Principio di bilancio sostenibile


Il concetto di bilancio è di fondamentale importanza per la vita e il benessere, nonché per la qualità della vita. E' uno strumento di tipo qualitativo e quantitativo, attraverso il quale possiamo quantificare scientificamente molti aspetti della realtà umana e non. Pertanto è utile per fare pianificazioni e previsioni sul futuro, un argomento centrale per il concetto di sostenibilità. (Domenico Esposito)


(Ti sottolineo che questo articolo ( Principio di bilancio sostenibile) è un capitolo del libro--> Ideologia della qualità della vita)

Il principio di bilancio sostenibile si basa sostanzialmente sul principio di immissione o emissione degli enti materiali o immateriali ed è uno strumento che fa uso di procedimenti algoritmici matematici necessari per quantificare aspetti importanti della vita stessa di una disciplina e della conoscenza in generale. In particolare ci permette di individuare leggi utili al miglioramento della nostra qualità della vita. Il principio di bilancio sostenibile è quel meccanismo di entrata e di uscita, immissione ed emissione, teorico e pratico che ci permette di fare delle analisi di controllo e di sviluppo sui sistemi. Ci permette quindi di fare delle previsioni sul futuro, partendo dai dati presenti. Mettendo a sistema i dati derivanti da queste analisi possiamo capire molti aspetti che riguardano la nostra vita e la qualità della nostra vita. Attraverso il bilancio di un governo possiamo conoscere la qualità dell’azione di governo, mentre attraverso le previsioni di bilancio possiamo individuare delle strategie di sviluppo e di controllo. Grazie alla relazione fondamentale di “bilancio energetico” Terra-Sole, si è stimato che la temperatura media della Terra nel corso di milioni di anni si è stabilizzata intorno ai 15 °C.......e così via
Per approfondimenti consulta il libro in formato cartaceo oppure l'E-Book che puoi scaricare direttamente per via web....clicca qui--> Ideologia della qualità della vita 









Faccio questa osservazione perché ritengo sia utile al lettore per capire il percorso storico degli eventi:
La pubblicazione di questo scritto risale al 2010, oggi 2012, la nuova amministrazione comunale di Napoli e il Governo Nazionale guidato dal Presidente Mario Monti  sono nel pieno della loro azione di Governo. Il primo cittadino di Napoli de Magistris ha ricevuto questo lavoro frutto di anni di studio.
Lo ha ricevuto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Presidente del Governo in carica Mario Monti, il Presidente della Regione Campania Stefano Caldoro e molti altri assessori di Napoli e della Campania; e poi....intellettuali, filosofi, la società civile, amici; inoltre è stato sapientemente diffuso nei social network quali Facebook, twitter ecc...nei quali ambienti è stato un po' depredato, copiato per favorire gli interessi di qualcuno che lo ha trovato interessante.
L'importante contributo di questo progetto è stato quello di mettere l'accento, introducendo sia negli ambienti istituzionali che in quelli popolari, argomenti poco considerati dalle precedenti amministrazioni locali e nazionali, temi, alcuni dei quali aspettano ancora una risposta.
Per fortuna il Governo Monti voluto dal Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano è riuscito a dare una parvenza leggermente diversa allo stato di cose che avrete modo di leggere in questa pagina...mi riferisco soprattutto alla qualità dell'azione di governo, degli uomini e ministri che compongono, oggi, la squadra di governo.  


Coscienza attiva
L’interesse particolare non sempre
favorisce il bene della comunità:
questa è la ragione per la quale
è dovere di una vera
democrazia
tutelare e incoraggiare
l’interesse che si muove
per il benessere di tutta la comunità.

La qualità della politica italiana
Un prodotto è di qualità quando non nuoce alla salute di chi lo vive e lo consuma e ha rispetto dei diritti di chi lo vive e lo produce.

Vorrei far notare che l’idea di qualità della vita che intendo esporre in questo lavoro assume un significato filosoficamente più articolato e profondo di quanto siamo abituati ad attribuire a questa espressione. Io parlo di una nuova ideologia politica e culturale!!!

Secondo il significato di uso comune dell’espressione qualità della vita da noi tutti pressoché conosciuto l’Italia è un Paese diviso in due blocchi: Centro-Nord da un lato, con un livello più alto di qualità della vita, e Centro-Sud dall’altro con un livello più scarso. Questa mappa statistica denuncia l’esistenza di una disparità sociale e di una inadeguata distribuzione del benessere del sistema Italia, e ciò risulta pienamente in contrasto con la, seppur giovane, costituzione italiana. Esistono tanti studi su questo argomento; il Dossier sull’Italia realizzato dal Sole 24 Ore è il più recente: da oltre 15 anni misura la vivibilità delle 103 province italiane e delle regioni attraverso una serie di dati statistici elaborati in 36 classifiche. Dal reddito all’occupazione, dalla natalità alla sanità, dai reati alle opportunità per il tempo libero. Il ritratto dell’Italia secondo questo dossier conferma ulteriormente l’esistenza di due grandi blocchi, Nord e Sud, caratterizzati da una forte disparità in termini di qualità della vita. Il giornale New York Times per le celebrazioni del 150 esimo anniversario dell'unità d'Italia riporta: nonostante oggi si celebri il 150/o anniversario dell'unità della Nazione, l'Italia resta ''un Paese più diviso che mai, politicamente. geograficamente ed economicamente”. La cosa interessante è che tutte le maggiori agenzie di statistica che propongono graduatorie di questo genere concordano con gli stessi risultati. Questo dimostra che apparati dello Stato italiano, e in particolare gli enti locali e i cittadini che li hanno costituito, quei soldi che hanno ricevuto per diritto non li hanno spesi secondo dovere. Ma ciò dimostra anche, che lo Stato italiano è imperfetto, in quanto non è stato in grado di prevedere ciò che stava accadendo. La funzione di controllo è di fondamentale importanza per un paese. Sapere come vengono spesi i soldi pubblici è di estrema importanza in un paese che vuole crescere economicamente. Se il problema è la trasparenza, lo Stato italiano deve trovare gli strumenti adatti per affrontarlo. Se il problema è  il commissariamento che è uno strumento legislativo utile al servizio dei governi, per quale motivo non viene utilizzato? Forse perché il sistema clientelare italiano, le corruttele e le cosiddette cricche hanno un radicamento profondo in tutto il sistema partitico italiano?

