Napoli è
una città ferma si intende che essa non ha un progetto per attrarre capitali,
il che significa che non ha un progetto per la qualità della vita, quindi non è
nella condizione di attrarre turismo di qualità, cioè quel turismo che si
ferma, che vive la città e che spende per acculturarsi, per divertirsi e per il
piacere generale. Rifiutare l’esistenza di questo problema genera la
deturpazione dell’ambiente e produce degrado culturale. Affrontare questo
problema significherebbe attrarre e porre i capitali al servizio del benessere
della città, e soprattutto a favore dei napoletani. Investire nell’iniziativa
privata, sottomessa alle regole della politica e del bene comune, è l’unica
cosa da fare per creare sviluppo eco-sostenibile. I metodi per attrarre
capitali per il bene comune sono molteplici: uno di questi è sicuramente il
metodo della privatizzazione dei trasporti pubblici, un altro può riguardare le
concessioni per la gestione di beni e servizi comunali, o ancora un nuovo piano
regolatore mirato allo sviluppo eco-sostenibile del territorio, la vendita del
patrimonio immobiliare. Il ricavo di queste operazioni fornirebbe il Comune di
Napoli di un capitale utile per investire nel potenziamento strutturale e per
creare più concorrenza di qualità, il tutto a favore dei nostri amati
concittadini e per la realizzazione di un vero e proprio indotto commerciale a
favore della potente macchina del turismo. Il potenziamento dovrà essere mirato
non solo a realizzare ciò che ancora manca, ma anche a concatenare quanto più
possibile ciò che attualmente risulta essere scollegato a causa dell’incapacità
organizzativa dei nostri dirigenti.
Una meritata risposta al sindaco
Nei periodi di abbondanza si è speculato
sulla spesa pubblica, oggi Napoli rischia il collasso
Il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino viene eletta nel
2001 con il 52,9% dei voti, sostenuta in giunta dai partiti del’Ulivo, battendo
al ballottaggio il candidato del centrodestra, Antonio Martusciello; viene
riconfermata sindaco nel 2006 con il 57% delle preferenze contro il candidato
del centrodestra Franco Malvano, ex questore di Napoli; il primo cittadino, che
ha il dovere di garantire lo sviluppo della qualità della vita, scrive l’11
gennaio 2009 una lettera ai suoi amati concittadini a mio avviso inopportuna;
un errore che va sottolineato.
Riporto il testo integrale della lettera e mi propongo di
commentarla costruttivamente per il bene di tutte le famiglie napoletane. Prima
vorrei però ricostruire, per quanto possibile, il contesto sociale di quei
giorni con poche parole: ci troviamo in piena emergenza rifiuti, la più grave
di tutti i tempi, la città diventa la vetrina della monnezza, stracolma di rifiuti, la gente è esasperata dall’enorme
disagio e dalla prospettiva dei rischi per la salute. L’ennesima emergenza
chiaramente prevedibile, tanto da far sospettare legittimamente che sia stata,
come tutte le altre emergenze, una manovra pilotata per aprire una nuova
discarica in città e chiedere nuovi sacrifici al territorio ai danni
dell’ambiente.
“Care concittadine e cari concittadini, in questi giorni ho varato la
nuova Giunta comunale: cinque nuovi assessori, che in aggiunta ai sei nominati
nello scorso maggio, danno il quadro di un rinnovamento forte e concreto. Si
tratta di professori universitari, professionisti, imprenditori figli di questa
città che si dedicheranno al suo esclusivo servizio. L’ho deciso poiché ho
ritenuto in coscienza di dare in questo momento di grande incertezza e
sofferenza per questioni rilevanti di etica pubblica (a prescindere dalla
fondatezza, o meno, di accusa di natura penale), che hanno lambito la nostra
amministrazione, una risposta forte e responsabile. Avrei potuto ascoltare le
tante sirene che “consigliavano” di lasciare, oppure al contrario di “farmi
guidare” nelle mie scelte. Ho ascoltato tutti e alla fine, rispettando il mandato
ricevuto due anni e mezzo fa dal 57% dei napoletani, ho deciso di continuare a
lavorare per la mia città. Mi guidano onestà e coscienza nonché i valori della
Costituzione della Repubblica italiana e la profonda convinzione che è più
facile abbandonare la nave nei momenti difficili che trovare il coraggio e la
forza per uscire da queste difficoltà e navigare verso rotte più sicure.