Questa fotografia individua un’Italia divisa in due e ciò dimostra che la questione meridionale è, a 150 anni dall’Unità d’Italia, un problema attuale, che noi tutti abbiamo il dovere di affrontare costruttivamente per il bene delle future generazioni. Questo a mio avviso denuncia l’inefficacia delle politiche territoriali messe in atto dai governi centrali per la realizzazione della funzione nobile della Costituzione italiana.



Alcuni principi fondamentali della Costituzione italiana

Solo una costituzione non del tutto perfetta può permettere l’esistenza di politici mediocri oppure
l’elezione di politici che hanno evidenti conflitti con il potere giudiziario ed economico


È interessante rendersi conto di come ogni articolo della Costituzione italiana sia stato creato secondo un principio legato alla qualità della vita ed è altrettanto interessante presupporre una rivisitazione della stessa in virtù dello stesso:
Articolo 1. L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione.

Articolo 2. La repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Articolo 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” e così via…
In Italia esistono ancora molte zone dove questi principi vengono normalmente violati, non applicati e ignorati per motivi patologici.
Il degrado culturale di alcuni territori italiani evidenzia il declino della politica italiana, la quale è incapace di progettare una pianificazione moderna che coinvolga tutto il territorio italiano in maniera egualitaria e, in questo modo, mostra chiaramente il fallimento delle politiche dei governi centrali che si sono progressivamente succeduti nel tempo.

In questi territori non esiste più rispetto né educazione, esiste la legge del più forte. In questi territori si sprecano ingenti risorse per arricchire pochi individui, si lavora con poco impegno alla qualità della vita e ciò sarà messo particolarmente in evidenza (nel post che trovate su questo Blog dal titolo qualità della vita Napoli) quando parlerò della qualità della vita applicata alla città di Napoli, un aspetto purtroppo che accomuna tutto il Sud. Il potere si accentra nelle mani di pochi. La gente onesta è rassegnata avvertendo l’impossibilità di vedere affermato un modello costruttivo innovativo e moderno. La cosa più preoccupante è che il parlamento italiano sta diventando un luogo litigioso privo di onestà, troppo fazioso, aumentano i faccendieri e le persone senza scrupoli carenti di idee ambiziose. Non si ambisce più alla rappresentanza parlamentare per fare “alta politica” al servizio del Paese, ma si utilizza il parlamento per adagiarsi pensando ad altro o altre attività favorendo “tizio” rispetto a “caio”. Il Mezzogiorno non ha più una rappresentanza adeguata all’interno del parlamento: lo sviluppo del Sud è affidato a logiche di potere lontane dalla qualità della vita del territorio e dei suoi abitanti. Lo Stato italiano assiste inerte? Cosa sta facendo? Sono sufficienti le misure politiche che sta attuando per contrastare questa preoccupante deriva? La logica di potere che caratterizza l’asse Bersani-Bossi-Berlusconi è una logica valida? Si potrebbe fare di più per coinvolgere il Mezzogiorno d’Italia, dandogli una funzione più costruttiva per sé e per il sistema Italia? La lega di Bossi con Berlusconi ha governato l’Italia per tanti anni, come mai solo oggi si parla di un Piano per il Sud? Come mai si è pensato prima al federalismo e ai suoi decreti attuativi e poi ad un Piano per il Sud?  Un energico Piano per il Sud sarebbe un buon modo per riequilibrare la situazione e magari un modo per rimediare agli errori che lo Stato italiano ha commesso nei confronti degli abitanti del Sud Italia? Gli strumenti che caratterizzano l’ideologia della qualità della vita, prima evidenziati rappresentano un valido Piano anche per il Sud Italia? Perché lo Stato italiano permette queste forme di ingiustizia? A tutte queste domande c’è una possibile risposta. Ma quello che deve veramente contare in questa particolare fase storica, a mio giudizio, è l’affermazione della migliore logica di potere per l’Italia e per gli interessi di tutti gli italiani.



Che cosa deve significare la parola Stato

Si parla tanto di infrastrutture, ebbene, la qualità della vita è un’infrastruttura idealistica che permetterà all’Italia di essere più competitiva e più coesa


Premettiamo che lo Stato italiano è rappresentato da istituzioni: il cittadino, il sindaco, il presidente di regione, presidente del consiglio e così via; queste istituzioni, ognuna con il suo grado di importanza, sono deputate a tracciare e controllare le politiche di sviluppo dei rispettivi territori di competenza.
Gli enti locali sono apparati dello Stato, se questi sono inefficienti la responsabilità è dello Stato centrale, in quanto non applica sufficienti controlli e gli strumenti legislativi appositamente creati per punire chi sbaglia. Qualora dovesse venire a mancare l’efficienza, anche di uno solo di questi apparati, allora le responsabilità ricadrebbero sullo Stato centrale che perderebbe di credibilità, in quanto garante di tutti e soprattutto garante di tutti quei settori strategici che riguardano il territorio italiano. Non esiste uno sistema politico perfetto, ma uno Stato moderno ha il dovere di migliorarsi nel tempo sfruttando i contributi positivi dei suoi cittadini, in parte prodotto della sua stessa “essenza”.
La classe dirigente meridionale continua a sperperare capitali per ottenere consenso elettorale: è la famosa politica clientelare di quest’ultimo quarantennio, una strategia perversa che sancisce il declino della politica e che continua ad avvantaggiare gli interessi del Nord, che a sua volta risponde con una politica clientelare diversa: interesse ad acquisire maggiore potere decisionale, maggiori opportunità a qualsiasi livello, ed una aspra propaganda politica contro il popolo italiano che vive nel Sud Italia con il rischio di dividere la coscienza civile che sta a fondamento dell’Italia unita. I capitali monetari nel sistema Italia confluiscono in maniera preponderante verso il Nord mentre il Sud viene abbandonato a se stesso. Il potere al Sud si accentra molto spesso nelle mani di pochi e lo Stato investe scarse risorse per la sicurezza, il controllo e lo sviluppo del territorio; non vi è una strategia politica efficiente per realizzare in questi territori la qualità della vita e inoltre non esiste attualmente una valida logica di potere civile per risollevare il Sud dal degrado culturale, mentre la classe dirigente meridionale assiste inerte al massiccio transito di capitali che confluiscono verso il Nord Italia, Nord Europa e Paesi dell’Est. Ciò dimostrerebbe una patologia della nazione Italia, in quanto le politiche di decentramento dei poteri dello Stato a livello locale stanno provocando un profondo cambiamento dell’idea nobile che sta a fondamento della Costituzione della Repubblica italiana e cioè, sostanzialmente, la qualità della vita di tutti gli italiani. Questa patologia si chiama politica clientelare: essa ha prodotto un insufficiente livello di qualità della vita al Sud, corruzione, deturpamento e inquinamento di vaste aree di territorio, nonché scarsa efficienza di tutti i settori produttivi, mentre al Nord un pericoloso sentimento antimeridionalista che, a lungo andare, potrebbe spaccare l’Italia. Bossi vuole punire il popolo del Sud Italia con il federalismo demaniale prima e quello municipale dopo, strumenti che dovrebbero tenere la spesa pubblica sotto controllo. Ma chi è che spende i soldi pubblici? Apparati dello Stato. Chi è che dovrebbe controllare? Apparati dello Stato. La verità è che non c’è alcuna possibilità per condannare giudiziariamente apparati dello Stato che procurano danni permanenti alle casse pubbliche dello Stato, e cioè ai cittadini. L’ideologia della qualità della vita è una piattaforma idealistica, la casa di tutti gli italiani, essa ha gli strumenti filosofici, tecnologici e scientifici per pianificare il controllo e lo sviluppo del territorio italiano secondo giustizia. Purtroppo all’idea di unità nazionale che sta a fondamento dello Stato italiano, si contrappone un’idea regionalista e federalista, decentramento dei poteri a livello locale che ha prodotto dei danni notevoli al sistema Italia perché i controlli non esistevano; oggi e in particolar modo le rivendicazioni brutali di Bossi e della parte più accanita del suo partito, sono oggetto di forti perplessità, ma ciò che più preoccupa è il fine ultimo. Certo, l’interesse da parte del Ministro dell’Economia Giulio Tremonti verso studi che parlano di reddito procapite di una parte rispetto all’altra, Bossi che parla di Padania libera e poi la bandiera verde della Lega Padana; questi si che sono  elementi che non fanno ben pensare. Per questo l’unica cosa da fare, per ribaltare questo momento sfavorevole della nostra identità di unità nazionale, è che il popolo reagisca democraticamente, ma con forza, contro questa sterile e mediocre classe dirigente che in questi anni non è stata in grado di prevedere ciò che stava accadendo. Noi meridionali insieme a quella parte civile e solidale del Nord che ci ama, che desidera che i nostri territori ritornino a splendere come un tempo, vogliamo costruire un futuro diverso, un futuro migliore, ma soprattutto pensiamo a un futuro che corrisponda concretamente ai nobili contenuti del dettato costituzionale e scritti con grande senso di responsabilità ed equilibrio da uomini che hanno rappresentato la vera Italia unita. Oggi il Sud è un ammalato grave che per essere curato non ha bisogno del menefreghismo secessionista della Lega Nord, ma necessita di persone più consapevoli del fatto che la modernità di un territorio risiede nel concetto di qualità della vita.

 

 La ricchezza di un Paese: il concetto di paesaggio

L’inno di Mameli “fratelli d’Italia” rappresenta il paesaggio idealistico dell’identità nazionale

L’Italia è una nazione con un’identità culturale basata su una storia millenaria d’inestimabile valore per l’umanità, che ha il dovere di custodire. Noi italiani abbiamo un alto compito che è quello di preservare questo patrimonio e di contribuire a renderlo accessibile a tutti, garantendo alle future generazioni la possibilità di conoscere uno dei contesti culturali e artistici più interessanti che l’uomo sia stato in grado di realizzare.