La città ha
bisogno di un sereno e fattivo comune lavoro e non certo di “pause
istituzionali” o di “governi commissariali” ontologicamente lontani da ogni
logica di partecipazione. Ripartiamo ribadendo che il Consiglio Comunale, in
quanto organismo eletto democraticamente dai cittadini è, secondo le competenze
attribuitegli dalla legge, il luogo deputato a tracciare e controllare le
politiche della città. Napoli sta facendo i conti con le sue insufficienze e
debolezze, con i suoi errori e la povertà in un quadro internazionale confuso e
complicato, con una crisi economica che mette in ginocchio economie forti e
sviluppate, città ricche e potenti. Non abbiamo bisogno di elencare i problemi,
li conosciamo tutti, quello che serve alla città è recuperare fiducia in se
stessa, rafforzare gli anticorpi della legalità e della trasparenza, operare
contro la camorra, la micro e la macrocriminalità. Lo deve fare l’intera
comunità a partire dal comportamento dei singoli. In questi anni ho sempre
combattuto catastrofismo e vittimismo, poiché dobbiamo imparare a non
lamentarci e pretendere ma a costruire e lavorare, sapendo altresì che lo sviluppo
di una città dipende in gran parte dalle politiche dei governi nazionali e
dall’attenzione di investitori locali, nazionali e internazionali e
dall’opinione pubblica. Ed è per questo che parlo spesso dell’altra Napoli,
affinché il Paese conosca la complessa realtà fatta di problemi e
insufficienze, ma anche di progetti in corso, cantieri aperti, realizzazioni di
assoluto valore nazionale e internazionale. Chi promette miracoli mente ma la
nuova fase che abbiamo aperto mira a completare importanti realizzazioni.
L’Amministrazione
comunale nei prossimi mesi metterà particolare attenzione al tema della cura
della città e della valorizzazione dei beni comuni, degli spazi e delle
funzioni pubbliche, con l’obiettivo di migliorare la sua qualità della vita. È necessario che Napoli, a partire dalla sua classe
dirigente, rialzi la schiena e accetti la sfida, ardua ma non impossibile, di
lavorare per una ripresa che ci sarà se sapremo mobilitare le energie migliori
come la città spesso ha fatto nei momenti di maggiore crisi. Con questa consapevolezza delle nostre difficoltà, ma anche
con il fermo proposito di affrontarle e superarle continuando con la nuova
Giunta a svolgere il lavoro al servizio dell’interesse generale della città, mi
rivolgo a voi tutti, cari concittadini, per esortarvi a non lesinarmi critiche,
ma anche e soprattutto a mantenere un impegno comune per il futuro della nostra
città. “
Questa
lettera non soddisfa affatto noi napoletani e manifesta ancora una volta il
fallimento di tutta la classe dirigente. Innanzi tutto chi vive il disagio del
degrado cittadino avrebbe voluto sapere se il sindaco di Napoli possiede gli
strumenti soggettivi e oggettivi fondamentali per affrontare i problemi della
città, cioè se ha un progetto per risolverli, ammesso che li conosca a fondo.
Questo e solo questo avrebbe dovuto spiegare: invece ha sprecato per l’ennesima
volta soldi della comunità per giustificare un fallimento politico che
coinvolge lei in prima persona e il partito che non è in grado di imporsi e schierarsi
dalla parte della coscienza civile. Saper fare autocritica e ammettere i propri
errori è il gesto più saggio e difficile da fare per un uomo, dal momento che
mettersi in discussione significa minare la propria esistenza politica. Il
grande filosofo greco Socrate scelse il suicidio, per aver violato le leggi di
una falsa democrazia. Oggi la
Iervolino in virtù di questa falsa e personalissima
democrazia, che si contrappone ai nobili principi costituzionali, rinuncia a
dimettersi, nonostante la sua deprimente azione di governo. Innanzi tutto il
sindaco promette che da quella data in poi, cioè dall’11 gennaio 2009,
finalmente si occuperà della qualità
della vita dei suoi concittadini e questa è forse la notizia più
rassicurante, inoltre confessa che i sei assessori sostituiti non hanno
lavorato a esclusivo servizio della città. Non vorrei essere nei panni di chi
ha perso la faccia, giustamente o ingiustamente, per queste sue affermazioni. La
cosa ancora più sconcertante è che non si capisce se l’esistenza della camorra,
della criminalità o della microcriminalità sia la causa principale del suo
fallimento; il sindaco dice delle cose di una gravità inaudita poiché, se
queste organizzazioni hanno un potere così forte, perché ha governato per tutti
questi anni senza denunciare una cosa così grave? Perché solo alla fine del suo
insufficiente mandato si appella a esternazioni di questo tipo? A mio avviso è
una facile trincea dove rifugiarsi per deresponsabilizzarsi. In realtà nella
sua azione di governo risultano evidenti alcuni aspetti patologici, che hanno
minato i nobili risultati politici che i napoletani si attendevano, e cioè una
Napoli moderna e quindi strutturalmente più efficiente e idonea alle esigenze
di crescita e sviluppo culturale. Nella realtà il primo cittadino di Napoli ha
scelto la sua squadra in funzione di logiche perverse, scegliendo assessori inadeguati.