La ricchezza di un Paese si fonda sostanzialmente sul paesaggio, inteso non solo come l’aspetto naturalistico e morfologico di un territorio, ma anche come il prodotto dello sviluppo storico-dinamico dell’agire umano (patrimonio storico-tecnico-artistico e idealistico). Il territorio ha, a mio avviso, un’importanza fondamentale per la determinazione della ricchezza culturale di un popolo sia in termini materiali che in termini ideali. Il paesaggio è uno strumento potente per influenzare ed interessare le masse, non a caso studiosi e artisti di ogni genere hanno trovato in Italia importanti fonti di ispirazione. Molto spesso si dice che l’Italia produce ottimi cervelli, ebbene non penso che sia un risultato attribuibile al solo merito degli insegnanti, anche il paesaggio ha la sua importanza e, inoltre se esistono nei nostri istituti bravi insegnanti questo è dovuto anche alla ricchezza del nostro paesaggio! Ma il paesaggio, a mio avviso, è anche un potenziale di capacità che racchiude in sé molteplici attività umane e la vitalità di queste si traduce in termini di ricchezza; queste capacità dovrebbero essere messe in condizione di lavorare per il bene del paese. La ricerca scientifica per esempio è una di queste e in ciò l’Italia è molto indietro a causa delle scarse risorse a essa destinate; esistono Paesi che investono di più, esistono Paesi dove la ricerca è finanziata dai colossi farmaceutici, in Italia queste grandi multinazionali non esistono, se non in forme limitate. Il nostro sistema universitario e debole dal punto di vista finanziario, inoltre è ancora poco sfruttato dalla politica che non pretende, ne motiva le università a fare progetti di alto profilo istituzionale utili alla collettività. Il cinema per esempio è un indotto industriale di non trascurabile importanza culturale per un paese, ma questa potente macchina non viene sfruttata per promuovere l’italianità al di fuori del nostro territorio, se non in forme pressoché mediocri. Uno dei problemi strutturali dell’Italia è che non riesce a supportare dal punto di vista organico la crescita industriale di alcuni settori strategici, cioè un impresa piccola fa molta fatica a diventare media, e un’impresa media a sua volta difficilmente diventerà grande e questo è un limite enorme per la competizione a livello mondiale. Oggi la competizione italiana deve orientarsi alla qualità dei prodotti e alle competenze necessarie e sufficienti per venderli, ma senza un adeguato apparato infrastrutturale dei trasporti (merci, persone e idee) non riusciremo a dare le giuste opportunità a tutti i settori produttivi strategici del nostro paese.

Osservazioni e approfondimenti

Il paesaggio, inteso quindi come la particolare fisionomia di un territorio determinata dalle sue caratteristiche fisiche, antropiche, biologiche ed etniche, è una delle risorse principali per l’Italia; esso è imprescindibile dall’osservatore e dal modo in cui viene percepito e vissuto. Il paesaggio è clima, il paesaggio è agricoltura, il paesaggio è cucina mediterranea, il paesaggio è ottima formazione, il paesaggio è intelligenza dei cervelli, il paesaggio è cultura ecc; grazie al paesaggio il territorio italiano è stato per molti secoli il centro storico (inteso come il luogo dove si sono sedimentate eccezionali prove culturali dell’attività umana) più importante e potente della cultura umana, reso possibile dall’incontro e dalla sintesi di molteplici esperienze culturali provenienti da tutto il mondo. Pertanto l’Italia avendo un paesaggio più ricco e completo ha più opportunità potenziali, quindi esso dovrebbe essere coltivato sia dal punto di vista materiale che ideale; nella pratica, invece, ciò è ostacolato dai problemi di carattere strutturale riconducibili tutti a un mediocre livello di qualità della vita del sistema Italia, il quale produce: conflittualità, scarse competenze, corruzione, poca trasparenza e, così via. Nei periodi di decadenza economica i nodi vengono al pettine: carenze energetiche, carenze manageriali, carenze dirigenziali, carenze di risorse. Proprio in questi momenti nasce l’esigenza di individuare le priorità; oggi la priorità italiana numero uno dovrebbe partire dal senso di responsabilità politica, che dovrebbe trovare le risorse giuste mettendole al posto giusto (viene da dire: dimezziamo i costi della politica, e se i nostri politici costano troppo e fanno poco andiamo a scegliere i nostri rappresentanti nel resto d’Europa, dove sono più competitivi e più efficienti). Visto che la ricchezza umana fondata sul paesaggio è sicuramente più potente della ricchezza dei prodotti finanziari (derivati e contenitori vari difficilmente decifrabili) generati molto spesso sulla base di teorie e modelli capitalistici (virtuali), creati dal gioco della finanza e da speculatori senza scrupoli perché speculano sulla povera gente, allora grazie alla sua cultura millenaria l’Italia è meno esposta alle turbolenze finanziarie dell’economia mondiale, in quanto il paesaggio italiano è fondato su di una ricchezza reale, tangibile; essa possiede un’estetica, una bellezza sensitiva, che ci è invidiata dal mondo intero.
Spesso i prodotti finanziari diventano forme patologiche al servizio del potere, nel bene e nel male, coinvolgono indiscriminatamente persone innocenti su scala mondiale, perciò non danno valore alla funzione nobile dell’esistenza e ai diritti umani. Paradossalmente questo gioco finanziario produce, in alcune fasi ascendenti, vantaggi economici, quindi ricchezza, che permette di crescere economicamente e di distribuire benessere, mentre nelle fasi discendenti genera perdite su scala mondiale come si è visto con il caso dei derivati americani (e il caso di dire che l’America ha dato, l’America ha tolto...); oggi il Presidente Mario Draghi propone alcune misure (regole del gioco) per arginare le perdite delle fasi discendenti, permettendo così a questo gioco di continuare riconquistando la fiducia da parte degli investitori. I capitali al servizio della qualità della vita: questa, invece, sarebbe la miglior regola.

L’unico modo per rivalutare lo straordinario paesaggio italiano
è l’ideologia della qualità della vita
 
Tuttavia il paesaggio resta e non svanisce mai, anzi si rivaluta sempre, ci emoziona sempre e ci meraviglierà ancora per molto, grazie all’idea che è in continuo movimento, grazie all’interpretazione poetica della realtà che ci circonda. Per questo motivo l’indotto industriale del settore turistico riveste un ruolo di enorme importanza per la stabilità economica del nostro Paese; ciò è motivato anche dalla potente industria manifatturiera e dalla massiccia presenza di artigianato, di piccole e medie imprese, senza alcun dubbio conseguenza di questa storica ricchezza, che l’Italia ha il piacere di vantare, che collaborano affinché questa cultura sia anche nel futuro una risorsa economica di non trascurabile importanza. Molto spesso sentiamo dire che l’Italia non possiede materie prime per lo sviluppo industriale, ma da questo punto di vista è un territorio ricco di straordinarie materie prime che non viene rivalutato nel modo giusto. Quando si parla di paesaggio non può mancare l’attenzione verso quello agricolo e marittimo fin dall’antichità considerati strategici, oggi sono deturpati, maltrattati e poco considerati. L’Italia possiede eccezionali prodotti alimentari che non vengono esportati, che hanno difficoltà a stare sul mercato perché non esiste una sufficiente domanda nazionale. Affinché questo mercato possa svilupparsi al di fuori del territorio nazionale lo Stato italiano dovrebbe supportare i produttori con efficienti trasporti a livello internazionale e mondiale. I paesi asiatici per crescere economicamente hanno bisogno di materie prime e il cibo è una fondamentale materia prima, indispensabile fonte di energia per il corpo umano, ma fino a quando non riusciremo a creare le necessarie piattaforme commerciali (accordi e negoziati per incentivare la creazione di nuove rotte commerciali più efficienti), questa resterà solo una bella idea. (Ogni paese compete in base a ciò che è stato e a ciò che è e si appresta ad essere), l’Italia è attualmente un paese che dovrebbe puntare molto sui prodotti di qualità, l’eccellenza e l’innovazione anticipando e pianificando lo sviluppo degli eventi storici; ecco che la qualità della vita diventa una perfetta innovazione al posto giusto nel momento giusto. Secondo questa prospettiva l’Italia meridionale e la sua posizione strategica sul Mediterraneo può rivestire un ruolo da protagonista per lo sviluppo di relazioni commerciali su scala mondiale. Naturalmente questa logica di sviluppo dovrebbe essere supportata da efficienti piattaforme portuali e aero-portuali.
In questi ultimi tempi stiamo assistendo a due grandi fusioni con fisionomie abbastanza diverse. Da un parte l’asse Londra-Milano-Toronto siamo di fronte a un conglomerato destinato a diventare la prima Borsa al mondo per numero di società quotate (circa 6.700) e primo - in particolare - per le aziende del settore energetico e dall’altra parte, New York-Parigi-Francoforte  potrebbero dar vita alla prima Borsa per lo scambio dei derivati e nella raccolta di capitale. 

L’Unità d’Italia

Con quali principi hanno agito i padri e madri costituenti e con quali principi la politica odierna agisce?


Il concetto d’Italia unita, proprio per le sue caratteristiche idealistiche e materialistiche insieme, non è più visto come un postulato così tanto evidente da essere unico e inviolabile. È chiaro a tutti che l’Italia è una realtà che dipende da una serie di presupposti, senza i quali essa decade. A questo punto diventa evidente come la Costituzione della Repubblica italiana possa, essa stessa, essere considerata come una meta per gli italiani e se oggi si parla del suo declino è perché la politica italiana ha tradito la sua funzione nobile. La classe politica attuale in Italia ha sicuramente contribuito al benessere delle proprie tasche con privilegi e stipendi a dir poco generosi, rispetto alla media dei rispettivi stipendi europei (e questa è forse la vergogna più grande per una coscienza politica che si ritenga civile). Tuttavia, le incessanti rivendicazioni di un Nord sempre più esigente in termini di qualità della vita e il malgoverno del Sud sono la dimostrazione lampante di un alto tradimento nei confronti della nazione. Il punto è proprio questo: i presupposti della giovane Costituzione italiana, che fondano il concetto di Italia unita, sono stati creati per il bene di tutta la comunità nazionale, per creare le basi per il progresso dell’Italia intera e non per una parte sola di essa. A me pare che lo Stato, soprattutto in questi ultimi anni, sia molto attento alle esigenze dello sviluppo nordista e poco attento alle esigenze del Sud, che ha bisogno di crescere quanto il Nord, soprattutto investendo nella macchina del turismo e nell’industria marittima per lo sviluppo del commercio del Mediterraneo. Questo ragionamento è evidente quando ci si concentra sulle esigenze economiche rivendicate con tanta forza reazionaria, a mio avviso pericolosa, dalla Lega Nord di Bossi e sulla mancanza, da parte dello Stato centrale e dei partiti che contano, di una strategia politica per contrastare quegli enti locali incapaci di creare qualità della vita. Il Sud ha bisogno di capitali quanto il Nord, abbiamo bisogno di capitali da destinare a tutti quei programmi appositamente pianificati che hanno lo scopo di realizzare la qualità della vita ed un’adeguata crescita economica sul nostro territorio, condizione indispensabile per sfruttare al meglio una delle risorse più importanti del Meridione, cioè la macchina del turismo.