Non vedo il motivo per il quale si chieda al cittadino di contribuire nella
denuncia di disservizi, quando esiste un assessore preposto che dovrebbe
lavorare dalla mattina alla sera per conoscere e risolvere i disservizi. Quello
che si vede è incapacità e poca immaginazione da parte dei singoli dirigenti
nell’organizzarsi metodologicamente per affrontare i problemi. Si parla molto
della poca trasparenza, un classico problema che denuncia il fallimento
politico di una amministrazione: come mai non si riesce a risolverlo? Eppure
gli strumenti ci sono, basterebbe sfruttare in maniera intelligente il mezzo
informatico, per pubblicare gli atti o per acquisire domande di partecipazione
a gare o a bandi. Tuttavia lo strumento per eccellenza per affrontare il
problema della trasparenza è il metodo della tracciabilità: questo metodo ha
valenza generale e si può applicare a ogni singola parte della macchina
amministrativa di una città e non solo. Esso ci permette di seguire all’istante
qualsiasi decisione, qualsiasi provvedimento, e ogni singola e minima cosa che
accade o che si muove. Qualche tempo fa mi capitò di dover andare al Comune di
Napoli per depositare un documento, un’esperienza straordinaria, mi parve di
aver usato la macchina del tempo: ebbi l’immediata sensazione di essermi
immerso in un periodo storico diverso dal mio, fatto di carte e scrivani
impazziti. In questa babele c’è sempre chi è pronto a scavalcarti grazie a una
conoscenza più forte della tua, il cosiddetto “santo in paradiso”. Questa
città, a giudizio di chi la vive quotidianamente, risulta essere non vivibile!
Una città pesantemente burocratizzata, dove la gente si avvilisce solo al
pensiero di dover richiedere un documento all’INPS o in un altro ufficio. Cose
che si dovrebbero fare in mezz’ora al massimo occupano una mezza giornata, se
tutto va bene. All’ospedale San Paolo ci vuole un giorno solo per prenotare una
visita medica, poi dopo almeno una settimana – in genere molto di più – bisogna
fare un’altra fila per pagare il ticket, infine la visita dura al massimo
qualche minuto: lo specialista su un referto incomprensibile preferisce non
segnare né data, né luogo, né il suo nome e cognome, ed è inutile dire che le
visite sono parecchio approssimative. Questa è una città che non offre
sufficienti garanzie di benessere sociale, non offre opportunità di lavoro
continuativo a qualsiasi livello, non offre un mare pulito ma una sorta di
fogna. Per non parlare della carta dei servizi ASL della Regione Campania che
arriva a tutti tramite le pagine gialle, che è stata ovviamente scritta da
qualcuno consapevole che il servizio risulta essere scadente e forse per questo
chiede al cittadino di contribuire a denunciare disservizi per migliorare le
cose, come se l’assessore o dirigente apposito non ne fossero già informati. E
se il cittadino ha disservizi da segnalare, deve passare ore e ore al telefono con
un operatore di call center, che alla fine gli rilascerà anche un numero di
protocollo: meraviglioso. Ultimamente mi è capitato di dover andare al pronto
soccorso dell’ospedale Cardarelli, e mi è parso di essere al fronte: gente che
si lamentava aspettando il proprio turno, mentre gli ammalati venivano chiamati
a gran voce in un frastuono infernale. Arrivato finalmente il momento della
visita, sono entrato in una stanza in cui c’erano diverse scrivanie, una
attaccata all’altra, con diversi specialisti dietro. Eravamo in tre ad aver
bisogno di attenzione, ognuno con un pezzo di carta in mano sul quale era stato
annotato, in maniera incomprensibile, qualcosa. Non sapevamo a chi rivolgerci,
il tutto in una atmosfera da campo di battaglia. Alla fine ognuno di noi fu
visitato in quello stesso stanzone, in un angusto spazio delimitato da orribili
tendine, ognuno su un lettino malconcio su cui non tutti ebbero la fortuna di
potersi appoggiare su un lenzuolo di carta stropicciato. Fui medicato alla meno
peggio da un dottore stressato; alla fine mi fu rilasciato un pezzo di carta
scritto a penna sul quale a stento riuscii a capire che mi veniva consigliata
una settimana di riposo assoluto. Questa esperienza denuncia il livello di
qualità dei servizio ospedaliero di uno degli ospedali più importanti di Napoli. Si potrebbe scrivere per una vita
per denunciare gli sprechi e i disservizi di Napoli. Appalti, subappalti,
sub-subappalti per realizzare servizi inesistenti oppure per montare
apparecchiature mai funzionanti. La domanda vera è una sola: dove sono i responsabili
di questi sprechi? Chi dovrà mettere mano alla tasca per ripagarci del danno
subito, forse il sindaco o il presidente della Regione? Il metodo della
tracciabilità del resto porterebbe fino a loro, non in quanto responsabili in
prima persona dei fatti o dei reati, ma perché detengono una responsabilità
politica è aver disonorato gli impegni presi in tanti anni di lavoro è, questo
sì, un “reato”: provoca infatti danni macroeconomici per il benessere culturale
di un’intera comunità. Per usare le stesse parole che il sindaco ha utilizzato
nella sua lettera ai cittadini di Napoli, riferendosi al momento di grande
incertezza e sofferenza economica a livello mondiale, nonché alle insufficienze
e debolezze locali, diremo che questi sono gli effetti dei danni macroeconomici
e culturali che l’azione di governo ha purtroppo generato. Lavorare bene e
lavorare tutti è l’unico modo per affrontare le cicliche crisi economiche che
riguardano questo tipo di organizzazione sociale. Mettersi al riparo lavorando
per la funzione nobile è l’unico modo
per affrontare più serenamente questo clima complicato e confuso del quadro
internazionale.