 

Il Meridione deve far sentire la propria voce
Lega Nord promuove il federalismo come una sorta di istinto egoistico? La legge del più forte che ambisce a cambiare le regole del gioco


Sono millenni che l’essere sociale “uomo” manifesta una caratteristica alternanza: in alcuni momenti vi è una tendenza ad aggregarsi e in altri a disgregarsi, secondo una tendenza tipica della psicologia umana. Il primo caso si manifesta quando gruppi scollegati ambiscono a unirsi idealmente e materialmente per diventare più forti e più competitivi. Il secondo caso, invece, si manifesta quando almeno un gruppo ritiene che distaccarsi dal gruppo di appartenenza sia più vantaggioso per diversi motivi; in quest’ultimo caso la causa scatenante è il contrasto idealistico e materialistico fra gruppi che pensano e agiscono in maniera diversa; anche la paura dell’ignoto e a volte l’incapacità di interazione gioca un ruolo importante. Oggi il concetto di qualità della vita così come è stato proposto da me delineerebbe, una tendenza a favore dell’aggregazione e cioè ad una maggiore cooperazione ed interazione fra i popoli, in quanto alcune forme di pianificazione che si fanno a livello territoriale sono superflue e continuamente ripetitive. Per minimizzare i costi massimizzando i profitti relativi alla qualità della vita, basterebbe un'unica pianificazione a livello nazionale, oppure a livello mondiale. Questo modo di procedere di cui si dirà più ampiamente in seguito a proposito del concetto di globalizzazione, è uno dei metodi per controllare lo sviluppo ecosostenibile dei territori, nonché un metodo per contrastare l’attività illecita di capitalisti senza scrupoli. L’Italia è un Paese antico ricco di storia e di cultura. Durante il suo cammino politico ha attraversato vari momenti di tipo aggregativo oppure disgregativo. Con l’Unità d’Italia il Nord demolì quel prestigio culturale e politico che aveva meritatamente raggiunto il Meridione, ottenne i territori e acquisì un ingente capitale monetario utile alla propria crescita economica: nacque la famosa questione meridionale. Per il Meridione iniziò un inesorabile declino che ci porta fino ai giorni nostri attraverso le politiche di industrializzazione a favore del Nord, l’emigrazione di forza lavoro verso il Nord e le politiche fallimentari al Sud. Da qualche anno e precisamente da quando nasce la Lega Nord si è notato l’interesse di un Settentrione sempre più esigente in fatto di risorse monetarie da destinare alla crescita economica. Il federalismo fiscale è la evidente dimostrazione di questo fatto; esso in sostanza afferma il principio che chi ha qualcosa in più avrà qualcosa in più e chi ha qualcosa in meno avrà qualcosa in meno, anche se si vuol far credere che coloro che avranno qualcosa in meno in realtà avranno ciò che hanno oggi. Ma ciò che hanno oggi è uno scarso livello di qualità della vita. Non esiste fiscalità di vantaggio che tenga, né federalismo o regionalismo per risolvere il degrado istituzionale di quest’ultimo ventennio. Lo Stato deve ritornare semplicemente a fare ciò che gli compete, cioè a esercitare le sue funzioni in ogni angolo del territorio nazionale. Deve imparare a gestire il territorio per garantire sviluppo e libertà d’azione da parte dei cittadini desiderosi di vivere e prosperare in quel luogo per quel luogo. Deve imparare a governare il territorio nazionale, a pianificare le strategie per il futuro senza trascurare il Mezzogiorno e la posizione strategica che esso ha nel Mediterraneo. Deve evitare di sprecare risorse per rafforzare questo deludente regionalismo con maggiore decentramento del potere a livello locale (federalismo e federalismo fiscale) e piuttosto destinare nuovi e ingenti fondi rafforzando i suoi compiti primari su tutto il territorio nazionale in maniera capillare ed energica. Solo così e solo allora il popolo meridionale potrà dimostrare le sue capacità competitive e di crescita, non soltanto economica. La verità è che il
federalismo fiscale se inteso egoisticamente è un principio incostituzionale che, guarda caso, non fu ritenuto prioritario dai nostri saggi padri e madri costituzionali, per il semplice motivo che in una famiglia tutti hanno diritto alla stessa parte. Certo a ogni diritto è associato un dovere, che consiste nel far sì che la parte che si è ricevuta di diritto basti per affrontare le esigenze di qualità della vita di un territorio. Pare che il mancato rispetto, da parte di tutti gli enti locali del Sud, di questo dovere abbia determinato un decisivo punto a favore del federalismo fiscale. Per ottenere questo importante risultato politico la Lega Nord di Bossi ha giocato su due elementi molto importanti: il primo è l’esigenza di crescita in termini di qualità della vita di chi vive al Nord e il secondo è l’accusa verso i malgoverni del Sud definiti incapaci di gestire le risorse. Ebbene, per questi motivi non penso che il federalismo fiscale sia una legge motivata dall’interesse generale, anche se demagogicamente si vuol far credere il contrario. È deprimente vedere come la maggior parte dei partiti italiani, dopo aver combattuto aspramente contro le idee di secessionismo della Lega, ora sia favorevole al federalismo di Bossi. Dal federalismo al secessionismo non c’è molta strada: praticamente il federalismo è quello strumento con cui un gruppo si allontana da un altro, realizzando le basi culturali per il secessionismo ed è proprio per questo motivo che il federalismo bossiano è come un vento che soffia nella direzione della bandiera verde della Padania libera. Lo Stato italiano sottovaluta….poi si ritrova i mostri in casa come fu per Mussolini ieri, così oggi per Berlusconi che è diventato una potenza finanziaria e mediatica ingombrante per la democrazia, un uomo che ha appesantito gli equilibri democratici e culturali di questo Paese. La maggior parte dei Comuni e delle Regioni del Nord, sia quelle di centrosinistra che quelle di centrodestra, sono favorevoli al federalismo: questo significa che sia il PD che il PDL desiderano realizzare il federalismo in accordo alla Lega Nord di Bossi. A chi giova tutto questo? Ebbene, io dico che giova alla Costituzione italiana perché da queste esperienze l’Italia dovrà imparare a difendersi.

 

Oltre il federalismo: uno Stato equo-solidale

Con il federalismo si vogliono premiare i “clienti migliori”, quelli che contano di più



A mio modesto avviso tutte le parole che finiscono per “ismo” sono pericolose. A questo punto del discorso è evidente che se siamo ancora lontani dall’attuazione degli obiettivi della Costituzione italiana in tutto il Paese lo dobbiamo agli uomini che avrebbero dovuto guidarci verso la realizzazione di questo obiettivo. In particolare sono convinto che il concetto di federalismo italiano somigli all’idea che in casa propria si può fare ciò che si vuole, trascurando il fatto che l’Italia è attualmente la casa di tutti gli italiani, un fatto importante che solo un pazzo o un nuovo dittatore metterebbe in discussione. Il federalismo, contrariamente a quanto pensano i suoi diretti sostenitori, non è uno strumento indispensabile per lo Stato italiano per tante ragioni storiche e politiche, scientifiche e tecnologiche, senza sottovalutare il fatto che l’Italia è un Paese di forte ispirazione cattolica, elemento senz’altro unificante. In un momento storico delicato come questo, dove si dovrebbe tendere all’unione per essere più forti e competitivi e per favorire la cooperazione fra gli Stati, il federalismo non fa altro che indebolire il sistema Italia sia internamente che esternamente. Internamente perché il Paese si frammenta nell’unità regionale e comunale, allontanandosi da un unico semplice concetto di unità nazionale. Esternamente perché l’Italia rischia di diventare un Paese ancora più complesso di come già attualmente è, e con il quale un Paese straniero avrà molta più difficoltà a cooperare. Per realizzare la qualità della vita in Italia abbiamo bisogno di maggiore pianificazione a livello nazionale, pertanto c’è bisogno di più Stato e una nuova ideologia che metta fine alla generazione dello scontro ideologico (destra/fascisti-sinistra/comunisti). Per affrontare il problema del malgoverno territoriale e delle amministrazioni inadempienti lo Stato può utilizzare altri tipi di strumenti legislativi come ad esempio una commissione permanente appositamente creata per svolgere un ruolo di supercontrollo delle spese, un compito questo che attualmente riveste la Corte dei Conti, un organo importante che andrebbe riformato o al più potenziato. Si potrebbe pensare di affiancare alla Corte dei Conti uno degli attuali rami del parlamento di Camera o Senato (il bicameralismo, a mio avviso,  è fallito, i tempi sono maturi affinché l’Italia si dia un parlamento legiferante più snello ed efficiente, pertanto una camera è più che sufficiente). La Camera e il Senato sono istituzione che svolgono la stessa funzione, questa suddivisione fu creata per questioni di garanzia, c’era lo spettro del fascismo all’ora, oggi non hanno più ragione di esistere, anche perché questi due soggetti non producono un ritorno in termini di efficienza e qualità, intanto i tempi per emanare una legge si allungano; questa mi pare una straordinaria operazione di snellimento degli organi dello Stato, abbattendo la vera e vergognosa spesa pubblica, e finalmente, il cittadino vedrebbe un impegno serio da parte dello Stato nella risoluzione dei suoi problemi legati alla qualità della vita. Questa rinnovata fiducia porterebbe un vantaggio notevole in termini di efficienza di tutto il sistema Italia. In questo modo si darebbe più spazio al metodo del commissariamento o di elezioni anticipate per quelle Regioni o Comuni che non rispettano una serie di parametri prestabiliti dal governo centrale. 