No ai
partiti-impresa che per governare premiano i clienti migliori. Napoli soffre la
mancanza di uomini capaci di guidare un popolo verso la modernità e la civiltà
Se
vogliamo far rinascere veramente questa città e il Sud Italia dobbiamo imparare
a pretendere dai nostri politici un’elevata preparazione in materia di qualità della vita, perché solo allora
avremo delle vere opportunità civili e democratiche, che ci permetteranno di
vivere un presente più dignitoso e di dare un futuro concreto ai nostri figli.
Napoli
possiede un potenziale paesaggistico e culturale senza paragoni al mondo, che
noi tutti abbiamo il dovere di tutelare, perché rappresenta il nostro passato,
il nostro presente e il nostro futuro in termini di sopravvivenza e di
benessere economico. La classe dirigente che ci ha governati non sempre è stata
all’altezza di questo nobile compito. Oggi noi napoletani con questa nuova
sensibilità e questa nuova consapevolezza vogliamo riappropriarci della nobile
funzione della politica. Noi riteniamo che questo patrimonio di idee debba
essere rivalutato e messo a disposizione del mondo intero. Iniziare questo nuovo
percorso è necessario specie per una città che si presterà a ospitare nel 2013
uno degli eventi più interessanti della storia, il Forum universale delle
culture. Abbiamo bisogno di dare un segnale forte ai grandi partiti che ci
hanno rappresentato e ci rappresenteranno, partiti mastodontici che per
sopravvivere le hanno provate tutte, non hanno fatto altro che inseguire i
problemi, senza una strategia, senza un progetto. Il centrosinistra a Napoli
non ha saputo cogliere l’occasione nemmeno per creare le fondamenta di uno
sviluppo sostenibile, ha semplicemente giocato con i sentimenti di un popolo
ideologicamente tendente a sinistra. Come ho già specificato nella prima parte,
Napoli e tutto il Meridione possono giocare un ruolo da protagonisti per l’Italia
e il mondo intero.
Combinare
l’insieme delle idee concrete necessarie per lo sviluppo ecosostenibile è un
lavoro prettamente scientifico, perché la cosa importante sta nel trovare la
combinazione più efficiente capace di creare benessere1economico per tutti,
salvaguardando l’ecosistema. La politica a Napoli deve ripartire dal concetto
di qualità della vita, che è l’indicatore
per eccellenza del grado di democrazia di un territorio. Democrazia significa
rimuovere gli ostacoli che limitano la crescita della qualità della vita del cittadino e del territorio. Questa è la
nostra consapevolezza e quando riusciremo a far capire a tutto il popolo
partenopeo l’importanza di questo strumento, allora ci riterremo soddisfatti.
Si è
chiusa una stagione ed è arrivato il momento di fare i conti. Il centrosinistra
paga i danni per errori devastanti nei confronti di questa meravigliosa città e
di chi la vive. Il buon senso civico partenopeo a questo punto vuole che, a
pagarne le conseguenze, sia anche il partito democratico, che si è piegato agli
interessi personali dei pochi ai danni dei suoi molti ex elettori.
Qualità della vita Napoli
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28 ago 2012 – Parlerò di Napoli, un tempo capitale del regno, per mostrare come si può realizzare praticamente la qualità della vita in un territorio, elencando ...
[1] Fuorigrotta (in napoletano Forerotta)
insieme al quartiere Bagnoli forma la decima municipalità del comune di Napoli.
Meno esteso di Chiaiano, con i
suoi 76.521 residenti è il quartiere più popoloso di Napoli. Confina, oltre che
con Bagnoli, con i quartieri Soccavo, Pianura, Vomero, Chiaia e Posillipo (in
linea d’aria, non essendoci strade che collegano direttamente i due quartieri
per via della forte pendenza che li separa).
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