La debolezza del Sud si esprime nell’assenza dello Stato, nel caos che nasce dalla eccessiva inefficienza della classe dirigente definita giustamente e di fatto sprecona, nelle guerre tra le bande che si spartiscono i territori, in un pluralismo politico caotico. Pertanto i cittadini meridionali sono disillusi e scontenti, sono depressi e demotivati, sono tra loro poco coesi e disorganizzati. Il problema del Sud è la qualità della vita: un solo problema, dunque, e ciò nonostante i cittadini del Sud non riescono a trovare degli obbiettivi comuni per combattere insieme contro un’unica giusta causa. Questa disgregazione è tanto più pericolosa quanto più presente è a livello regionale o addirittura comunale, provocando una dannosa disarticolazione del tessuto sociale e civile, che è un indispensabile anticorpo per un Paese moderno e democratico. L’insieme di questi fattori negativi danneggia, fra l’altro, l’immagine delle straordinarie bellezze paesaggistiche e patrimoniali del prodotto meridionale. Le rivendicazioni di un Nord sempre più esigente in termini di risorse economiche da destinare alla qualità della vita e il malgoverno del Sud sono la dimostrazione lampante di questo fallimento.
Per quale motivo il popolo meridionale dovrebbe sentirsi così tranquillo nel farsi tutelare da un partito, il PD che al Sud ha permesso gravi disastri come l’inquinamento di vaste aree sottratte all’agricoltura per l’inesistenza di una seria politica per lo smaltimento dei rifiuti; l’inquinamento del mare sottratto alla balneazione per l’inadeguata azione politica per lo smaltimento delle acque reflue e poi ancora scarsa manutenzione, invivibilità degli agglomerati urbani, servizi inefficienti, bonifiche mai realizzate...e non ho mai sentito da parte di Bersani o del partito, richiedere le dimissioni dell’ex Presidente della Regione Bassolino. Il Partito Democratico al Nord si comporta in un modo e al Sud in un altro. Al Settentrione accetta il federalismo fiscale come un’opportunità, favorendo la parte più ricca d’Italia, mentre al Sud consente contaminazioni di rifiuti tossici (provenienti fra l’altro dal Nord Italia), poca trasparenza, illegalità e corruzione. Come può il Partito Democratico astenersi alla Camera su una materia importante come il federalismo fiscale consentendo l’approvazione della legge delega 5 maggio 2005 n. 42[2], recante i principi e i criteri direttivi per l’attuazione del federalismo fiscale, e dirsi garante della Costituzione?

Il Pd, autodefinitosi il partito della disciplina e della coerenza come più volte si è evinto dalle dichiarazioni dei suoi leader, al Sud si piega a logiche clientelari perverse e poco trasparenti, mentre al Nord favorisce i clienti migliori; il Presidente Dalema va dicendo che il federalismo fiscale è stato approvato dal centrosinistra con due soli voti di maggioranza e al centrodestra il compito-merito per attuarlo; forse il PD pensava ai voti del Nord? con questa deprimente strategia sul futuro dell’Italia tutta al favore del Nord, il Partito Democratico ha dato una valida base ideologica all’alleanza Bossi-Berlusconi, i quali preferiscono, come si evince dalle loro affinità idealistiche e materialistiche, un’Italia a due velocità; la parte più ricca ancorata ai Paesi del Centro Europa e il Mezzogiorno lasciato a se stesso e nelle mani di logiche di potere mediocri. A Berlusconi e alla sua famiglia va bene, in quanto tutti i loro interessi economici sono concentrati verso il Nord, mentre per Bossi si tratta di una ragione di esistenza politica per sé e per il suo partito, nonché per i suoi clienti elettori. Quindi se da un lato abbiamo una strategia vincente per avvantaggiare il Settentrione nell’intensificazione di rapporti commerciali con il Centro e Nord Europa, dall’altro lo Stato e il governo italiano non hanno una strategia per il Mezzogiorno o meglio lasciano prevalere alcune logiche di potere che non hanno interesse a collocare l’Italia e il Meridione al centro del Mediterraneo. Secondo una reale ottica di centralità l’Italia tutta intera dovrebbe giocare un ruolo più attivo ad esempio per la pacificazione del Medio Oriente, consolidare rapporti culturali e commerciali con tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e, perché no, creare le basi per intensificare il commercio con i Paesi emergenti dell’Asia. Secondo questa logica è l’Italia che deve iniziare a gestire attraverso scambi e negoziati intelligenti, convenienti per tutti, una strategia di apertura culturale e commerciale, non più di diffidenza e chiusura (retaggio del dopoguerra). L’umanità deve cambiare rotta: esistono le condizioni per un periodo di pace e di prosperità culturale ed economica per tutti i popoli di questo mondo e l’Italia ha il dovere di interpretare questo ruolo da protagonista, per ragioni storiche e per la sua straordinaria posizione geografica. Il Meridione in questo modo acquisirebbe prestigio e una nuova funzione nobile di non trascurabile importanza, al servizio del Paese e del mondo intero. Purtroppo finché non prevarrà questa nuova sensibilità a livello istituzionale (locale e mondiale), dovremmo accontentarci della mediocrità politica, del federalismo di Bossi-Berlusconi e di una strategia a livello mondiale basata sostanzialmente sui conflitti e non sulla cooperazione.

 



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[2] Nel corso di quella giornata undici deputati del centrosinistra (Mantini, Lusetti, Burtone, Santagata, Zampa, Lenzi, Strizzolo, Marini, Colombo) espressero il proprio dissenso contro l’astensione, salvo poi adeguarsi alla decisione del gruppo, fatta eccezione per Mantini e Colombo nonostante l’invito del segretario Dario Franceschini. In quella stessa occasione Franceschini dichiarò che il Pd «non è contro il federalismo fiscale». La scelta dell’astensione da parte del Pd fu stata criticata anche da Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, secondo cui «questo federalismo aumenta la guerra tra i poveri e non garantisce i diritti sociali» e «rappresenta una vittoria della Lega Nord, nella logica di spezzettare l’Italia».

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